Tassi un segnale dal San Paolo di Gianni Zandano

L'effetto Bundesbank e il richiamo di Ciampi sbloccano il sistema creditizio italiano L'effetto Bundesbank e il richiamo di Ciampi sbloccano il sistema creditizio italiano Tassi, un segnale dal San Paolo Zandano taglia il prime rate ROMA. Tutti allineati e coperti dietro la Bundesbank: ieri altri Paesi che non avevano reagito subito all'«effetto Buba» hanno abbassato il costo del denaro. Cosi, dopo Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Austria e , sull'altra sponda dell'oceano, Canada, è toccato alla banca centrale della Danimarca limare il tasso sui pronti contro termine dello 0,20 per cento, portandolo al 3,50. La Finlandia e il Portogallo hanno fatto di più, riducendo il tasso del 25 per cento: Helsinki è ora al 3,25 per cento e Lisbona al 7,25. Anche la Cina ha tagliato i tassi d'interesse mediamente di 1,5 punti sui depositi e di 1,2 punti sui prestiti. E in Italia? Qualcosa si muove, visto che il San Paolo ha annunciato che da lunedì prossimo il prime rate sarà ridotto dello 0,50 per cento, scendendo al 10,25. Che cosa vi ha spinti ad essere i primi, presidente Zandano? «Abbiamo voluto dare un segnale. Un segnale di concorrenza, visto che abbiamo ritenuto ci fossero le condizioni complessive per una riduzione del prime rate». Quali condizioni? «L'andamento dell'inflazione, che da noi cresce a livelli oltremodo bassi, per non dire nulli. Poi il generalizzato allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali europee. Ma anche il fatto che la domanda di credito ristagna ed in questi casi è logico che il prezzo cali». La strada che avete aperto sarà imboccata da altri? «Penso che saremo seguiti da tatto il sistema bancario. Esiste un obiettivo rallentamento dell'economia reale italiana e la riduzione del tasso praticato ai migliori clienti è stata decisa anche per questo motivo. Nello stesso tempo, però, abbiamo voluto rispondere con i fatti alle accuse indirizzate continuamente alle banche di non reagire a questa situazione in bilico tra galleggiamento e recessione, di non venire incontro alle imprese, di essere scarsamente concorrenziali». Con l'inflazione al 3,3 per cento pensa che Bankitalia deciderà una limatura? «Credo che ci siano tutte le premesse per una nuova riduzione dei tassi d'interesse. Il governatore Fazio aveva posto come condizione un'inflazione sotto il 3 per cento. Adesso non siamo più molto distanti». Le esortazioni di Ciampi ai banchieri cominciano dunque ad avere effetto e a dare una mano al ministro del Tesoro, impegnato nella sua battaglia per far scendere il costo del denaro contemporaneamente all'inflazione, arriva una classifica di «The Economist» in cui l'Italia, per i tassi a breve termine, è in testa alla lista delle nazioni «ricche». Nel grafico pubblicato dal settimanale si considerano i tassi a tre mesi dei quindici Paesi più industrializzati del mondo e l'Italia ha indiscutibilmente i più alti: 9 per cento il valore nominale dei tassi e 5,2 il valore reale. Vere e proprie vette, se si considera che la Svezia, al secondo posto nella classifica, è al 5,1 percento con i tassi nomina¬ li e al 4,5 per quelli reali. Ma a la chiave del ribasso del costo del denaro sta nell'inflazione e, in Italia, la discesa pilotata del costo della vita è riuscita grazie alla politica di cambio che ha portato all'apprezzamento della lira. E del l'atto che un cambio equilibrato sia essenziale è convinto il ministro delle Finanze tedesco, Theo Waigel: «Un'esagerata sopravvalutazione del marco non è nell'interesse della Germania», dice in un articolo scritto per l'edizione di oggi della «Boersen Zeitung» e aggiunge: «Una continua sopravvalutazione speculativa del marco sui mercati monetari potrebbe causare danni significativi al nostro export». «Comunque - afferma Waigel - il movimento di sopravvalutazione del marco, cominciato nel 1995, è stato corretto quasi totalmente, nonostante, soprattutto in questi ultimi tempi, si siano riaffacciate tensioni sul mercato». Ed è proprio alla brusca sopravvalutazione del marco nel corso del 1995 che il ministro attribuisce la pausa nella crescita dell'economia tedesca. Ma anche accordi salariali che Waigel definisce «chiaramente esagerati» avrebbero avuto il loro peso nella frenata. Il momento difficile dovrebbe però ormai essere superato anche perché, termina il ministro, il mercato dei cambi tende a correggersi da solo. Vanni Cornerò Pillili Il presidente del San Paolo, Gianni Zandano

Persone citate: Ciampi, Theo Waigel, Vanni Cornerò, Waigel, Zandano