Il Belgio si ferma per Melissa e Julie
Migliaia di persone dicono addio alle bambine massacrate dall'orco di Marcinelle, urla e insulti ai ministri Migliaia di persone dicono addio alle bambine massacrate dall'orco di Marcinelle, urla e insulti ai ministri Il Belgio si ferma per Melissa e Julie Igenitori «vietano» i funerali al re Alberto LIEGI. «Buon Dio, sei forse sordo?». Vibrano i fogli con gli appunti, nelle mani tremanti di padre Gaston Schoobroot. Sa di dire cose terribili. Eppure «il mio urlo non è blasfemo. Blasfeme sarebbero le parole ipocrite, le dichiarazioni pietose». Poi prende fiato, si strofina la tonaca chiara, passa una mano sul cranio rasato. Si avvicina alle due bare bianche, sotto la volta gotica della basilica di SaintMartin, le sfiora, le benedice. Ora padre Gaston piange. «Julie e Melissa hanno salito le quattordici stazioni di una Via Crucis insopportabile, per arrivare dove? Tutte le preghiere che abbiamo recitato, tutte le candele che abbiamo acceso, a cosa sono servite? Le veglie, i pellegrinaggi? Io chiedo: Dio è sordo? Di chi è la colpa di tutto questo?». Fuori, davanti al portale, settemila belgi ammassati dietro le transenne hanno già trovato la loro risposta. «Assassino», urlano quando vedono Stefaan de Clerck, ministro della Giustizia, entrare nella chiesa di Liegi dove si celebra il funerale di Melissa Russo e Julie Lejeune, nove anni, di cui uno passato nella prigione sotterranea di Marc Dutroux, che le ha rapite, violentate, filmate e lasciate morire di fame. «Ipocrita, maledetto», grida ora la folla a André Flahaut, ministro della Funzione pubblica, l'altro rappresentante del governo. Non c'è re Alberto, che pure ha espresso in un comunicato la sua «commozione» e la sua «solidarietà» per le famiglie delle vittime. Non c'è perché le famiglie delle vittime non l'hanno voluto. Troppo profonda la rabbia verso il governo, la polizia, la magistratura, verso lo Stato che accusano di «non aver fatto tutto il possibile per salvare Julie e Melissa», per sopportare di vedere davanti alle due bare bianche l'uomo che dello Stato è il capo e il simbolo. Ci sono invece, seduti al banco dei parenti, Paul e Betty Marchal, i genitori di An, la ragazza rapita da Dutroux un anno fa, insieme con l'amica Eefje, che la polizia non sa se cercare nel giardino di Dutroux o nel circuito della prostituzione (nel dubbio, scava a Sars e indaga all'estero). «Abbiamo ricevuto un fax dalla famiglia di Melissa racconta Betty Marchal -Diceva: "Siamo con voi". Per questo noi tenevamo a essere qui, con loro. Anche se sappiamo che presto potremmo sfilare davanti alla bara di nostra figlia». Forse è lo stesso pensiero che fa fremere la signora Brichet, mamma di Elisabeth, una ragazzina rapita sette anni fa, mentre legge all'altare che «i bambini scomparsi sono stelle nel cielo». Nelle prime file, i parenti italiani di Melissa, originari di Casteltermine, vicino a Agrigento. Le zie Valeria, Concetta, Domenica, gli zii Carmelo, Antonio, Piero. C'è Mario Miotto, il marito di Concetta, che chiede notizie dell'altro ministro della Giustizia, Melchior Wathelet, «quello che tre anni fa ha liberato l'assassino. Mi dicono che è in Italia, in vacanza. Chi mi sa dire dove posso trovarlo?». E ci sono, davanti alle bare bianche, Gino Russo e sua moglie Carine, due occhi scuri di figlio di emigranti italiani e due occhi verdi di discendente di antenati fiamminghi che si cercano e si riempiono di lacrime. Lungo tutto il percorso del corteo funebre, i genitori di Melissa si sono tenuti per mano. Con la sinistra, Gino stringeva l'altro figlio, Gregory, 11 anni. Dietro le transenne, due ali di folla, decine di migliaia di persone, a applaudirli. Tra loro i quattromila operai della «Cockerill», la fabbrica di laminati dove lavora Gino. Oggi le sirene hanno suonato a lutto, come in tutte le industrie, gli uffici, le stazioni del Belgio. Le bandiere nazionali erano velate da un nastro nero, e nei luoghi pubblici è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle due bambine. Segni di un Paese in lutto, impaurito, indignato, che raccoglie firme per la pena di morte per Dutroux, che attende una vendetta. «Io non la cerco - ha dichiarato Gino ieri mattina, prima della cerimonia -. Chiedo solo che la morte di Melissa serva a qualcosa. Che nessun genitore debba più vivere il dolore che io e Carine proviamo oggi. Spero che il governo mi ascolti». Ma come potrebbe, se anche «il buon Dio è sordo», come ripete padre Gaston, con le mani tremanti. Aldo Cazzullo L'omelia del sacerdote «Tutte le preghiere che abbiamo recitato non sono servite» ili chiesa c'erano i genitori di An Marchal scomparsa un anno fa assieme ad un'amica forse finita nel circuito delia prostituzione Nei banchi i parenti italiani di Melissa, originari della provincia di Agrigento Nella foco grande i parenti delle bambine uccise baciano le bare. Sopra, i genitori di Melissa, Carine e Gino Russo A sinistra la folla che assiste alla cerimonia Sopra il coneo funebre nelle strade di Liegi Alberto e Paola di Liegi. I genitori delle vittime non li hanno voluti
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