Caso Stet L'Iri avvia la procedura di R. I.

Caso Stet Caso Stet L'Iri avvia la procedura ROMA. A via Veneto gli uomini del presidente fanno finta di niente. E così, incuranti della baruffa politica scatenata da Rifondazione, Tiri ha cominciato il conto alla rovescia per l'avvio delle procedure che porteranno alla dismissione della Stet. Sulla Gazzetta Ufficiale di ieri è stato infatti pubblicato l'avviso di convocazione, per il 5 settembre prossimo (o il 12 in seconda convocazione), dell'assemblea ordinaria degli azionisti dell'istituto guidato da Michele Tedeschi. All'ordine del giorno un unico punto - «operazioni su partecipate» - che riguarda appunto la holding pubblica delle telecomunicazioni: il 7 agosto scorso, infatti, il consiglio dell'Iri ha «preso atto» delle indicazioni fornite dal comitato dei ministri per le privatizzazioni il giorno prima ed aveva quindi invitato la holding Tic «a procedere alle valutazioni e alle decisioni di competenza» in particolare per quanto riguarda la scissione della divisione Seat (che pubblica le Pagine gialle). Il 5 settembre ci sarà un altro appuntamento che riguarda la Stet: per quel giorno (o per il 27 settembre in seconda convocazione) è prevista infatti l'assemblea degli azionisti della Mmp (Multi Media Pubblicità), la concessionaria di pubblicità del gruppo che deve varare una serie di operazioni sul capitale (attualmente pari a 50 miliardi di lire) a copertura delle perdite (25 miliardi nel 1995). In base alle direttive emanate il 6 agosto scorso dal governo, la privatizzazione della Stet avverrà tra il primo febbraio ed il 31 marzo 1997. L'operazione riguarderà la cessione del 64,19% delle azioni ordinarie Stet e dello 0,93% di quelle di risparmio di proprietà dell'Iri, per un controvalore, sulla base delle attuali quotazioni di Borsa, di circa 12 mila miliardi di lire. La dismissione è cruciale por il bilancio dell'Iri che rischierebbe altrimenti di dovor portare i propri libri in tribunale, ma lo è anche per mantenere l'impegno preso dall'Italia con la Commissione europea di Bruxelles nel 1993 in cambio del «via libera» comunitario ad ulteriori aiuti statali per l'istituto. In preparazione della privatizzazione, il governo si è impegnato a varare l'authority per le comunicazioni il cui disegno di legge, presentato dal ministro delle Poste Antonio Maccanico, è dal 19 luglio scorso al Senato, e a definire la futura struttura di controllo della Stet: formazione di un gruppo stabile di azionisti, alleanze strategiche e «golden share», i poteri speciali che resteranno al Tesoro. Dovrà inoltre essere «analizzata la possibilità e la convenienza di un'alienazione o di un diverso assetto» di altre due controllate del gruppo, l'Italtel e la Sirti, manifatturiera quotata in Borsa. [r. i.]

Persone citate: Antonio Maccanico, Caso, Michele Tedeschi

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Roma