Gli ultimi giorni di un bandito di Alessandra Levantesi

Gli ultimi giorni di un bandito Gli ultimi giorni di un bandito Oggi «Nerolio» da Pasolini, rifiutato a Venezia LOCARNO. Piccoli festival crescono. Piccolo fra i grandi e sempre più grande fra i piccoli, ogni estate da quasi cinquant'anni Locamo continua a svolgere una sua funzione particolarissima: già luogo d'incontro fra Est e Ovest quando Venezia e Cannes erano afflitti dalla sindrome della guerra fredda, nelle mani di Marco Mùller la manifestazione ticinese si è andata consolidando come la vetrina del cinema indipendente. Con la sua Piazza Grande capace di mobilitare 7000 persone, con il Palazzetto Fevi che ospita sino a 3000 spettatori per film spesso difficili o emarginati, con le imponenti retrospettive che immancabilmente segnano una tappa nella storiografia critica degli autori prescelti: e quest'anno è la volta dell'opera omnia, 33 titoli, del maestro egiziano Youssef Chahine, accompagnata da un numero speciale dei «Cahiers du Cinema». Il concorso, che è solo una delle molteplici sezioni in cui si articola il Festival, schiera 17 film tra i quali due italiani: lo scottante «Nerolio» di Aurelio Grimaldi, ispirato a Pasolini che sarà in programma oggi e il rigoroso «Tiburzi» di Paolo Benvenuti favorevolmente accolto l'altro ieri. Chi era Domenico Tiburzi oggi come oggi lo sanno solo gli abitanti e i frequentatori abituali della Maremma, ma cento anni I PROGRAMMI DI OGGI fa, il 24 ottobre 1896, quando ormai sessantenne fu assassinato dai carabinieri alle porte di Capalbio, 0 «re di Montauto» finì sulla copertina del popolare supplemento della «Tribuna»: un ingenuo disegno a tutta pagina sceneggiava l'uccisione con il titolo «La fine di un celebre brigante». Però i fatti restano avvolti nel mistero: come mezzo secolo dopo nel caso del bandito Giuliano, quella morte faceva comodo a molti, soprattutto ai ricchi latifondisti che a lungo avevano elargito una «paghetta» allo scomparso per assicurarsene la protezione; e che, se il bandito fosse stato preso vivo, avrehbero rischiato l'accusa di favoreggiamento. Di questa figura metà maledetta e metà benedetta dalle povere genti della Maremma che vedevano in lui anche un difensore dai soprusi dei potenti, il cineasta Benvenuti racconta gli ultimi tre giorni, coniugando sulla base di una rigorosa documentazione le ragioni della storia e quelle della mitologia. L'idea non è tanto che Tiburzi sia uno Zorro locale, quanto il rappresentante di una cultura ancestrale, «ultimo etrusco alle soglie del Ventesimo secolo». All'inizio il film narra come in un teatrino brechtiano le indagini delle forze dell'ordine in un contesto di analfabetismo e miseria, malaria e latifondo, fertile terreno del brigantaggio. Poi dietro a due carabinieri travestiti da cacciatori penetriamo nei boschi antichi e incontaminati dove «Domenichino» trascorse gran parte della sua esistenza alla macchia: anche se a leggere i gustosi aneddoti raccolti dallo studioso Alfio Cavoli (consulente di Benvenuti), Tiburzi pur condannato a morte in occasione di pranzi e feste usciva dalla clandestinità sfidando la legge. Ed è solo dopo averci introdotti nei suoi luoghi che Benvenuti fa entrare in scena il leggendario bandito, un omettino con la barba bianca, l'aria fiera e dimessa, che nel casolare alle Forane dove si è rifugiato vediamo attendere l'appuntamento con la morte, mangiando silenziosamente una mela. Al conciso taglio drammaturgico corrisponde nella scrittura di Benvenuti un passo narrativo volto a ricreare il sentimento di un'epoca ancora scandita dai ritmi naturali. Come dire che di questo giallo all'italiana che non fu né il primo né l'ultimo, al cineasta pittore interessa la sua verità più profonda e antropologica, sostenuta dalla presenza di interpreti presi dalla vita e incorniciata dalla vigorosa voce popolaresca di una cantautrice che si chiama Silvana Pampanini. Alessandra Levantesi

Persone citate: Alfio Cavoli, Aurelio Grimaldi, Benvenuti, Domenico Tiburzi, Paolo Benvenuti, Pasolini, Silvana Pampanini, Youssef Chahine

Luoghi citati: Cannes, Capalbio, Venezia