Chiambretti, Luce sul Lido di Simonetta Robiony

Chiambretti, Luce sul Lido Chiambretti, Luce sul Lido Ironizza: «Sono il Principe dei corti» VENEZIA. Piero Chiambretti stanotte ha sognato che il Torino tornava in serie A e la premonizione gli è parsa di buon augurio. Abbronzatura da «Vu' cumprà» ma scarpe di gomma da «ali american boys», è al Lido per preparare il primo dei suoi cinegiornali da fare con l'Istituto Luce, quel progetto messo su insieme ad Angelo Guglielmi con l'idea di riproporre, in era d'Ulivo, lo sfottò sulla retorica di regime. Girerà fino al 31 di agosto, poi via a Roma a montare le immagini per un filmino di cinque minuti che sarà proiettato alla fine della Mostra, la sera della premiazione. «Ci manco dal '93, al Lido, da quell'infausta edizione per cui realizzai il mio speciale, andato in onda, sulla Rai dei Professori, con 11 tagli di censura. Undici buchi neri decisi all'ultimo momento dall'azienda spaventata per il mio modo di far satira». Uno stile che peraltro conosceva benissimo visto che alla Rai lei, Chiambretti, è nato e cresciuto. «Sì, ma c'era stato lo scontro con Cecchi Gori e con le sue guardie del corpo, ero stato accusato di essere un disturbatore insolente, la stampa mi aveva presentato come un mostro che se ne andava per strada a importunare passanti. Non era un bel clima». E adesso com'è il clima in Rai? «Non lo so. Sono disoccupato. Non ho contratti con la Rai. Perciò faccio cinema e vengo a Venezia: mi presento come il Principe dei corti, un ruolo che mi è naturale vista la statura e la brevità dei miei cinegiornali, tutte cose piccolissime che saranno proiettate nei cinema prima di ogni film. E che Dio ce la mandi buona». Ma tra il nuovo Torino e la nuova Rai chi vede meglio in salute? «Anche se la nuova Rai non m'è ancora apparsa in sogno, la vedo bene: è la prima volta da quando ci lavoro, e sono ormai dodici anni, che alla testa delle tre reti ci sono tre persone che sanno fare televisione». Se potesse scegliere con chi vorrebbe lavorare? «Con Tantillo, ora capo di Raiuno, ho già lavorato e so che è bravo. Minoli a Raitre ha i suoi, ma se nascesse un progetto lo farei volentieri con lui. Il più portato alla speri¬ mentazione, però, è Carlo Freccerò di Raidue: ovvio che con lui si potrebbero percorrere strade curiose». Al momento cosa c'è? «Resta ancora in piedi l'ipotesi di un festival di Sanremo da condurre in coppia con la Carrà: ma era ima proposta della gestione Moratti, chissà se è tuttora valida». Chiambretti, quindi, pensa al cinema: i cinegiornali del Luce, immagini con la sua voce ma senza la sua faccia, poco Blob televisivo e molta documentazione giornalistica, più alcune proposte di cinema per conto terzi, fino ad oggi sempre esaminate ma regolarmente scartate. L'ultimo no l'ha detto a Francesca Archibugi che lo voleva per una piccola parte nel film «Il vento» e che gliel'ha chiesto, sorprendendolo assai, nonostante a produrlo sia Rita Rusic, moglie di Cecchi Gori nonché origine del famoso litigio veneziano. Ma aveva già detto molti altri no: al produttore Mauro Berardi che gli avrebbe fatto fare qualsiasi cosa, a Leo Pescarolo, perfino a Sordi che lo avrebbe voluto nel ruolo di suo figlio in un film, mai più fatto, intitolato «Cravatta a farfalla». Al cinema, comunque, ha pensato sempre. Per Angelo Guglielmi, quand'ancora era a Raitre, aveva scritto con Malerba un soggettino sull'Italia spaccata da Bossi e rispedita dalla Lega in un medioevo prossimo venturo. «La consulenza storica», confessa con un pizzico di vanto, «ce l'avrebbe dovuta garantire Umberto Eco, fresco di "D nome della rosa" che gli aveva regalato fama e denari». Un'altra idea era quella di montare un remake di «Ritorno al futuro» con immagini dell'Italia di oggi e di quella di trent'anni fa a confronto. «Che so, si poteva vedere D'Alema bambino, funzionarietto di un pei di ragazzini, Berlusconi giovanotto che suonava il pianoforte per i crocieristi, Bossi che giocava sui prati della Lombardia non ancora ribattezzata Padania». E perché non se n'è fatto niente? «Ho avuto l'incubo di far la fine di Beppe Grillo. I film di Grillo, che pure non erano dispiaciuti alla critica, sono stati disertati dalla gente. Mi sono posto una domanda: perché qualcuno dovrebbe spendere dodicimila lire per vedermi al cinema se mi può vedere gratis alla televisione?». E come s'è risposto? «Non mi sono ancora dato una risposta». Simonetta Robiony Piero Chiambretti ha rifiutato parecchie proposte tra cui quella della regista Francesca Archibugi che lo avrebbe voluto nel suo prossimo film

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