Quando il mondo va alla rovescia di Paolo Guzzanti

Quando il mondo va alla rovescia Quando il mondo va alla rovescia RA due viaggi americani posso concedermi l'artificiosa sensazione di guardare il mio Paese con occhi da forestiero. Esperienza istruttiva: una volta evasi dal campo magnetico italiano si riacquista per qualche tempo il naturale senso delle proporzioni. E prima che le distorsioni del magnetismo ti contorcano di nuovo la logica e la sensibilità, è possibile misurare l'anomalia italiana usando come metro il proprio smarrimento. Così, trovo allarmante e angoscioso che l'opinione pubblica sia convocata a tifare per la gravissima ipotesi di incriminazione e di arresto del deputato Bossi, reo di coltivare ed esprimere idee eversive con parole altrettanto eversive, come avviene in quasi tutti i luoghi del mondo. Il suo è un delitto di opinione visto che il senatùr sogna di disfare quel che fu fatto col Risorgimento, sfidando la storia e anche la geografia. E allora? Che razza di democrazia è questa che non riesce neppure a tollerare le fantasie eversive? Fa un deprimente effetto vedere la politica affidata alle cure e ai fascicoli della questura e della procura. E non che Bossi non sia colpevole: confonde le opere di Verdi e fa di Picasso un espressionista, dunque è un deplorevole sciattone. Ma quanto al resto, le sue sono fino a prova del contrario opinioni, per di più di un rappresentante del popolo. E a quelle opinioni si oppone oggi una certa aria austriacante, da Imperiai Regio Governo, e neanche una bava di vento liberale e illuminista, quello che diffonde la norma numero uno della democrazia: «Non condivido una sola delle tue parole, ma sono pronto a difendere il tuo diritto di gridarle e propagandarle». Il clima austriacante trasuda poi nella stampa e nella televisione, eccitandone gli umori, mentre televisioni e stampa alimentano con toni ispirati, sopra le righe, enfatici, la nuova nascita santa: Giovanni Brasca, uno dei più feroci carnefici della mafia, si è «pentito». Applicata a Brusca e ai suoi compari questa parola assume un signifiI cato soltanto italiano e sicuI ramente sinistro. Come tutti sappiamo, i turbamenti dell'anima non c'entrano: Brusca, e ne siamo lieti, fatti i suoi conti, ha ritenuto conveniente alleggerire la sua condizione di prigioniero barattando informazioni in cambio di sconti di pena. Ne siamo lieti, ma soltanto se questo significa che, grazie alle notizie fornite dal criminale, lo Stato acquisterà prove concrete e materiali su fatti e persone che devono render conto alla giustizia. Sarebbe invece terribile se il baratto preludesse a una precoce liberazione di costui nel giro di qualche mese, in cambio di attestati sulla fiducia di «pentito con patente di credibilità». In Italia e soltanto in Italia si mantiene infatti artificiosamente in piedi il seguente sillogismo: costui ci ha confessato trenta omicidi di cui noi nulla ancora sapevamo. Dunque è credibile perché non esita a denunciare se stesso. E se è credibile, è affidabile come testimone. Dunque, quando ci rivela fatti a lui noti ma privi di altri riscontri dobbiamo credergli a prescindere anche dai- riscontri materiali. Negli Stati Uniti, dove i programmi di protezione del testimone e i patteggiamenti sono una cosa terribilmente seria, questo modo di usare i «pentiti» è considerato fantasioso, anzi grottesco. Già più di mille e trecento sono i criminali che hanno messo i loro delitti al riparo delle pene fornendo terrificanti confessioni dei propri delitti con cui hanno ottenuto patenti improprie. Non vorremmo insomma trovarci di qui a qualche mese al cinema accanto a Giovanni Brusca, mentre nel frattempo il feroce deputato Bossi, come Silvio Pellico, fosse messo sotto chiave in qualche Spielberg della Repubblica, in compagnia di Maroni nei panni di Maroncelli. Paolo Guzzanti

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti