Tutti con Clinton sema entusiasmi

Vìa alla Convention di Chicago: il Presidente arriva dopodomani Vìa alla Convention di Chicago: il Presidente arriva dopodomani Tutti con Clinton, sema entusiasmi Per molti delegati è troppo conservatore CHICAGO DAL NOSTRO INVIATO Il popolo democratico ha riempito ieri lo stadio dei Chicago Bulls, da dove, con la scontata nomina di Bill Clinton a candidato ufficiale del partito, inizieranno i «play-off», le finali, per le presidenziali di novembre. Ma il Michael Jordan democratico schiaccerà a canestro solo giovedì. Nel frattempo, per i quattro giorni di questo suo 25° Congresso, il partito dell'Asinelio deve dimostrare di avere ritrovato un'anima e ricaricarsi per affrontare la battaglia di novembre. E questo non sarà semplice, perché, anche se la Convention apparirà un attentamente organizzato «show» di unità attorno a Clinton, i dissensi e le tensioni ci sono e si vedono. E il fatto che Clinton mantenga un solido comando di 12 punti sul suo avversario Bob Dole, e la vittoria finale appaia a portata di mano, non incoraggia a smussare i dissensi. A che prezzo sarà ottenuta la vittoria? Anche a quello di snaturare la fisionomia del più antico partito di sinistra del mondo? I sondaggi spiegano che i 4320 delegati - per statuto equamente divisi tra uomini e donne - nutrono in maggioranza opinioni molto più a sinistra del loro «leader», o, per meglio dire, più a sinistra di quelle che Clinton professa attualmente. Il popolo democratico continua a credere nelle virtù dei grandi interventi statali e considera una grave ingiustizia il ridimensionamento del «Welfare State» professato dai repubblicani e recentemente abbracciato anche da Clinton. Mentre è stabilito che toccherà all'inoffensivo Jesse Jackson esprimere un certo grado di dissenso da Clinton, l'incertezza riguardante il ruolo in Congresso di uno dei più rispettati tra i 4320 delegati conferma un certo stato di imbarazzo tra gli organizzatori. Si tratta di Mario Cuomo, il famoso «Amleto dell'Hudson», così chiamato per le sue proverbiali incertezze, che questa volta non è incerto, vorrebbe parlare ma ieri non sapeva ancora se gli sarebbe stato concesso. Fu Cuomo a offrire a Clinton la «nomination» del partito quattro anni fa al Madison Square Garden. Ma ieri al «New York Times», il gior- naie della sua città, l'ex governatore non ha nascosto di dissentire dal Presidente su questioni importanti come la pena di morte e la riforma del «Welfare State». Più in generale, Cuomo ha fatto propria una parola con la quale molti critici di sinistra cominciano a etichettare le politiche seguite da Clinton: «incrementalismo». L'incrementalismo non è altro che una forma di ri¬ formismo minimalista: piccoli interventi, ora qua ora là, scollegati da un disegno generale e volti più o meno esclusivamente a lanciare dei segnali a limitati settori di elettorato. Ma per Clinton incrementalismo non è una brutta parola. Anzi lui la invoca con fierezza e soprattutto la pratica. Anche ieri, avvicinandosi con il treno presidenziale che lo sbarcherà a Chi- cago mercoledì, Clinton ha lanciato in Ohio un'altra delle sue proposte quotidiane: vietare la vendita di armi a tutti coloro che sono stati giudicati colpevoli di violenze domestiche. La proposta non comporterà certo una rilevante riduzione nella circolazione delle armi da fuoco, ma, come dicono i collaboratori del Presidente, «intanto è qualcosa». Questo è l'incrementalismo che fa impazzire gli «hard core liberals», i progressisti del nocciolo duro del partito. Il quotidiano «Usa-Today» ha lanciato ieri un gioco curioso: che razza di politico è Clinton? Come lo si può etichettare? E' un «Eisenhower republican», un repubblicano moderato come il Presidente che privilegiava quanto più possibile gli accordi bipartitici? 0 è un «Rockefeller republican», cioè un repubblicano progressista sulle cosiddette «questioni sociali», come aborto o trattamento delle minoranze? Oppure ci si trova di fronte alla reincarnazione di un «Cleveland democrat», un democratico centrista e moderato come Grover Cleveland, che riuscì neh" 800 a spezzare una lunga serie di presidenze repubblicane? Clinton si è sempre definito un «new democrat», un democratico di tipo nuovo, più moderato e più aperto alle esigenze del mondo degli affari, ma non è ancora riuscito a dimostrare che un simile animale politico esista. Chi è dunque Clinton? Aspettando di ascoltarlo, se lo chiedono soprattutto i democratici che intanto ingannano il tempo con grandi feste sul Lago Michigan al ritmo della Macarena. Avvicinandosi a Chicago, Clinton ha all'improvviso e violentemente contrattaccato tutti coloro che agitano lo scandalo Whitewater. Lo ha fatto a freddo e, dato il personaggio, tutti adesso si chiedono se sia stato uno dei suoi proverbiali scatti di bile, oppure una mossa calcolata per dimostrare che le accuse che i repubblicani continuano a lanciare a lui e a Hillary non gli creano alcun imbarazzo. Chissà. Paolo Passarmi Secondo i sondaggi il popolo L'uomo che vuole riconquistare democratico è più a sinistra del la Casa Bianca si presenta ora suo leader e continua a credere come un centrista che adotta che la riduzione del Welfare State la politica dei piccoli passi sia stata una grave ingiustizia e rifugge le grandi battaglie A sinistra il leader nero Jesse Jackson Sotto, la famiglia Clinton sul treno «Espresso del 21° secolo» che porterà il Presidente alla Convention di Chicago ustizia e rifugge le grandi battaglie Un'immagine di Chicago, l'«ombelico d'America», la città scelta da Clinton per la Convention con cui spera di ottenere il secondo mandato

Luoghi citati: Chicago, Michigan, Ohio, Usa