Le montagne contro il pop

In mostra a Varallo le carte a pastello di Attilio Forgioli In mostra a Varallo le carte a pastello di Attilio Forgioli Le montagne contro il pop Immagini di sogno fra morbide ombre E- VARALLO SISTE un luogo magico, di tempo sospeso, nel cuore antico del capoluo go della Valsesia, laddove la strada fra la Bassa e l'Alta Valle passa sul ponte del Mastallone appena sopra il suo sbocco nei Sesia. Nel '500, Giacomo Preti di Boccioleto detto «Giacomaccio», brigante da strada con patenti mercenarie e nobilitanti di Carlo V, scendeva a bloccarlo in nome dell'Imperatore. Sulla cappa in stucco del grande camino, che l'ultima proprietaria della sua casaforte mi vendette decenni fa, c'è ancora il suo stemma un poco sfregiato. Nel primo Settecento, in tempi più placidi, in mezzo alle vecchie case dal tetto di beole che calano sul ponte dall'imo e dall'altro lato, i D'Adda milanesi, grandi patroni del Sacro Monte, eressero un bel palazzo barocco, la cui donazione alla città fra le due guerre fruttò alla Pinacoteca di Varallo un bel Magnasco e rare nature morte floreali firmate «di Giuseppe Vicenzino» e «di Margherita Caffi». In questa intatta aura magica nulla era più adatto delle sale di Palazzo D'Adda, ottimamente allestite per mostre temporanee, per ospitare l'altra magia attuale, delicata ma intrigante, delle piccole carte a pastello di Attilio Forgioli. Montagne d'ombra, fino al 20 agosto (catalogo Giorgio Mondadori con interventi di Marco Vallora e Marco Goldin), è il temaomaggio prevalente di questo lombardo che, dopo avere impastato e intessuto le sue acidule matasse cromatiche di sogni di natura, dai parchi urbani milanesi ad una cupa Senna degli anni della guerra d'Algeria, fino alle spiagge e alle isole sicule rese illusorie come da un velo di calore atomico, da più di vent'anni ha scoperto l'Alta Valsesia, da Riva Valdobbia ad Alagna. Davanti a Casa, datato '70, l'occhio chiaro del pensoso Forgioli, uomo di forme e di gesti e di immagini-sogno e non di parole parlate, si accende e il suo discorso avaro ricorda che quella è la prima carta registrante l'incontro con Riva Valdobbia. Sul bianco intatto, segno di astrazione mentale, la doppia falda grigioviola del tetto regge il segmento più scuro delle beole; dietro e sopra quella traccia essenziale si estende l'ombra- corpo gngioverdastra della parete montana, con un composto pittorico misteriosamente asciutto e denso come solo Forgioli riesce a fare: nient'altro. Oggi, nelle due versioni intitolate Febbraio 1996, lo stesso tema concerne in modi più complessi le baite walser di Alagna, con le morbide ombre invernali viola e lilla sul negativo bianco della neve - ed è una chiave di lettura dell'arte di Forgioli il confronto di questo bianco «fisico» e quello psichico e magico del foglio del 1970 - e il giallo indorato dal sole invernale delle pareti di legno. Frammezzo, a diecine, scatta- SCEGLIENDO TRA LE A sinistra Attilio Forgioli e a destra una delle sue magiche carte a pastello dedicate alle montagne della Valsesia MMMNMi no i cunei delle montagne, talora in grigioviola sommesso - che è comunque sempre il pedale, il basso continuo da cui si dipartono i contrappunti cromatici di Forgioli - talora pirotecnici di blu e rossi sanguigni, gialli oro e verdi cupi: più morbidi, velati, vellutati fra aprile e settembre, più fantastici ed esplosivi, pur MOS RE

Luoghi citati: Alagna, Algeria, Boccioleto, Riva Valdobbia, Sacro Monte