Messaggi e avvertimenti dietro i corpi mutilati «il codice della ferocia»

II II Messaggi e avvertimenti dietro i corpi mutilati H H ROMA. La crudeltà come un messaggio in codice. Nei rituali della malavita, la ferocia che accompagna un omicidio trova infatti sempre una macabra spiegazione. LA DECAPITAZIONE. Tagliando la testa, i killer vogliono rendere più difficile il riconoscimento della vittima. Più spesso, però, la mutilazione testimonia odio o disprezzo totale. In questo ambito, particolarmente truce fu un delitto avvenuto a Palermo anni fa. Un contrabbandiere di sigarette venne minacciato dai boss perché vendeva le bionde in un quartiere non suo: «Se vieni ancora qui - gli dissero - ti scippiamo la testa». Lui tornò e dopo qualche tempo lo trovarono morto: il cadavere nel bagagliaio dell'auto, la testa sul sedile del passeggero. LA MUTILAZIONE DEI GENITALI. L'uomo che a giudizio dei clan si macchia di gravi trasgressioni sessuali (come insidiare la moglie di un detenuto o di un boss o la figlia di un personaggio importante e rispettato) viene trovato assassinato e con i genitali in bocca. Così, ad esempio, finì il cantante Pino Marchese durante la guerra di mafia in Sicilia nei primi Anni Ottanta. La sua colpa? Avere una relazione con la moglie di un capo del clan Lucchese. IL PASSERO IN BOCCA. Così vengono puniti i confidenti scoperti dalle cosche. Lo stesso significato del passero ha anche il sasso nella bocca della vittima. LA MUTILAZIONE Di UN ARTO. E' una crudeltà che rimanda alla legge del taglione. Così, almeno, si evince da un racconto fatto da Tommaso Buscetta. Il più famoso dei pentiti ha rivelato un episodio che vide protagonista il figlio di Salvatore Inzerillo, Giuseppe. Aveva solo 17 anni quando il padre venne ammazzato: per vendicarlo, si mise sulle tracce di Riina. Sorpreso a spiare una riunione di capi mafia, venne affrontato da Pino Greco: «Con quale braccio volevi uccidere Riina?» e alla risposta di Inzerillo il boss gli tagliò di netto il braccio destro. L'INCAPRETTAMENTO. I pentiti Mannoia e Contorno hanno raccontato che la pratica di legare insieme caviglie, mani e collo di un cadavere non nasconde un preciso rituale, come invece a lungo si era creduto, facendolo addirittura risalire a una tecnica vietnamita. In realtà, hanno raccontato, il corpo di una vittima viene legato in quel modo soltanto per poterlo trasportare più facilmente. LA BENDA SUGLI OCCHI. Non c'è un supplemento di crudeltà, in questo caso, ma un messaggio preciso che i killer lanciano. La vittima era stato testimone di qualche episodio che non avrebbe dovuto vedere.

Persone citate: Contorno, Inzerillo, Mannoia, Pino Greco, Pino Marchese, Riina, Salvatore Inzerillo, Tommaso Buscetta

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia