Pivetti: minacce dai pretoriani di Bossi di Irene Pivetti

Pivetti: minacce dai pretoriani di Bossi Pivetti: minacce dai pretoriani di Bossi MILANO. «Nella Lega siamo ormai all'intimidazione». A lanciare il secondo allarme sugli umori che si respirano nel Carroccio e di nuovo Irene Pivetti - ex presidente della Camera - da qualche giorno bollata con parole di fuoco da Bossi e messa al bando dal partito. Ma il «regolamento di conti» non sarebbe ancora terminato, visto che ora sull'«eretica» della Lega sembra stendersi minacciosa l'ombra delle «camicie verdi». Lei ne è convinta, tanto che ieri sera si è ben guardata dal partecipare al comizio al quale era stata formalmente invitata alcuni giorni fa dalla sezione della Lega Nord di Lurate Caccivio (Como). «Se lo aves¬ si fatto - ha ribadito la Pivetti avrebbero potuto esserci ritorsioni nei confronti del segretario della sezione locale, Luciano Casartelli. Mi hanno telefonato da Lurate per avvertirmi che decine di «camicie verdi» di Varese e di Como erano pronte a trasferirsi ieri sera a Lurate Caccivio per impedirmi di parlare. Ormai siamo all'intimidazione». Accuse forti, che se confermate testimonierebbero il clima pesante che si respira in questo momento all'interno del Carroccio, spaccato fra quanti sono propensi a riconoscere alla Pivetti la possibilità di esprimersi e l'«altolà» dei dirigenti leghisti, decisi a sbarazzarsi una TREVISO, SINDACO «CONTRO» LA Padania al massimo gli fa «venire in mente quelle annunciatrici che su Onda Verde ogni mezz'ora avvertono gli automobilisti che ci sono nebbie fitte in Val Padana». E il 15 settembre, lui, non si sposterà di un metro dalla sua città, «anzi, resterò sedute qui, sulla plancia di comando del municipio». E il Po, per disgrazia di Bossi, non passa per Treviso. Giancarlo Gentilini, 67 anni, sindaco del capoluogo della Marca, è sempre più lontano dal segretario del movimento con cui ha conquistato l'unico capoluogo di provincia del Veneto. Sindaco Gentilini, allora lei sta con Pivetti contro Bossi? «Io non sto con nessuno. Sto con i piedi per terra, e con la gente che mi ha eletto. E con i miei alpini. E né questi né quelli vogliono la secessione, ma sono per il federalismo». Scusi, ma il segretario Bossi sembra aver scartato questa possibilità. Tanto da cacciare dal movimento la Pivetti. Lei che ne pensa? «Penso che Bossi non faccia bene. Ho massima stima di Irene Pivetti, e se la Lega l'ha portata alla presidenza della Camera vuol dire che nessuno, tanto meno Bossi, ne vuol disconoscere le capacità. La fedeltà della Pivetti alla Lega è al di sopra di ogni chiacchiera. Io non sono uno che impazzisce da un momento all'altro». Bossi invece sì? «Non credo. La sua è tattica. Agita spauracchi, e forse avendo a che fare con la gente di Roma fa anche bene. Ma certo non bisogna arrivare a misure estreme, tipo l'espulsione della Pivetti. Io so che si fatica a prendere anche un solo voto, ma perderne migliaia è facilissimo». Ma nella sostanza lei sostiene che l'ex presidente della Camera ha ragione, giusto? «Certo che ha ragione. Lo statuto della Lega parla di federalismo, non di secessione. Per cambiare la linea, è necessario un congresso. Io poi, ripeto, parlo con la gente, e la gente di Treviso non vuole la secessione. Anzi, ne è un po' spaventata, e tanti non sanno cosa sia. Non passa giorno che, da casa al municipio, qualcuno mi chieda cos'è la secessione, e che fine abbia fatto il federalismo». E lei cosa risponde? «Li tranquillizzo. Cosa vuole che faccia?». Beh, Bossi non fa esattamente così. Anzi, dice che bisognerebbe far saltare i tralicci della Rai nei Nord per oscurare la "voce di Roma". A Treviso ci sono tralicci della Rai? «Senta, io questa storia dei tralicci proprio non la capisco. Ma come si possono dire certe cose? I tralicci sono proprietà dello Stato, e nessuno, neanche Bossi, può permettersi di distruggere una proprietà dello Stato. Per me sarebbe come andare a rubare in chiesa. L'ho già volta per tutte della contestatrice. A costo di mobilitare contro di lei e a quanti le offrono ospitalità le controverse «camicie verdi», presentate al loro debutto come un pacifico servizio d'ordine e ora adibite a veri e propri raid punitivi di sezione in sezione per mettere a tacere ogni interferenza con l'appuntamento del 15 settembre. Realtà o semplici esagerazioni? L'ex presidente della Camera non ha dubbi. «La settimana scorsa - ha spiegato in riferimento al mancato comizio a San Fedele Intelvi, dove per la prima volta le fu impedito di parlare - appena arrivai alla festa fui avvicinata da un leghista di Lu- rate Caccivio, che mi consegnò un bigliettino per invitarmi da loro ieri sera. Sabato scorso, ho poi ricevuto via fax un formale invito dal segretario della sezione di Lurate, Casartelli, che peraltro io non conosco di persona. Ieri, invece, mi hanno richiamato per chiedermi di non andare a Lurate». Più che evidente il significato della brusca retromarcia: «Ormai siamo all'intimidazione». «E quando si arriva a tanto mi chiedo a cosa si possa andare incontro - aggiunge la Pivetti - Le "camicie verdi" erano un organismo del Comitato di liberazione della Padania che doveva simboleggiare un'appartenenza. Quando Pagliarini afferma che "camicia verde" è chiunque viva in Pa- E se adesso le telefona Bossi? Non teme che possa cacciarla dalla Lega? «Se mi chiama gli spiego che sto adempiendo al mio compito, che è innanzitutto quello di tranquillizzare i cittadini che mi hanno votato, e che non capiscono cosa stia succedendo nella Lega. Bossi dovrebbe ringraziarmi per questo. E sa che nessuno, neanche lui, può tapparmi la bocca». Ma se decidessero di espellerla? «Me ne fregherei. Detesto la politica, ho rifiutato l'offerta di candidarmi per un posto da deputato con altri partiti. Resto ancora a fare il sindaco per onorare l'impegno preso con la gente, poi tornerò con ì miei alpini. Loro sì hanno gli ideali migliori». Flavio Corazza Gasperi tra i nostri ispiratori dania, purché disarmato, dice il vero, quello era lo spirito. Ma quello spirito temo si sia perso». E ancora: «Sono amareggiata per come l'apparato sta stravolgendo la Lega. Stanno stravolgendo il senso ed il clima che c'è sempre stato nel fare politica all'interno della Lega. Io ho semplicemente ribadito l'idea di federalismo, non ho mai risposto agli insulti e non voglio certo creare tensioni». In serata, la risposta o meglio la non risposta di Giancarlo Pagliarini. «Pivetti... ma chi è? Sì, la conosco, ma non ho capito qual è il problema», ha tagliato corto il presidente del «Parlamento della Pada¬