Indagine sul numero due di Juppé

Indagine sul numero due di Juppé Indagine sul numero due di Juppé Un giornale rivela: fondi neri per il partito PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Disteso su una sdraio nel parco del suo castello di campagna, immerso nella lettura, «in cerca di ispirazione»: così appare, sul settimanale «Vsd», il ministro dell'Economia e delle Finanze, Jean Arthuis. Su un altro settimanale in edicola ieri, «Le Point», il numero 2 del governo francese è colto in una posizione ben più scomoda: implicato in un affare di finanziamenti illeciti, insieme con il collega di partito e di governo Jacques Barrot, ministro del Lavoro e degli Affari sociali. Al centro dell'operazione fondi neri, secondo il giornale, sarebbe l'ex ministro della Giustizia, Pierre Méhaignerie, che avrebbe ordinato, su consiglio di Arthuis, la distruzione delle carte compromettenti. Un nuovo capitolo della Tangentopoli francese. Il partito su cui indagano i giudici è il «Cds», l'anima democristiana dell'Udf, Unione per la de¬ mocrazia francese, la galassia centrista, guidata fino a tre mesi fa da Valéry Giscard d'Estaing (ora da Francois Léotard), che con i neogollisti rappresenta uno dei due poh della maggioranza di centrodestra che controlla il governo e quattro quinti dell'Assemblea Nazionale. Per Arthuis, Barrot e Méhaignerie, scrive «Le Point» citando un magistrato inquirente, sarebbe imminente la convocazione da parte del giudice Jean-Pierre Zanoto. Sono i responsabili del finanziamento del partito a chiamarli in causa. I magistrati hanno organizzato un confronto tra il tesoriere occulto del Cds, Frangois Froment-Meurice, ex consigliere del Guardasigilli, quello ufficiale, Robert Parenty, e il suo vice, Albert Kalaydijan, attualmente collaboratore di Barrot al ministero del Lavoro. Quest'ultimo ha dichiarato che, a causa delle crescenti difficoltà economiche del partito, tra l'estate '88 e la primavera '89 si decise di creare un «co¬ mitato finanziario» diretto dall'attuale ministro delle Finanze Arthuis, che si riuniva nell'ufficio di Méhaignerie all'Assemblea Nazionale. I franchi per le campagne elettorali «provenivano dai conti svizzeri di cui Froment-Meurice ha confessato l'esistenza quando fu arrestato, nel giugno '95», scrive «Le Point». Il giornale, citando il rapporto dei revisori dei conti incaricati di esplorare il buco del Cds, ipotizza che non tutti i franchi dei conti segreti siano stati versati al partito. In nero viene finanziata comunque la campagna per le Europee '89, a cui i democristiani presentano una lista autonoma, guidata dall'ex ministro Simone Veil. L'anno dopo il vicetesoriere Kalaydijan viene informato da Méhaignerie dell'esistenza di «fondi segreti» e riceve l'ordine «di distruggere i quaderni della contabilità occulta e le relative ricevute». AldoCazzuElo

Luoghi citati: Parigi, Valéry