Cuba condanna il socio di Nixon

Ricercato dalle autorità americane per una truffa da 224 milioni di dollari e per un contributo illegale al presidente del Watergate GIUSTIZIA Speculò su un farmaco sperimentale contro il cancro prodotto all'Avana Cuba condanna il socio di Nixon Tredici anni al finanziere Vesco, fuggito dagli Usa NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Robert Vesco, il finanziere americano socio d'affari di Richard Nixon da anni rifugiatosi a Cuba, è stato condannato dal tribunale dell'Avana a 13 anni di prigione per avere tentato di brevettare e commercializzare all'estero una medicina che potrebbe essere efficace contro il cancro. La sentenza è stata pronunciata dal giudice l'altro ieri, mentre Vesco, da tempo in prigione, ascoltava pallidissimo e in silenzio. I presenti dicono che appariva un uomo distratto, difficilmente associabile alla figura di brillante uomo di potere di quando, all'ombra del presidente Nixon, dominava l'ambiente finanziario americano. Prima di finire a Cuba, Vesco era stato in Costa Rica e in Nicaragua, per sfuggire alle autorità americane, che lo volevano processare per avere truffato 224 milioni di dollari a un fondo di investimenti. Fra le accuse contro di lui c'era anche quella di avere dato a Nixon mi contributo illegale di 200.000 dollari. Il rapporto fra i suoi traffici e quelli del Presidente del Watergate non sono mai stati chiariti del tutto, ma si sa che quando la polizia cubana andò ad arrestarlo nella sua casa dell'Avana, nel maggio dell'anno scorso, fra i suoi ospiti trovò anche Donald Nixon, un nipote dell'ex Presidente. Donald fu interrogato e poi, quando venne ri- lasciato, raccontò che dalle domande che gli investigatori cubani gli avevano rivolto si era fatto l'idea che loro sospettassero un complotto della Cia, di cui Vesco era lo strumento. La Cia, ovviamente, ha negato tutto. Per circa dodici anni la permanenza all'Avana di Vesco era stata decisamente tranquilla. I tentativi degli Stati Uniti di ottenerne l'estradizione si scontravano con l'inesistenza di un trattato fra i due Paesi, i cui rapporti sono dominati come si sa dal boicottaggio e dall'embargo economico stabilito dagli Stati Uniti contro Cuba ormai quasi 40 anni fa. Vesco era quindi al riparo, e per lungo tempo lo si è visto veleggiare alla «Hemingway Marina», in compagnia di tanti amici, fra cui anche alti funzionari del governo cubano. Al processo, quei funzionari sono andati a testimoniare contro di lui, dicendo di sentirsi «traditi» da ciò che Vesco nel frattempo stava cercando di fare. In sostanza è accaduto che, venuto a conoscenza del fatto che nei laboratori cubani si stava sviluppando una medicina chiamata Tx che ha buone possibilità di risultare efficace contro il cancro, lui ha deciso di mettere insieme un traffico per venderla in tutto il mondo. Ma siccome i ricercatori cubani dicevano che non erano ancora pronti, che bisognava fare ancora molte verifiche prima di cominciare a sperimentare la Tx sugli esseri umani, lui pensò di «accelerare» quel processo tentando di corrompere gente. Intanto, aveva messo insieme un gruppo internazionale di investitori per organizzare la distribuzione di quella medicina nei vari Paesi. Anche loro, gli investitori, sono andati a testimoniare al processo, dicendo che da quanto Vesco aveva detto loro l'operazione era perfettamente legittima e le autorità cubane ne erano completamente al corrente. E invece, le autorità cubane avevano cominciato a sospettare che qualcosa di strano stava accadendo proprio attraverso i sempre più frequenti incontri che Vesco aveva con loro, tutti uomini d'affari stranieri in visita a Cuba, ai quali esponeva il suo piano. A mi certo punto, vista la «lentezza» (o quella che a lui appariva tale) con cui i ricercatori cubani procedevano nella sperimentazione della Tx, tentò di appropriarsene per farla sperimentare sugli esseri umani in qualche laboratorio all'estero. E' stato a quel punto che è stato arrestato. Durante il processo ha sostenuto la tesi che in realtà lui stava tentando di aiutare Cuba, per sdebitarsi del fatto che gli era stato permesso di risiedere lì e di sfuggire alla cattura da parte dell'Fbi. Quella medicina, ha sostenuto, non solo poteva curare i malati cubani, ma poteva anche essere un ottimo affare per la difficile economia del Paese. Se aveva cercato di accelerare il processo, ha detto ancora, era per evitare che «i nostri nemici» potessero brevettare per primi la medicina. Non è stato creduto, ma la richiesta di 20 anni di prigione presentata dall'accusa è stata ridotta a 13 anni. Con lui è stata condannata, a nove anni di carcere, an^he la donna cubana che nel frattempo Vesco ha sposato, Lidia Alfonso Llaguer. Franco Pantarelli Ricercato dalle autorità americane per una truffa da 224 milioni di dollari e per un contributo illegale al presidente del Watergate Il sessantenne Robert Vesco si era stabilito nella Cuba di Fidel Castro (foto) nel 1982 dopo aver vissuto alle Bahamas, in Costa Rica e in Nicaragua. Tra i testimoni a suo carico durante il processo dell'Avana, anche un nipote di Fidel, Antonio Fraga Castro, direttore del laboratorio che aveva analizzato la medicina anticancro