i cercatori La fondatrice del Fai così si ricostruisce il Bel Paese pietra su pietra di Giulia Maria Mozzoni CrespiCarlo Grande

i cercatori. La fondatrice del Fai: così si ricostruisce il Bel Paese, pietra su pietra i cercatori. La fondatrice del Fai: così si ricostruisce il Bel Paese, pietra su pietra Foto grande: Giulia Maria Mozzoni Crespi Sopra il monastero di Torba, sulle Prealpi varesine, la prima acquisizione del Fai. In basso la Villa del Balbianello sul Lago di Como Sopra l'abbazia di San Fruttuoso, vicino a Camogli, uno dei monumenti più celebri restaurati dal Fondo per l'ambiente italiano. Sotto il castello di Masino nei pressi di Ivrea Dal monastero di Torba a Villa Menafoglio Litta Panza, vent'anni a caccia di monumenti da salvare: «Ma all'inizio tutti mi ridevano in faccia» permanente nella villa. Il Fai non cerca e restaura soltanto grandi monumenti, come l'abbazia di San Fruttuoso o il Castello di Masino. Tutela anche simboli «minori» del passato che sta scomparendo: come la «Barberia Giacalone» di Genova, nel vicoletto Caprettari vicino al porto: dieci metri quadrati di applique, poltroncine, rubinetti d'ottone, cristalli colorati sul soffitto. Un gioiello stile Liberty che risale al 1908. All'inizio Giulia Crespi era «spaventata», ma quei testardi della delegazione genovese hanno trovato i soldi, l'hanno comprato e restaurato. Ora la barberia funziona, è stata inaugurata da Beppe Grillo e ci vanno anche De André, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, che al salone Excelsior di via XX Settembre ha girato alcune scene di Profumo di donna. Arrivano a vederla anche dall'Olanda e dall'Inghilterra. Ma per un'operazione riuscita, quante delusioni. Tutti gridano «Italia-Italia» e intanto il paesaggio, cibo di tutti i giorni come l'aria, come la lingua materna, sparisce. Il paesaggio italiano, quello del Giorgione, di Piero della Francesca, quello che ancora si intravede, in bianco e nero, nei film di 40 anni fa. Un'apocalisse silenziosa, è stato detto, in un deserto di villette a schiera, capannoni, centri commerciali, svincoli e raccordi anulari. Gli «esploratori» come Maria Crespi ne cercano ancora accanitamente i brandelli. «Eppure - dice - molti sindaci dei Comuni minori sono un disastro, preda dell'ignoranza e della bramosia speculativa. Troppi assessori pensano che fare cultura sia solo fare la mostra di un orrendo pittorello locale o fare pubblicità a un libro scritto da qualcuno che non riesce a vendere per conto suo». La «ca' del quacch» Anche il suo ambientalismo non è di maniera: con il figlio Aldo gestisce la Zelata, una tenuta di agricoltura biodinamica in mezzo al parco del Ticino: la villa è chiamata dai vecchi del posto «la ca' del quacch», dal verso che fa la nitticora quando va a caccia di pesci. Alla Zelata sono state livellate le acque con il laser per far crescere meglio il riso. Si coltivano frumento, granturco e foraggi, secondo princìpi di Rudolf Steiner, teosofo austriaco che negli Anni Venti gettò le basi di una filosofia esistenziale, un mix fra i principi dello spiritualismo orientale e la scienza umanistica di Goethe. Non un ritorno all'antico, spiega la signora Crespi, ma un metodo rigoroso di agricoltura «pulita», per aiutare la natura a fare il suo corso. Alla Zelata le mucche frisone hanno le corna a lunghezza naturale e le rane, dopo anni di morte chimica, sono tornate a cantare nelle marcite. Sono anche finite nel marchio dei prodotti aziendali. Ecco cosa vuol dire utilizzare al meglio il patrimonio italiano: «Non capisco proprio perché i media sono così poco interessati alla sola, vera ricchezza del nostro Paese: i beni culturali e l'ambiente». Per carità, non parliamo di «valorizzazione», parola molto sospetta che fa rima con «speculazione». «Gli alberghi di undici piani sono stati uno dei modi per "valorizzare" la costiera amalfitana», dice con la grinta di chi combatte per grandi cause. Come quando disse al Cardinal Martini che «i veri peccati mortali oggi sono quelli degli inquinatori, di chi fabbrica e diffonde pesticidi: andrebbero trattati come chi fosse sorpreso a versare stricnina nel bicchiere del vicino di tavola». Carlo Grande

Luoghi citati: Camogli, Como, Genova, Inghilterra, Olanda