« La mia storia in una busta » di Gianni Martini
« GUERRA ALLA BUROCRAZIA « La mia storia in una busta » Ma la legge non le consente di aprirla CUNEO I L segreto sui genitori di sua I madre, abbandonata in orfanotrofio nel 1932, è conservato in una busta, sigillata. Gliel'hanno mostrata. L'ha avuta tra le mani in due occasioni. Ma giudici e politici concordano: quel documento dovrà restare «coperto». Per sempre. Inutilmente Nadia Magnetto, 35 anni, di Festiona (paese della Val Stura, fino agli Anni Quaranta territorio di caccia dei Savoia) si è rivolta a uno studio di legali, inutilmente ha incontrato i dirigenti dell'orfanotrofio cuneese, ora «Istituto provinciale per l'infanzia». Si è rivolta a magistrati, amministratori e carabinieri. Ma, per ora, nessuno si assume la responsabilità di aprire quella busta, che sicuramente cela il nome di sua nonna, forse dell'uomo «che la mise incinta lasciandola poi nelle condizioni di abbandonare la figlia». E chissà, forse una lettera, un testamento o altro. La vicenda ha inizio nel '94. Nadia Magnetto decide di andare a fondo del mistero che ha accompagnato sua madre, Carla Arsini, fino alla morte. Un salto nel passato che inizia negli archivi dei Comuni della valle: Demonte, Moiola, Gaiola, fino a Cuneo. Ritrova un documento del 1956 che attesta l'adozione di sua madre: «Carla Arsini è stata affiliata da Barale Giovanni fu Membotto...». E ancora, più indietro nel tempo. Rintraccia il documento dell'avvocato che alle 15 del 3 giugno 1932, di fronte a testimoni, accolse la dichiarazione di una «levatrice», tale «Anna Sebastiani che dichiara che il primo giugno in una casa posta in via Roma da donna che non consente di essere nominata è nato un bambino di sesso femminile a cui dà il nome di Carla e il cognome Arsini ... Tale bambino viene da me inviato al locale Ospizio Illegittimi Abbandonati». Infine la ricerca all'ex ospizio, ora gestito dall'Amministrazione provinciale, dove vengono tenuti i documenti che riguardano bambini abbandonati, anche sessantanni fa, come ha confermato ai giudici l'attuale responsabile Giuseppe Viada: «La documentazione è conservata in un plico, suggellato all'epoca e convenzionalmente indicato come segreto. Tutte queste buste sui minori illegittimi abbandonati sono custodite in cassaforte all'interno dell'istituto e la chiave è affidata a personale della Provincia». Aprirla? «Impossibile - ha risposto, deciso, il Presidente della Provincia Giovanni Quaglia -. C'è un decreto del 1927 che vieta alla direzione sanitaria dell'Istituto in cui sia abbandonato un minore di rivelare l'esito delle indagini compiute per accertare la maternità degli illegittimi. Divieto sanzionato come rivelazione e utilizzo di segreti d'ufficio». E a Nadia Magnetto ha anche consegnato una sentenza (dell'8-15 luglio 1975) della Corte Costituzionale che ribadisce il «no» a svelare le generalità di chi abbandonò dei figli. Nadia Magnetto però insiste. E' convinta che nel plico possano esserci anche documenti che, senza svelare l'identità di sua nonna, la possano riguardare. Gianni Martini In alto, i carabinieri indicano la borsa di plastica sul sagrato della chiesa di San Giovanni in cui è stata abbandonata la neonata. A destra, la Commenda di Pré, nel centro storico di Genova
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