« Nessun duello con D'Alema » di Raffaello Masci

mm. Sui tempi dell'Europa restano le divergenze sotto la Quercia « Nessun duello con D'Alenici » Ma Veltroni non smentisce una intervista ROMA. Maastricht divide la Quercia. Nel pds, infatti, c'è la posizione del segretario Massimo D'Alema, determinata a non far slittare alcuna scadenza, per dimostrare che il centrosinistra è in grado di rispettare gli impegni presi in sede comunitaria. Ma c'è anche quella espressa dal vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, secondo cui l'Italia ce la può senz'altro fare a tenere il passo scandito da Maastricht, sebbene sia in corso un «rallentamento della crescita» che «tutti» devono considerare. La disputa, ovviamente, è sottile e i toni sono tali da sfumare le differenze il più possibile. Tanto è vero che il vicepresidente del Consiglio, intervistato dal Tg5, ha smentito che su Maastricht ci siano sostanziali divergenze con il segretario del pds. E che i due, incontrandosi nel cortile di palazzo Chigi, si sono mo¬ strati in un amichevole conciliabolo davanti alle telecamere. Ma le differenze, comunque, ci sono. Tutto è cominciato quando, domenica scorsa, 25 agosto, Veltroni ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera nella quale esponeva il suo punto di vista sugli accordi europei. Il quotidiano ci «apriva» il giornale con il seguente titolo: «Veltroni: ridiscutiamo Maastricht» e sintetizzava il pensiero del ministro in un richiamo che rimandava a pagina tre, dove, il titolo diceva «Veltroni: sì, Maastricht va rivista» e l'articolo veniva corredato da un grafico in cui le posizioni del vicepresidente del Consiglio venivano associate a quelle del presidente della Fiat Cesare Romiti. D'Alema deve essersi sentito «stoppato» dal suo amico e compagno di partito. Tanto da affermare che il Corriere aveva teso una trap- pola a Veltroni e che quel titolo era esattamente una «mascalzonata». L'imputato Corriere, per iniziativa del suo vicedirettore Antonio Di Rosa, ha inviato una lettera all'Unità (che la pubblica oggi), in cui spiega che non solo non è stato contraffatto il testo, ma che il titolo stesso è stato riletto telefonicamente all'intervistato. E proprio l'intervistato medesimo, ieri sera al Tg5 delle 20, ha confermato i fatti: nel comportamento del Corriere non c'è «nulla di male. Nessuna polemica né da una parte né dall'altra». Quindi nella sostanza nessuna smentita. Certo, Veltroni non ha detto di pensarla diversamente da D'Alema, ma che semplicemente il suo pensiero - uguale, diverso, leggermente differente, di una sfumatura appena diversa, o qualunque altra cosa sia rispetto a quello di D'Alema - non è stato manipolato. E che ognuno ne tragga le conclusioni che crede. Sui temi europei, peraltro, la suscettibilità all'interno della maggioranza si sta facendo tale, da giustificare anche l'enfasi che viene data a certe ancorché minime differenziazioni. Ieri, per esempio, il leader popolare Gerardo Bianco ha espresso un'opinione che non ammette mediazioni. Parlando ad Helsinki ha definito un «dogma per il partito popolare» il fatto che «l'Italia fuori dal gruppo di testa dei Paesi dell'Unione rappresenta il rischio di una deriva politica e sociale di tutta la costruzione continentale». Mentre, sull'altro fronte, Bertinotti continua nel suo euroscetticismo, in splendida solitudine: «Mastricht spesso è il contrario dell'Europa - ha detto e rallentare sarebbe un elemento di saggezza per tutti i governi europei». Con buona pace di D'Alema. Anzi - è l'invito del segretario neocomunista «D'Alema i consigli li dia al governo, e non a noi». Raffaello Masci mm. Il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni

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