Corsica appello alla guerra totale

Gli indipendentisti infiammano l'isola: rifiutiamo l'elemosina di Juppé Gli indipendentisti infiammano l'isola: rifiutiamo l'elemosina di Juppé Corsica, appello alla guerra Male «Colpite i francesi anche sul Continente» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Se la sua missione era di riportare la pace in Corsica, allora Alain Juppé ha fallito. Quaranta giorni fa aveva lasciato l'isola «soddisfatta e pacificata», sazia di promesse e di franchi. Ora se la ritrova in fiamme, e non in senso metaforico. Il premier aveva offerto investimenti in cambio di una tregua estiva. Risultato; 22 attentati in 15 giorni, i leader nazionalisti che chiamano i loro uomini alla guerra, gli investitori in fuga. L'ultima sfida è arrivata ieri dal Fronte Ribellu, un'organizzazione clandestina nata l'anno scorso dal Fine-Canal historique (Fronte nazionale di liberazione corso), e che all'inizio dell'anno aveva rivendicato (procedura insolita sull'isola) una serie di attentati contro sedi della Gendarmerie e altri edifici pubblici. Ora i leader di Fronte Ribellu invitano in un comunicato «tutti i nazionalisti corsi a raggiungere le organizzazioni clandestine, le uniche in grado di rispondere nei modi dovuti ai discorsi arroganti e sprezzanti di Juppé». Obiettivo: «Colpire gli interessi francesi in Corsica e sul territorio francese», di cui, ovviamente, per i ribelli l'isola non fa parte. A infondere maggior forza alle loro parole, nella notte scorsa due bombe sono esplose nel Sud dell'isola. Alle 22 e 45 saltavano in aria gli uffici di autonoleggio dell'aeroporto di Figari; alle 2 e 40 bruciava l'esattoria di Bonifacio. Ma dietro la nuova ondata di terrore c'è un'altra dichiarazione di guerra, che Parigi considera il preannuncio di una stagione drammatica. Francois Santoni, segretario di <(A Cuncolta», una formazione politica che intrattiene rapporti con il clandestino FnlcCanal historique, ha annunciato in un editoriale su «U Ribombu», l'organo del movimento, la «fine del processo di pace». «Chi, come noi, aveva creduto al dialogo - accusa Santoni - si è ritrovato impotente di fronte a Juppé e a una classe politica che ha ritrovato tutta la sua arroganza». 11 premier non si e accattivato le simpatie del leader nazionalista: «Il suo disprezzo nei confronti del popolo corso sconfina nel razzismo, e ci induce a rifiutare in blocco la sua elemosina». Un'elemosina generosa, a dire il vero. Durante la visita del 17 luglio scorso, Juppé ha annunciato di aver incluso la Corsica tra le «aree franche», zone economicamente depresse dove il governo assicura sgravi fiscali e riduzioni degli oneri sociali a chi investe in attività produttive. Una scelta che ha provocato proteste in Francia: «Si premiano i terroristi», ha denunciato l'associazione dei sindaci della Creuse, una delle zone più povere del Paese, minacciando di indossare a loro volta la «cagoule» e di passare alla clandestinità. Ma Juppé si attendeva in cambio una stagione di pace e sviluppo sull'isola, sperando cosi di ridimensionare l'influenza delle organizzazioni clandestine. Che, deluse dal rifiuto opposto dal premier alla loro richiesta di un riconoscimento politico, vagheggiato dal ministro dell'Interno Jean-Louis Debré durante le trattative della primavera, hanno deciso di riaprire il fuoco, per evitare l'afflusso dei capi tali francesi (e quindi «stranieri») e rilanciare il movimento indipendentista in una logica di scontro frontale con Parigi. L'uomo che incarna l'odioso potere centralista si chiama José Rossi, è deputato (di centro-destra) all'Assemblée Nationale e presidente del Consiglio generale della Corsica del Sud. Rossi non ha avuto un agosto facile. Contro di lui i nazionalisti hanno organizzato tre attentati (o avvertimenti?) in una settimana. A Ferragosto una bomba contro la sua residenza, villa Pietri, sulle colline di Ajaccio, ha fatto 400 milioni di danni. Il 19 agosto, alle 23 e 30, gli artificieri, avvertiti da una telefonata anonima, hanno disinnescato un ordigno davanti alla porta di casa sua, nel centro di Ajaccio. Il 23 agosto un'altra bomba è esplosa nella sede del suo comitato elettorale. Nonostante tutto, Rossi continua a rifiutare la protezione della polizia. Gli agenti speciali del ministero degli Interni seguono invece giorno e notte Gilbert Casanova, presidente della Camera di commercio di Ajaccio, e Paul Natali, responsabile della Camera dell'industria, entrambi minacciati di morte. Superprotetto anche un misterioso funzionario del ministero, incaricato di ricucire i fui della trattativa con i terroristi per conto del padre-padrone della politica corsa, l'ex ministro e «monsieur sécurité» Charles Pasqua. Finora, in attesa di alzare il tiro, i terroristi hanno mirato ai simboli: scuole, prefetture, capitanerie di porto. E l'odiato palazzo di Giustizia di Ajaccio.'Che prima è stato semidistrutto da una bomba, il 14 agosto, poi incendiato, infine mitragliato da un'auto in corsa. AldoCazzullo Ventidue attentati nazionalisti in 15 giorni e nella notte due bombe a Figari e Bonifacio Una conferenza stampa organizzata nella campagna di Ajaccio dai militanti clandestini del Fronte nazionale di liberazione COrSO (FOTO ANSA]

Persone citate: Alain Juppé, Charles Pasqua, Figari, Francois Santoni, Gilbert Casanova, José Rossi, Paul Natali, Pietri, Rossi, Santoni

Luoghi citati: Corsica, Corsica Del Sud, Francia, Parigi