«S Giuseppe sposo e casto» di Marco Tosatti

Il Pontefice contro l'iconografìa classica, «visse con affetto verginale le nozze con Maria» Il Pontefice contro l'iconografìa classica, «visse con affetto verginale le nozze con Maria» «S. Giuseppe, sposo e casto» Il Papa: non era un uomo anziano CITTA' DEL VATICANO. Fu un matrimonio completamente casto, e lo decisero prima di sposarsi: così Giovanni Paolo li ha descritto ieri, nella catechesi dell'udienza generale del mercoledì, nell'aula Nervi in Vaticano, il complesso rapporto fra Maria e Giuseppe. Smentendo, fra l'altro l'iconografia ufficiale che da sempre rappresenta un Giuseppe decisamente più anziano della Madonna, con barba e capelli bianchi. Una tesi molto antica, questa, che data dagli albori della Chiesa. «La difficoltà di accostarsi al mistero sublime della loro comunione sponsale ha detto ieri Giovanni Paolo II ha indotto alcuni, sin dal II secolo, ad attribuire a Giuseppe un'età avanzata e a considerarlo il custode, più che lo sposo, di Maria. E' il caso di supporre, invece, che egli non fosse allora un uomo anziano, ma che la sua perfezione interiore, frutto della grazia, lo portasse a vivere con affetto verginale la relazione sponsale con Maria». Nel matrimonio fra Maria e Giuseppe, ha detto il Pontefice, c'è un mistero. Infatti Luca l'evangelista presenta la Madonna come «vergine», aggiungendo che era «promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe». Il fidanzamento, nel costume giudaico, prevedeva un contratto e aveva, normalmente, un valore definitivo, «introduceva i fidanzati nello stato matrimoniale», anche se lo sposalizio si sarebbe compiuto pienamente con l'ingresso della donna nella casa di suo marito. Ed ecco il mistero. Al momento dell'Annunciazione, Maria è dunque promessa sposa. «Ci si può domandare - si è chiesto Giovanni Paolo II ieri - perché mai abbia accettato il fidanzamento, dal momento che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre. Luca è consapevole di tale difficoltà, ma si limita a registrare la situazione senza apportare spiegazioni». In realtà si limita a definire Maria «vergine», e «promessa sposa». Ma da questa dichiarazione Giovanni Paolo II ha tratto ispirazione per disegnare un rapporto inedito, almeno in forma così esplicita, fra la madre e il padre terreno di Gesù. «Si può supporre - ha detto il Papa - che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento, vi fosse un'intesa sul progetto di vita verginale. Del resto lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell'Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare ideoneo alla crescita del bambino, potè ben suscitare anche in Giuseppe l'ideale della verginità». Quindi Giuseppe e Maria avrebbero vissuto tutta la vita in un matrimonio non consumato. Su questo punto la dottrina prevalente nella Chiesa cattolica (anche se non manca qualche voce se non altro perplessa) differisce dai protestanti. E' il problema dei «fratelli di Gesù»; reali fratelli per alcuni, per altri cugini, o parenti. Giovanni Paolo II naturalmente è per la tesi della verginità a vita. «Il tipo di matrimonio verso cui lo Spirito Santo orienta Maria e Giuseppe è comprensibile solo nel contesto del piano salvifico - ha detto - e nell'ambito di un'alta spiritualità. La realizzazione concreta del mistero dell'Incarnazione esigeva una nascita verginale che mettesse in risalto la filia¬ zione divina e, al tempo stesso, una famiglia che potesse assicurare il normale sviluppo della personalità del bambino». Quindi, Maria e Giuseppe hanno vissuto insieme «il carisma della verginità e il dono del matrimonio». E questa unione, «pur costituendo un caso specialissimo», ha concluso il Pontefice, che sembrava in forma discreta dopo il malessere sofferto nei giorni scorsi, «è stata tuttavia un vero matrimonio». Marco Tosatti San Giuseppe (un particolare del quadro di Filippo Lippi) e il Papa

Persone citate: Filippo Lippi, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano