Italia la penisola del tesoro

Ogni giorno nascono quaranta Paperoni. A Lombardia e Val d'Aosta il primato Ogni giorno nascono quaranta Paperoni. A Lombardia e Val d'Aosta il primato Italia, la penisola del tesoro Sono oltre 31 mila i conti in banca miliardari F =1 Una bassa inflazione e la difesa del benessere ROMA. Basta guardarsi attorno. E curiosare fra qualche palazzo. Senza fatica si scopre rapidamente un miliardario. Ce ne sono un'infinità, anche se si stenta a crederlo. Sono infatti quasi trentunmila gli italiani con più di un miliardo di lire depositato sul conto corrente o sul libretto di risparmio. Si tratta di un vero e proprio esercito: c'è un riccone ogni duemila abitanti appena. La fotografia di un Paese che può far invidia agli sceicchi è contenuta nell'ultimo bollettino statistico della Banca d'Italia. A sorprendere non è solo la quantità di persone piene di soldi, ma anche il fatto che il loro numero aumenta velocemente. Ogni giorno quaranta italiani si aggiungono a quanti fanno già parte del club dei miliardari. L'ultimo bollettino della Banca d'Italia rivela infatti che i clienti delle banche con depositi miliardari erano pari a 27.351 il 31 settembre scorso e sono diventati 30.959 alla fine dell'anno. Tanti, davvero tanti, anche se la lista può comprendere oltre alle persone anche società o aziende. Inevitabile il soprannome di Paperon de' Paperoni per tutte queste persone con larga disponibilità di quattrini. La maggior parte di loro, quasi un terzo, risiede in Lombardia: i titolari di depositi miliardari di questa regione sono 9263. Al secondo posto, molto distanziato, c'è il Lazio con 3911 LA FINE DEL POSTO SICURO BONN NOSTRO SERVIZIO Le regioni tedesche nei prossimi anni vogliono ridurre drasticamente il numero dei funzionari pubblici. Da un giro di dichiarazioni riportate dal settimanale «Welt am Sonntag» risulta infatti che i presidenti dei governi regionali dei diversi Laender tedeschi, ciascuno a modo proprio, perseguono un obbiettivo comune: eliminare decine di migliaia di posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Il motivo è l'esplosione dei costi delle pensioni che nei prossimi vent'anni raggiungeranno proporzioni insostenibili per le amministrazioni regionali in parte già gravemente indebitate. Se adesso, nella Germania di Helmut Kohl, i Laender tedeschi pagano 54 mila miliardi di lire per le pensioni ai pubblici funzionari - ha calcolato lo stesso Dbb (associazione dei funzionari tedeschi) - nel 2030, con l'ondata progressiva di nuovi pensionamenti, questa cifra verrà triplicata, raggiungendo i 164 mila miliardi. Per la prima volta in Germania gli strali del risparmio raggiungono anche una categoria di intoccabili, i Il governatore di Bankltalia, Fazio danarosi. Con uno sprint bruciante l'Emilia Romagna ha soffiato il terzo posto al Piemonte: 3121 miliardari contro 3099. Chi volesse in particolare mettersi a cercare un miliardario in Lombardia se la caverebbe senza perdere troppo tempo. Gli basterebbe incontrare soltanto mille persone per essere sicuro di scovare almeno un titolare di un ricco conto in banca. La domenica, quando lo stadio di San Siro è pieno di spettatori, assistono alla partita 80-90 miliardari. Anche la piccola Valle d'Aosta non se la passa male. Figura al secondo posto fra le regioni come densità di super correntisti, uno ogni 829 abitanti. Ma scendendo verso Sud la ricerca dei miliardari diventa più complicata. In Basilicata, Calabria e Sardegna se ne trova uno ogni diecimila abitanti. Superato dalla Lombardia per quanto riguarda il numero di depositi d'oro, il Lazio si prende la rivincita per la consistenza di conti e libretti. In media ogni deposito è pari a quattro miliardi e 266 milioni contro i due miliardi e 742 milioni della Lombardia, i tre miliardi esatti del Trentino Alto Adige e il miliardo e 695 milioni della regione calabra. Alle spalle dei miliardari incalza anche una piccola folla di coloro che hanno più chances di diventarlo presto. Sono 59.027 alla fine dello scorso dicembre (cioè cinquemila in più rispetto a tre mesi prima) i titolari di conti con una cifra compresa tra 500 e 999 milioni. I conti tra 250 e 500 milioni sono invece 162.522. Al di là dell'esistenza di tanti e tanti insospettati miliardari, le statistiche della Banca d'Italia sembrano rivelare anche che sono molto numerosi gli italiani che continuano a tenere immobilizzate in banca somme consistenti. Somme che non vengono investite né in Bot, né in azioni, né in fondi, né in immobili. Insomma, sembra esserci il piacere di avere il denaro a disposizione. Per qualsiasi sfizio, [r. r.] OLTRE LA LIRA ULLA riduzione dell'inflazione si confrontano due scuole di pensiero. La prima, che possiamo definire strutturalista, la imputa a fattori, appunto, strutturali. Come tali, questi fattori dovrebbero durare nel tempo e, quindi, segnare una svolta, radicale e definitiva, rispetto ai vent'anni passati, durante i quali l'inflazione con la quale abbiamo convissuto si è stampata nella nostra mentalità e nei nostri comportamenti. Questa interpretazione si basa sul fatto che l'inflazione è ridotta in tutto il mondo, dovunque essendo stata effettuata la scelta di combatterla con politiche determinate e convincenti - l'insegnamento, potrà sembrare curioso, è quello di Keynes - al fine di indurre i tassi di interesse reali a ripiegare e poter fondare su un costo del capitale basso un grande, durevole, universale ciclo di sviluppo. Di conseguenza - sostiene questa scuola - l'inflazione è ormai «naturalmente» bassa e può riprendere solo a causa di durevoli svalutazioni del cambio, oppure in seguito a politiche nazionali scientemente dissennate. All'opposto c'è l'interpretazione «congiunturalista», secondo la quale i prezzi salgono più lentamente, non salgono affatto o addirittura si riducono perché l'economia - e non solo la nostra - è deflazionata: i governi spendono poco per ristrettezze di bilancio, i consumi ristagnano perché la gente se la passa male, e gli investimenti complessivi, a parte quelli di razionalizzazione fatti essenzialmente per ridurre i dipendenti dei quali il ciclo produttivo ha bisogno, non possono che languire anch'essi. E' una tesi, questa, derivante dall'evidenza empirica e dalle sensazioni che questa induce più che da vere e proprie analisi economiche. Ciò nondimeno, essa trova un suo fondamento nella circostanza che inflazione bassa e crescita economica sostenuta non hanno mai convissuto per periodi significativamente lunghi. Almeno in Europa, e soprattutto in Italia, dietro questo diffuso scetticismo sta una realtà, che tutti hanno potuto ben constatare, fatta di un benessere che è cresciuto quando l'inflazione era più alta e che ora, con un'inflazione più contenuta, si va riducendo. Chi è appena più avveduto sa che, in Europa e soprattutto in Italia, quel benessere era in parte illusorio perché derivante anche da debiti e, comunque, da scarsa capitalizzazione. Ciò nondimeno, l'esperienza della maggior parte delle persone non conforta la tesi della compatibilità tra bassa inflazione e difesa del benessere. Queste due interpretazioni, apparentemente di segno opposto, non sono tuttavia in sostanziale contraddizione. Proprio perché l'arretramento dell'inflazione sta avvenendo dovunque, facendo perciò ritenere che sia imputabile alla globalizzazione dei mercati ed vunc re ( globi LA MAPPA ©Ei RICCHISSIMI all'aumento della concorrenza, non è affatto detto che esso debba necessariamente essere accompagnato da politiche economiche restrittive. E' ormai dimostrato che le politiche di aggiustamento dei conti pubblici girano a vuoto se producono un rallentamento della crescita poiché questa, a sua volta, induce una dilatazione della spesa ed una contrazione delle entrate. Parimenti, nell'economia privata, il contenimento dei redditi da lavoro non «rende» i benefici sperati se determina una flessione della domanda che, riducendo i volumi della produzione, è causa di un aumento dei costi unitari e di un generale abbassamento della produttività. Insomma, le autorità monetarie e governative continuano a tenere - come dicono - la guardia alta per radicare la convinzione che l'inflazione è battuta, ma forse così facendo dimostrano che gli ultimi da convincere sono proprio loro. D'altra parte, se è vero che la riduzione dell'inflazione in Italia e in Europa può essere un fatto strutturale indotto dalle aspettative di stabilità dei prezzi, è anche vero che queste aspettative sono state alimentate, o forse create, dal piglio delle banche centrali, dalla severità delle politiche di bilancio, dalla distruzione di posti di lavoro. E allora se l'obiettivo è di convincere che l'inflazione è battuta, non c'è che da collaudarla in presenza di politiche meno restrittive: se gli «strutturalisti» hanno ragione i prezzi terranno e i sistemi economici potranno riprendere a crescere in condizioni monetarie ordinate; nel malaugurato caso contrario, si arriverà alla conclusione che questo genere di restrizioni non serve, che penalizzare tanto fortemente il potenziale di crescita delle economie non risolve comunque il problema e che, dunque, converrà cercare una soluzione in qualche altra direzione. E' un rischio, certo; ma per sradicare definitivamente la mentalità inflazionista, in Italia e in Europa, non rimane che dimostrare che stabilità monetaria e crescita economica possono convivere. Altrimenti l'attesa che l'inflazione possa riprendere continuerà a covare, e ci si continuerà a chiedere che vale ridurre l'inflazione se poi la gente sta peggio. E fino a quando quella dimostrazione non sarà data e questi interrogativi continueranno a serpeggiare, l'inflazione non potrà dirsi davvero battuta. Regions Depositi Crescila Ammonlare Ammonlare miliardari negli ullimi depositi in medio dicembre '95 Ire mesi miliardi di lire LOMBARDIA 9263 +927 .25.041 2,7 LAZIO 3911 +423 16.688 4,3 EMILIA-ROM. 3121 +532 7395 2,4 PIEMONTE 3099 +457 11.184 3,6 VENETO 2462 +334 5642 2,3 TOSCANA 2418 +319 5236 2,2 CAMPANIA 1987 +189 4029 2,0 PUGLIA 909 + 80 1748 1,9 SICILIA 785 + 43 1896 2,4 UGURIA 778 + 48 1746 2,2 FRIUUVG. 484 + 67 978 2,0 MARCHE 439 + 75 974 2,2 SARDEGNA 342 - 1 875 2,6 ABRUZZO 233 + 36 433 1,9 CALABRIA 199 + 21 337 1,7 TRENTINO 179 + 34 544 3,0 UMBRIA 152 + 30 315 2,0 VALD'AOSTA 98 - 5 210 2,1 MOUSE 54 +3 121 2,2 BASILIC ATA 46 - 4 92 2,0

Persone citate: Helmut Kohl, Keynes, Sonntag