Sesso estivo canto libero di una società infelice

discussione. Moralismi e pettegolezzi: è vera «dissoluzione»? discussione. Moralismi e pettegolezzi: è vera «dissoluzione»? Sesso estivo, canto libero di una società infelice w t| N libraio intervistato dal tg sulle letture degli italiani in vacanza confessa I I che questa estate non c'è \l I il bestseller stagionale, quello che tutti comprano o dovrebbero comprare. Ebbene, magari non sul piano delle vendite, e non proprio sul terreno delle letture «leggere», un libro dell'estate forse c'è - o meriterebbe di essere considerato tale. E' scritto da due sociologi tedeschi, pubblicato in Germania qualche anno fa e uscito ora in traduzione da Bollati Boringhieri: Il normale caos dell'amore, 291 pagine, 48.000 lire. Leggerlo e meditarlo potrebbe servirci a collocare su un piano diverso dal moralismo e dal pettegolezzo le nostre reazioni alla «storia dell'estate», quella dei provini a luci rosse; questa storia, che certo per una gran parte ripete uno schema noto, il quale ritorna d'attualità nei media soprattutto in questa stagione - quando la cronaca politica è fiacca e in giro ci sono tanti onorevoli Casini da fotografare nudi - è anche la spia di quanto ancora il sesso e l'eros, nonostante tutte le campagne per la liberazione sessuale e la popolarizzazione della psicoanalisi, costituiscano una zona problematica, e spesso un terreno di vero e proprio disagio esistenziale per moltissima gente. Moralismo e pettegolezzo sono in fondo due modi paralleli di esorcizzarne la potenza: sistemiamo la questione decidendo che è un affare assolutamente privato da risolvere nell'intimo della coscienza in base alle severe regole dell'etica, religiosa o laica che sia; oppure ne facciamo oggetto di battute salaci, di curiosità superficiali, di barzellette da caserma. Dopo il Sessantotto, il sogno della possibile coincidenza di liberazione sociale e di liberazione sessuale è finito, caduto in discredito come tutte le utopie eccessive che minacciavano di rovesciarsi in violenza rivoluzionaria. E' come se ci fossimo tutti persuasi che essere febei non si può, e che dunque è meglio non pensarci nemmeno. Niente gomma se suonano Mameli Durante l'esecuzione dell'Inno di Mameli Pagliuca mastica gomma a bocca aperta; le fiorettiste Bortolozzi, Trillini e Vezzali sul podio per l'oro ad Atlanta ne cantavano i versi: c'era cuore. In piedi a ogni esecuzione non posso che sentirmi meglio, vieppiù convinto che la differenza fra una mucca che rumina e chi mastica gomma è lo sguardo di intelligenza che brilla negli occhi della mucca. Enzo Todaro Forlì Non si ammazzano così asini e tori In Spagna in più di 3000 villaggi si fanno «fiestas» con animali, una più crudele dell'altra. Ogni anno, per Carnevale, a Villanueva de la Vera (Caceres) si festeggia con un asino. Si prende un asino vecchio e malandato e lo si trascina legato ad una corda in giro per le strade, dopo averlo tenuto a digiuno per una settimana, facendolo cavalcare dal più corpulento del paese. L'asino viene bastonato, preso a calci e pugni, ingozzato di alcol, afferrato per le orecchie e per la coda per essere rimesso in piedi ogni volta che cade per le percosse, ad opera di una folla urlante e ubriaca. Quando stramazza definitivamente dopo un calvario che dura circa un'ora e mezzo, viene lapidato a morte. In giugno, a Benavente (Zamora), un toro, legato ad una corda per le corna, viene trascinato per le strade mentre la folla lo colpisce in tutti i modi finché, la testa scorticata e le corna divelte, viene finito a coltellate. I bambini, per imparare, fanno lo stesso ad un vitellino di pochi mesi. A Daroca si celebra il «toro de fuego»: al toro si mettono palle di catrame accese sulle corna. Le gocce di catrame lo accecano e lo fanno impazzire di dolore e di terrore, aumentato questo dalle Ogni tanto emergono storie «scandalose» - non solo come quella dei provini di Sabani e Merola, ma come quella del parroco scoperto (e identificato) nel cinema a luci rosse mentre cerca sollievo al pungolo della carne, e come le tante storie che vengono immediatamente considerate semplici vicende di maniaci, da deplorare, punire con la galera, curare eventualmente con l'elettroshock. E sotto la superficie di queste storie che, per il loro carattere eccessivo o talvolta per puro caso, diventano pubbliche, si agita tutto il mondo della sessualità «normale» - fatto certo anche di momenti felici, ma altrettanto e forse più popolato di frustrazioni, insoddisfazioni, sensi di colpa, liti coniugali, divorzi a catena, solitudini, «analisi interminabili». Davvero non si può uscire da questa situazione, davvero non c'è niente da fare? Gli autori del Normale caos dell'amore non offrono certo una ricetta per la soluzione di tutti i problemi. Ma intanto collocano la questione del nostro disagio in una luce storico-sociale che, per lo meno, contribuisce a limitarne l'ineluttabilità. Sarà pur vero che una società felice - e quindi, anzitutto, eroticamente soddisfatta - è impensabile, e forse non produrrebbe più alcuna cultura de¬ LETTERE AL GIORNALE o A sinistdel disedonna L'ingrefemminmondoè una dche hain crisi ristrettSopra, PierferCasini Gigi Sa A sinistra del disegno, donna al lavoro. L'ingresso femminile nel mondo del lavoro è una delle cause che hanno messo in crisi la famiglia ristretta. Sopra, Pierferdinando Casini (a sin.) e Gigi Sabani cittadino della società industriale. E tuttavia non sta ancora qui la spiegazione del nostro caos amoroso. Che dipende invece da una radicalizzazione della società di mercato, a cui si accompagnano fenomeni come quello della emancipazione della donna dalla condizione di casalinga. Oggi un numero sempre più grande di donne lavora fuori casa; del resto, con la disponibilità di macchine di ogni tipo, il lavoro domestico ha subito una dequalificazione, il mestiere di casalinga è diventato sempre più solitario, frustrante, ripetitivo. Se anche la donna diventa una lavoratrice dell'industria, che deve piegarsi alla logica del mercato, per esempio stabilirsi là dove il suo lavoro è richiesto, le spinte alla rottura della famiglia ristretta si moltiplicano fino al punto di crisi. La società industriale, dunque, ci ha prima resi individui spasmodicamente dipendenti da un «tu», e poi, nella sua fase matura, ci priva della possibilità di questo legame. Il soggetto ideale deDa società di mercato, a questo punto, «è in ultima analisi l'individuo solo, non "impedito" da legami di coppia». Gran parte del caos e dell'infelicità amorosa in cui molti di noi vivono dipende da queste spinte contrastanti: la società moderna ci ha resi più «ro¬ gna del nome; ma è già qualcosa rendersi conto di quali sono i fattori storici, e dunque in certa misura modificabili, che stanno alla base dell'infelicità. Intanto: davvero siamo una società più immorale, più avida di piacere, più sensuale di quelle del passato? Il libro (che prende come terreno di osservazione la Germania, ma vale in gran parte anche per noi) suggerisce piuttosto che lo sviluppo dell'industria e delle forme del lavoro abbia modificato profondamente la struttura della famiglia - facendo nascere la cosiddetta «famiglia ristretta», o nucleare, fatta di una coppia e dei figli, quando ci sono. Per potersi muovere verso i luoghi dove la mano d'opera è richiesta, bisogna che l'uomo abbia pochi legami - dunque si stacchi dalla grande famiglia patriarcale delle culture contadine; la moglie che assicura il lavoro domestico e la cura della prole è una sorta di appendice «minima», funzionale alla vita del lavoratore industriale. E' in questo quadro sociale che si afferma anche l'amore romantico, l'importanza del «tu» per la vita di ciascuno. Dipendiamo profondamente dal nostro partner anche e soprattutto perché viviamo in una società dove si sono dissolti i legami comunitari più tradizio- nali (dalla famiglia patriarcale alla parrocchia, alla comunità di villaggio ecc.). «Dio no, il prete no, la classe sociale no, il vicino no, allora almeno tu»: sembra essere questo il motto del moderno

Luoghi citati: Atlanta, Benavente, Daroca, Forlì, Germania, Spagna