I'uomo che disprezzava le donne (cantando) di Paolo Ferrari

I/uomo che disprezzava le donne (cantando) I/uomo che disprezzava le donne (cantando) In quest'opera ci sono due Rossini: uno si copia, l'altro inventa PESARO. Il più importante festival d'Europa - perché in nessun altro luogo come a Pesaro si ascolta tanta musica sconosciuta di uno dei massimi compositori della storia - offre quest'anno la prima ripresa moderna della «Matilde di Shabran» nella versione napoletana del 1821: quattro ore di musica composta da Rossini quasi alla fine della sua carriera italiana. L'argomento è tipico dell'opera semiseria: un fiero uomo di guerra, Corradino, che disprezza le donne e minaccia di fracassare il cranio a chiunque osi disturbarlo nella sua fortezza, viene sedotto dalla bella e brillante Matilde. Dapprima se ne innamora e consulta il medico di corte per sapere che cosa siano le strane palpitazioni che alterano il suo battito cardiaco; poi condanna a morte Matilde perché la ritiene responsabile dell'evasione del nobile prigioniero Edoardo; mfine, scopertala innocente, la sposa. Accanto a lo¬ ro il poeta napoletano Isidoro, che si esprime in dialetto, accompagna tutta la vicenda con osservazioni, commenti, lazzi, motti e buffonate. Nella «Matilde di Shabran» ci sono due Rossini: uno che, preso dalla fretta, si limita a ricalcare se stesso e un altro che intuisce vie nuove. Corradino, tenore, è un galletto gorgheggiante e vacuo nei suoi formulari belcantistici; Matilde una copia sbiadita della Fiorilla del «Turco in Italia»; il poeta comincia come un parente povero delle grandi figure comiche delle opere passate. Basta, insomma, con lo stile italiano: Rossini capisce che deve rinnovarsi. Ed ecco comparire nel quintetto del primo atto e nel Finale primo, nell'aria con coro del poeta e nel sestetto del secondo una musica più leggera e volatile, fatta di guizzi brevi, ammiccamenti maliziosi, moti a spirale, leggerezze operettistiche che annunciano lo stile francese del «Viaggio a Reims» e del «Conte Ory». Sul versante serio spicca un nuovo bisogno di espressione tragica, specialmente nella figura secondaria di Edoardo, l'unico personaggio davvero commosso, sia nella prima aria che annuncia il patetismo eccitato di Arsace nella «Semiramide», sia, soprattutto, nella seconda, bellissima, dove il corno si intreccia alla voce e Rossini rende un evidente omaggio ai grandi rondò mozartiani della «Clemenza di Tito». Non per nulla Patricia Spencer, contralto «en travesti» nella parte di Edoardo, è stata la più applaudita: la sua voce, tecnicamente agguerrita, anche se un po' stimbrata nel registro basso, era infatti sostenuta da una musica piena di calore. Puri e semplici gorgheggi la partitura richiede a Corradino, e il tenore Juan Diego Florez li ha eseguiti con l'agilità di uno scoiattolo. Bene anche Elisabeth Futral nella parte di Matilde, volteggiante nella voce e nel gesto, maliziosis¬ sima femmina alla caccia del fiero capitano. Magnifico Bruno Praticò come Isidoro, il poeta napoletano filone e beffardo, astutissimo e spaccone, qualità che il cantante ha definito in proprio, essendo nella musica piuttosto appannate. Lo spettacolo di PieraUi, autore di regia, scene e costumi, ha coniugato felicemente la rappresentazione della fortezza militare con la presa in giro dell'ambiente guerresco, riuscendo, nonostante qualche pesantezza, assai divertente (le armature si sposavano felicemente ai costumi ottocenteschi). Sopra tutti, il giovane direttore Yves Abel ha dato una prova egregia, conducendo il Coro da camera di Praga e l'orchestra del Comunale di Bologna in una esecuzione all'altezza delle difficoltà e delle finezze strumentali che Rossini dissemina nella partitura. Successo vivissimo. Paolo Ferrari in scena a Sarsina Paolo Gallarati

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