Commissario Pagnozzi ora il caso calcio è suo

Commissario Pagnozzi ora il caso calcio è suo Commissario Pagnozzi ora il caso calcio è suo nato. Ogni mese una picconata alla credibilità del più forte movimento sportivo del Paese. Già se ne annuncia una settembrina: lo sciopero dei calciatori che sono tenuti ancora fuori dal governo della Federcalcio e diventa difficile capirne la ragione con gli esempi che si offrono. Al loro posto neppure noi ci sentiremmo di delegare la gestione di un movimento (e per i professionisti di un lavoro) a dei grandi club ha scoperto nuovi pozzi di guadagni e sta costruendo la propria autonomia per non spartirli con nessuno. Pensiamo che il litigio per la presidenza federale sarà l'occasione per avviare la resa dei conti. Raffaele Pagnozzi, che la Giunta del Coni oggi nominerà commissario della Federcalcio senza governo, è una piccola toppa apposta a uno strappo che tende ad allargarsi. Si discute sui modi e sui tempi della sua azione: per ora prevale la tesi che la sua gestione durerà il tempo necessario a trovare un accordo tra Nizzola, Abete e Giulivi per arrivare a nuove elezioni nel giro di tre mesi. Ma sarà un accordo difficile da raggiungere: le stesse Leghe che stanno dietro ai litiganti (e soprattutto quella di Milano che ha proposto Nizzola) non sono più compattissime. Né si vede un nome nuovo sul quale far confluire i consensi. Il colpo d'ala di Matarrese è ridicolo: ora afferma che vuol salvare Abete, «il più leale», ma fino all'altro ieri lo individuava come il nemico perché era stato il primo a mettere in discussione il rinnovo della sua presidenza, votandogli contro persino sul bilancio. Don Tonino ha avuto la sua parte nella crisi elettorale: in questo modo, sostengono nel Palazzo, può mantenere qualche speranza di rientrare in gioco. Sarebbe follia. Oltre a Sacchi pure Matarrese: pensa te che passo avanti. Quello che il commissario Pagnozzi (bel nome, da «noir» all'italiana) faticherà ad arrestare è il viaggio dei grandi club verso l'indipendenza, di fatto, dalla Federcalcio. In Inghilterra è già successo. Il lavorio dei Galliani, Giraudo Dal Cin e compagnia attorno all'elezione federale fa pensare che al fondo del tunnel ci sia questa alternativa: o padroni o fuori. Giancarlo Abete gente che non trova l'accordo neppure su una poltrona. Hanno dato a Campana il batacchio giusto per far sentire la propria voce. Il tifoso guarda la tv, scruta il calcio estivo e gli sembra che tutto sommato le cose funzionino: ci sono quelli che segnano e quelli che parano, come sempre. E gli arbitri si presentano puntuali. «Il resto è politica», si dice con la disaffezione che lo sportivo prova istintivamente per le beghe di Palazzo. Ma il calcio commissariato non è uno scherzo. E' la vetrina di una grande confusione di idee e di ruoli che lo pervade da un paio d'anni e che si è accentuata con la sentenza Bosman, con il cerchiobottismo di Matarrese, con l'attrito evidente tra mondi che viaggiano ormai a diversa velocità perché il football Marce Ansaldo ■■*■

Luoghi citati: Campana, Inghilterra, Milano