Multi Venezia di tutto e di più

La Mostra è vecchia, ha molti handicap: ma resiste, cambia, raccoglie un nuovo pubblico di ragazzi Comincia oggi la 53a Mostra del cinema che ha il gusto molto contemporaneo dell'accumulazione MmNmwiKDiTuTTOM Più VENEZIA fa É-A-Jg DAL NOSTRO INVIATO Multi Venezia: Robert De Niro e Walter Veltroni, il fantasma sfacciato di Freddy Mercury e il convegno studioso sul cinema del Terzo Millennio, la bellezza commovente del mare autunnale e di Julia Roberts, i registi già storici e la splendente Bugatti gialla d'un industriale mantovano, cultura e divertimento, pensiero e film d'azione, Vasco Rossi e Jean-Luc Godard, rock e società, polemiche e applausi, gossip e burocrazie, ragazzi e presidenti. Sullo schermo, un orco innamorato dei bambini nazisti, una prostituta dell'Est, strani e folli amori latinoamericani, Nicole Kidman in Toscana e i sandinisti del Nicaragua, i mafiosi di New York, i camorristi di Napoli, gli sfrattati di Roma, un comico deluso, divi e maestri, il corto e il lungo, l'avventura. Come ogni festival di cinema (e adesso pure come ogni mostra d'arte, rassegna mercantile o meeting religioso), questa cinquantatreesima Mostra del cinema ha il gusto assolutamente contemporaneo della molteplicità, dell'accumulazione, della confusione dei generi, del- f *\ •* ''. la quantità-, del» supermarket:'-, di .iuttóiiiitìjjjù, magari jjpnàjòsì bàio ma taira!; e variato.' A MffltiVenezia '96 tornano la politica, i rari uomini politici appassionati di cinema, i nuovi opportunisti, i vecchi cortigiani ora allineati al governo di centrosinistra. Torna l'Europa: i film europei occidentali dominano nel concorso ufficiale, i kolossal spettacolari americani sono amici della notte. Torna la Rai, ma è un'apparenza: nella produzione dei quindici film che presenta come un gruppo compatto col proprio marchio, l'azienda radiotelevisiva di Stato è entrata senza propria iniziativa, con percentuali anche piccole, a volte con il semplice acquisto del diritto d'antemia. Tornano le belle star e la musica che hanno caratterizzato gli anni della direzione di Gillo Pontecorvo, torna la voglia d'allegria: anche se, al Lido come in tutto il mondo, un festival di cinema resta soprattutto luogo di lavoro e di pubblicità gratuita. E' vecchia, la Mostra che s'inaugura oggi? E' malata di sfinimento, di ripetizione, di senilità? Certo è vecchio il cinema, ha un secolo e in Italia, nell'ultima stagione, ha perduto un altro sette percento dei suoi spettatori nelle sale: ma ha m'^iplicaìo i sudfafpnsumatori con le \jjfdeocassette e in tv, ha vistevj suoi^Trequentatori fflftformarsi in uno sterminato cineclub di massa. Non sono giovani il presidente della Biennale e il direttore della Mostra, arrivati adesso all'ultimo anno del loro incarico. Non sono giovani parecchi registi in gara per il Leone d'oro, perché specialmente alla loro autorità culturale, alla loro celebrità e al prestigio della loro bravura è consentito fare film non standardizzati, nun banali, non conformisti, se va bene portatori di novità: Manoel de Oliveira, 88 anni, è unico, ma a dominare sono i cinquanta-sessantenni e oltre. Sono vecchie le strutture della Mostra, le sue sale, quelle poche centinaia di metri che vanno dall'Hotel Excelsior al Casinò e che contengono ogni evento: sempre quelle, immutabili dagli Anni Trenta fascisti in poi. Sono vecchi molti addetti ai lavori, prigionieri del passato e di stanchezze, tic, insofferenze, abitudini coatte, angustie, pensieri funesti, scetticismo. Sono invecchiate persino le soluzioni per riformare la Biennale, la Mostra, immaginate e invocate durante decenni di paralisi: uscire dal parastato, ridurre il numero dei consiglieri : d'anwiinistrazione, ricorrere a-^sponsor privati, suonalo,, comeformufé*1 ormai logorate0' dall'abuso verbale, senza più senso né efficacia. Tanto tempo fa, prima di Tangentopoli, se chiedevi al ministro socialista veneziano Gianni De Michelis come risolvere i problemi, il problema del festival, ti rispondeva svelto: «La Mostra? Affogarla in laguna». Da quando è stato eletto, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari pare avere verso la Mostra la più assoluta lontananza e indifferenza, quasi la considerasse un'istituzione decotta, insalvabile, terminale, indegna d'interesse: se ora è intervenuto è stato solo per tentare di far modificare un documentario sull'acqua alta in città nel 1966 che gli era parso impreciso. Vittorio Sgarbi avanza la bella idea che si possa chiudere Venezia «senza coraggio e senza America» (due elementi che non sono mancati mai) e trasferirla altrove. Ma la Mostra, con i suoi anni e i suoi handicap, resiste, cambia, raccoglie un nuovo pubblico di ragazzi, s'arricchisce, affascina, è più forte: come il cinema. Lietta Tornabuoni I film europei dominano adesso il concorso ufficiale, mentre i kolossal spettacolari americani sono amici della notte La Mostra è vecchia, ha molti handicap: ma resiste, cambia, raccoglie un nuovo pubblico di ragazzi OGGI AL LIDO Ore 17,15 Sala Grande Omaggio a Freddy Mercury: «Mode in Heaven: The Films» in versione inglese Ore 18,30 Sala Grande in concorso Taiping Tienkuo (Buddha Bless America) di Wu Nien-Jen (Thailandia) Ore 20,30 Palagalileo in concorso Taiping Tienkuo di Wu Nien-Jen; a seguire Sleepers di Barry Levinson (fuori concorso) Ore 21 Sala Grande serata inaugurale della 53° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica; a seguire Sleepers di Barry Levinson (fuori concorso) mmmm Qui accanto Gillo Pontecorvo: questo potrebbe essere il suo ultimo anno come direttore della Mostra del cinema di Venezia Nella foto grande: Dustin Hoffman e Brad Pitt in una scena di «Sleepers». il film inaugurale ;A destra Robert De Niro: l'attore è arrivato ieri al Lido e ha trascorso una giornata da turista