Fosso a Prodi ovanti con il rigore

«Serve una finanziaria che crei occupazione e ci porti con forza nell'Unione monetaria» «Serve una finanziaria che crei occupazione e ci porti con forza nell'Unione monetaria» Fosso u Prodi; ovanti con il rigore Monti: fuori dall'Europa sarebbe un disastro ROMA. Mario Monti non scende a compromessi e conferma il suo «no» a ogni ipotesi di rinvio dell'Unione monetaria. Giorgio Fossa rompe il silenzio e sceglie la linea dura: il presidente della Confindustria vuole per l'Italia un ingresso «alla grande» in Europa insieme con politiche «coraggiose» per la lotta alla disoccupazione. Per questo chiede al governo Prodi di proseguire «senza tentennamenti» sulla via del risanamento dei conti pubblici per ottenere due scopi prioritari: un'altra sostanziosa discesa del costo del denaro e una solida base per diminuire il peso del Fisco. Monti non interviene direttamente, ma da Bruxelle i funzionari del suo ufficio rimandano al testo dell'audizione del 4 luglio davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Fossa, assente in questi giorni dal dibattito su Maastricht, è in vacanza con la famiglia tra gli Stati Uniti e il Messico, ma ha anticipato la sua posizione in un articolo che compare oggi sul Sole-24 Ore. Parte dalla manovra finanziaria attesa fra un mese e sottolinea: «Dovrà farci entrare in Europa da protagonisti». Trenta giorni difficili, decisivi per l'esecutivo, perché è anche previsto «un negoziato per l'occupazione e dovremo chiudere un contratto, quello dei metalmeccanici, che rispetti l'accordo del luglio 1993 che prevede il riferimento al tasso di inflazione programmato (2,5% nel 1997)». Chiarimento importante, quello del presidente degli industriali, nel dibattito aperto dalle dichiarazioni di Cesare Romiti al meeting di Rimini. Fossa punta deciso al nocciolo dei risparmi nella spesa corrente: «E' ormai la sola via per avere un'ulteriore, incisiva riduzione del costo del denaro e un'aspettativa ra¬ gionevole di riduzione della pressione fiscale». Solo questi due elementi consentirebbero di riawiare la macchina dell'economia italiana «più di quanto possa fare un effimero aumento di spesa pubblica che provocherebbe in pochi mesi nuove tensioni sul mercato finanziario». Altro punto delicato, la lotta alla di- soccupazione. La ricetta-Fossa propone la medicina classica degli industriali che piace però anche a una parte del sindacato: la ripresa dei consumi interni che si stimolano «creando nuova occupazione, non sperando in aumenti salariali che invece giocano in senso opposto; la prova sta nel fatto che nel primo semestre del 1996 i salari effettivi stanno crescendo del 6%, l'inflazione è sotto il 4%, ma i consumi ristagnano». Punto di partenza «il coraggio di ridurre gli oneri sociali e di dare reale flessibilità al mercato del lavoro, ciò che significa contratti a termine liberalizzati, lavoro interinale come negli Usa e in Francia, accordi di flessibilità salariale nelle zone di maggiore disoccupazione». Secondo Fossa, però, governo e sindacati stanno remando in direzione opposta: «Vedo molta timidezza: vuol dire che non hanno veramente a cuore la lotta alla disoccupazione, ma sembrano preoccuparsi solo di chi ha già un lavoro protetto, vota e minaccia scioperi». La posizione di Monti lega a doppio filo la crescita socioeconomica all'ingresso nel mercato unico. L'importante, per il commissario europeo, è quindi «che l'Uem vada avanti sul suo sentie¬ ro e con i tempi individuati». E anche l'Italia deve «fare tutto il possibile per essere fin dall'inizio tra gli Stati che partecipano all'Uem». Due gli aspetti che sono tornati di stretta attualità in questi giorni: il completamento del Mercato unico europeo e il ripensamento della fiscalità. Il rischio, se l'Italia dovesse restare fuori dall'Unione monetaria, è di non partecipare «a una grande operazione dell'economia europea, di concentrazione nelle attività ad alta intensità tecnologica e nei servizi di più alto valore aggiunto, con una moneta che diverrà alternativa a dollaro a yen». Agli esclusi, è la conclusione del commissario, «sarà riservato il ruolo di subfornitori del centro, costretti a una specializzazione produttiva che richiede manodopera a bassa qualificazione e non offre prospettive al lavoro più qualificato, cioè ai giovani». Anche Sergio Cofferati, leader della Cgil, ha ribadito ieri che l'Italia deve arrivare in Europa «insieme agli altri». Il rinvio, ha sottolineato «rischia di essere da un lato un falso problema, dall'altro un pericolo per l'occupazione». Secondo Cofferati l'inflazione è diminuita, è un fatto positivo, «ma non sostanzialmente per gli interventi sui prezzi e le tariffe, bensì per il calo dei consumi degli italiani». Bruno Gianotti pmi nella spesa corrente: «E' ormai la sola via per avere un'ulteriore, incisiva riduzione del costo del denaro e un'aspettativa ra¬ spesa pubblica che provocherebbe in pochi mesi nuove tensioni sul mercato finanziario». Altro punto delicato, la lotta alla di- II commissario: pCofferati: «EntriamGiorgio Fossa presidente Confindustria e (a destra) Mario Monti commissario Ue p,salariali senso oppfatto che 1996 i salscendo deil 4%, ma Punto dL'Oe m'97 arriverebbe al 12,2, superando il 12,1 dell'Italia, Paese al secondo posto nella classifica negativa. Ma anche la Germania ha i suoi problemi con un 10,4 per cento previsto per l'anno prossimo. Già in questo rapporto l'Ocse dava una prima «cura» generica per l'Europa: flessibilità, riduzione degli oneri sociali concorrenza diffudei contrame quelli terminatoanche al raziende e un paramun ruolo pterminaziE riguardla disoccmente geconomicziali salaricontribuismanda didotti rispetività». E «l'età dellvrebbe esportunità II commissario: pagherà il lavoro Cofferati: «Entriamo con gli altri» * * ■ J^. Il leader della Cgil Sergio Cofferati Giorgio Fossa presidente Confindustria e (a destra) Mario Monti commissario Ue