Merola, lo sbandieratore; l'amore di Pascoli per il suo cane di P. Bat.

Merola, lo sbandieratore; l'amore di Pascoli per il suo cane Merola, lo sbandieratore; l'amore di Pascoli per il suo cane Dopo il voto del '76, La Stampa ha affiancato due brevi interviste a Minucci ed a me (allora collaboratori di Berlinguer e di Zaccagnini) sull'esito di elezioni che costringevano il pei e la de a dare uno sbocco allo scontro che aveva diviso radicalmente il Paese. Il giorno dopo, Aldo Moro parlava di «due vincitori» (che, insieme, avevano raccolto il 70% dei voti) ed avviava la riflessione che avrebbe portato al «governo delle astensioni». Chi ha vissuto quel tempo, ricorda comizi minacciati dalla violenza di massa (madre del terrorismo) ed un'emergenza sociale ed economica che minava le basi della repubblica. Ha peraltro ragione Sergio Romano: non è sufficiente richiamare solo lo stato di necessità. La stessa osservazione è stata fatta da Eugenio Scalfari, che su Repubblica ha polemizzato con la categoria dell'«errore necessario», messa in campo da Luciano Violante per liberarsi dall'eredità berlingueriana e navigare verso il riformismo. La politica è sempre una risposta ad uno stato di necessità, un tentativo di sciogliere un nodo che è reso troppo stretto dal conflitto tra opposte forze sociali. Il vincolo della necessità, che alimenta contraddizioni e conflitti, condivideva tutto lo svolgersi della fase della solidarietà nazionale, sia sul versante della democrazia cristiana che su quello del partito comunista. I parlamentari comunisti sono spinti ad impegnarsi in modo più esplicito a sostegno del governo A- Ireotti, nel marzo del '78, proprio mentre stavano per uscire dal guado e provocare elezioni anticipate, poiché la strage di via Fani impone di rispondere senza incertezze alla sfida del terrorismo. Eppure l'assassinio di Moro è un colpo mortale anche per la solidarietà nazionale. Circa un anno dopo Berlinguer sarà costretto a contraddire l'eurocomu- L'economia mista ha salvato la società LA LETTERA DI O.d.B. minuti ughton muto doverle chiedere scusa per il poco che posso risponderle. La mia fonte è The Film Encyclopedia di Ephraim Katz, Harper Collins Publishers, New York 1994. Vi si può leggere che Elsa Lanchester, ex danzatrice bambina nella troupe di Isadora Duncan, ex attrice bambina in teatro a Soho, Londra, comparve per la prima volta in un film nel 1927. Due anni dopo sposò Charles Laughton insieme con il quale sarebbe andata a Hollywood nel 1934. Il titolo «Come una modista diventò Contessa» non risulta nella filmografia angloamericana di Elsa Lanchester né di Charles Laughton, ma l'enciclopedia segnala che la coppia interpretò due cortometraggi muti nel 1928, ovvero l'anno precedente il matrimonio. Io arrivo solo sin qui, perché so che è soprattutto difficile recuperare i nomi dei registi, a volta occasionali, di quell'epoca. A ogni modo, gentile Signora Pecci, penso che lei possa più profìcuamente rivolgersi per informazioni più precise al Museo del Cinema di Torino che in questo periodo si sta trasferendo. Egr. Sig. Del Buono, voglia scusarmi per il disturbo che le arreco, ma credo che sia la persona più indicata per risolvere un quesito-curiosità che mi si è presentato. Mio padre, ormai deceduto da parecchi anni, oltre al gusto per le «piccole cose», mi ha lasciato numerosi film in passo 9,5 Pathé Baby e 16 mm. Solo recentemente ho trovato la persona giusta che me li ha riversati su VHS. Tra i tanti, ho ritrovato qualche Gatto Felix (Felice Lo Gatto) su cui ho letto un suo articolo su «Tuttolibri». Ecco, quindi, il motivo per cui mi rivolgo a lei... Elvira Pecci, Savona GENTILE Signora Pecci, lei non deve affatto scusarsi, io sono qui per rispondere. Anche se, in pratica, non sono esperto di nulla. Bene, vediamo il suo quesito-curiosità. «Ho trovato un film muto, durata 20 minuti, formato 9,5», lei mi scrive, «intitolato "Come una modista diventò Contessa", interpretato da una giovanissima Elsa Lanchester e da un altrettanto giovane Charles Laughton. Non c'è traccia di nomi di attori o del regista o dell'anno. Mi può aiutare lei a rintracciare almeno l'anno? Le sarei grata se volesse indicarmi su quali libri o Enciclopedie del Cinema potrei approfondire le mie ricerche. Mi scusi ancora per il disturbo...». Gentile Signora Pecci, caso mai sono io a Venti con Laancora in fondo la revisione culturale e politica avviata, e che fosse un grave errore favorire l'astensionismo che minacciava la pace sociale. Ma la questione decisiva è ora un'altra: perché si discute il compromesso storico? Penso abbia ragione Scalfari a chiedersi per sostenere quale politica si voglia formulare oggi un certo giudizio storico. Luciano Violante sembra interessato «a distinguere ciò che appartiene alla sfera del sistema politico da ciò che riguarda il governo». Se questo è il problema, sfonda una porta aperta. Ma se intende accreditare la «maggioranza variabile» (anche se in funzione del bipartitismo), allora contrabbanda sotto una nobile bandiera il più tradizionale dei compromessi, piegando il trasformismo alla egemonia della sinistra europea. Sergio Romano punta più in alto. A quel «patto costituzionale» che, nella sua prima parte, proponeva una rivoluzione progressista e solidarista. Rispunta la polemica contro l'integralismo di Dossetti e di La Pira, ma soprattutto rispunta l'idea di una revisione costituzionale che dovrebbe riaprire la questione del presidenzialismo e quella dell'economia di mercato. Come se la liberal-democrazia non fosse sopravvissuta alla deriva totalitaria anche per merito del Welfare, e come se l'economia mista assieme ai suoi molti limiti non abbia avuto il merito di salvare la società industriale. Parliamo allora chiaramente di questi problemi, guardando come è giusto al futuro, parliamone senza complicare la discussione con discutibili riferimenti al compromesso storico. Guido Bodrato Roma Una Ferrari a Lipari questo è lo scandalo In relazione all'ottimo articolo di Pino Corrias, «La guerra d'agosto del pm contro i turisti del¬ lo sballo», pubblicato ieri, mi corre l'obbligo precisare che ai due «brianzoli con Ferrari» citati non fu sequestrata cocaina, bensì hashish. I due non erano di Lissone. Confermo che mi arrabbiai di più per la Ferrari (a Lipari!) che non per la loro censurabile imprudenza. Olindo Canali sostituto procuratore Barcellona (Messina) Per tutti la fretta è cattiva consigliera Caro Pier Luigi Battista, io chiederei non se bisogna aver fiducia nella scienza e negli scienziati, ma piuttosto in quello che i giornalisti spesso gli attribuiscono. Che la Terra fosse rotonda lo sapevano già gli antichi greci. Io non posso ricordare fra decine di telefonate la mia frase, forse male interpretata. La fretta evidentemente impedisce di registrare e poi rileggere la registrazione all'interessato. Quello che invece è sfuggito a Socci e a lei è una cosa che certamente non mi sono mai sognata di dire e che lei e Socci avreste dovuto rilevare invece di un'ovvietà da bambini: in grassetto su Repubblica... «Solo nella nostra Galassia ci sono trecento o quattrocento miliardi di stelle, molte delle quali simili al Sole (e questo va bene) e con pianeti simili a quelli del sistema solare». Invece solo da settembre del 1995 è stato scoperto il primo pianeta extrasolare e a tutt'oggi ne sono stati scoperti altri 6 intorno a stelle abbastanza vicine al Sole, e tutti di massa circa eguale o superiore a quella di Giove, e non simili alla Terra, come invece mi si fa dire qualche riga più sotto. Margherita Hack Trieste Certamente la fretta è cattiva consigliera. Per i giornalisti. Ma anche per gli scienziati, [p. bat.]