L'EUROPA E L'ENIGMA DEL FONDAMENTALISMO

DOPO LE SANZIONI DEGLI STATI UNITI DOPO LE SANZIONI DEGLI STATI UNITI L'EUROPA E L'ENIGMA DEL FONDAMENTALISMO Il leader del Carroccio: rimando la Pivetti «morta» in Vaticano «Pronti u reagire alia lega» Napolitano invita Bossi alla calma "1 MAFIOSI SULLA TORRE DI PISA SI può capire il risentimento che s'è diffuso in Europa contro la decisione statunitense di colpire il terrorismo in Iran e Libia con sanzioni economiche ampie, imposte con criteri extraterritoriali anche a imprese non americane. Si possono capire la fierezza, la mortificazione: d'improvviso, gli europei si sono accorti di non essere altro che nazioni vassalle, al servizio della potenza guida. Si sono accorti di non contare nulla, di non rappresentare nulla. Trattati come minorenni indisciplinati che vanno messi in riga, gli europei hanno giustamente difeso i fondamenti delle relazioni tra nazioni: l'autonomia delle politiche estere, la sovranità dei singoli Stati, che Clinton mostra di sprezzare monopolizzando quella che resta prerogativa essenziale del sovrano classico: la decisione in situazioni di emergenza, di pericolo. Solo in un regno mondiale di Pace Perpetua - ritenuto improbabile dallo stesso Kant che l'aveva invocato - o in un regno di bellicoso totalitarismo stile sovietico, le singole sovranità vengono sacrificate a un'istanza eticamente superiore, incaricata di regolare il mondo e di moralizzarlo a partire da un unico centro ideologico. Ma questo centro non esiste, nonostante lo spirito storicamente messianico, missionario, dell'America. Washington ha compreso con ritardo che esiste una minaccia terroristica mondializzata contro l'Occidente, cui bisogna dare risposte mondiali; e ancor oggi fatica immensamente a definire il pericolo che si nasconde nell'islamismo politico, a elaborare strategie di prevenzione del terrorismo oltre che di punizione ex post. Fatica a dire il perché delle nuove guerre antioccidentali, il perché di una durezza contro Iran e Libia che risparmia oculatamente la Siria, il Sudan. Fatica a dire in nome di che - di quale idea della civilizzazione, di quale concetto occidentale della modernità l'Occidente deve contrattaccare, prevenire. Né gli europei hanno tutti i torti, quando temono l'inefficacia delle sanzioni contro alcuni Stati alimentatori del terrorismo: in genere, le sanzioni funzionano quando LA PIOVRA CONTRO L'ARTE esistono élite locali legate all'Occidente che sono sufficientemente potenti, influenti, come fu il caso del Sud Africa e come potrebbe essere il caso della Russia, immersa nella guerra cecena. Infine non sono gli Stati in quanto tali a condurre guerre generalizzate contro la civilizzazione occidentale, soprattutto alla vigilia di elezioni democratiche. La responsabilità di questi ultimi è chiara, ma l'integralismo antidemocratico trasgredisce le frontiere nazionali classiche, ed è un'internazionale dai molti volti: la principale di queste internazionali è composta da combattenti afghani che Washington ha lungamente finanziato e addestrato, durante la guerra sovietica contro Kabul. Ma l'Europa che si indigna non ha vere ragioni, di stupirsi o di offendersi. Non può stupirsi di esser trattata alla stregua di un valletto, di un minorenne, quando per anni - da quando è caduto il Muro di Berlino - si è comportata precisamente come un valletto, un minorenne. Non possono fare il broncio nazioni che non sanno più cosa voglia dire la sovranità, o l'autonomia della politica. Sovrano è chi decide, e gli europei non hanno deciso alcunché, contro le epurazioni etnico-religiose in Bosnia. Non hanno concepito alcuna strategia, per mettere in guardia e fermare i russi nella loro guerra di religione e di razza nel Caucaso. Hanno lasciato che fosse l'Islam radicale - e in particolare l'Intemazionale afghana - a difendere l'indipendenza in Bosnia o Cecenia, in tal modo hanno radicalizzato in questi Paesi un Islam che inizialmente non era integralista, che inizialmente si era rivolto all'Occidente, sia a Sarajevo sia a Grozny. Sovrano è inoltre chi sa distinguere tra interessi etico-politici e interessi economici, chi sa subordinare i secondi ai primi, se necessario. Non ha questa fisionomia, l'Europa di Maastricht che oggi è scorbutica con Washington ma che non ha nessuna idea propria, su come combattere l'Islam terrorista: quest'Europa di Maa- UN fiore di pietra non solo può appassire come qualsiasi rosa: una mano dannata e nera può strapparlo via, rendere il suo luogo deserto. E ora sappiamo che c'era un piano mafioso per distruggere, con un atto di guerra allo Stato, il pendulo fiore della torre di Pisa. Tecnicamente e militarmente possibile e di succulenta «resa d'immagine» criminale, il colpo... Eccessiva, forse, anche per dei bruti ciechi: il colpo, per la troppa risonanza, avrebbe potuto danneggiare l'organizzazione. Altri colpi, contro la vita del pensiero e l'essenza stessa della civiltà italiana, iurono fatti: Georgofili, San Giorgio al Veiabro, il Pac di Milano... Anni fa furono pensate per la distruzione, da guerrasantisti orientali, si disse, le due basiliche francescane di Assisi. (Troppe Marce per la Pace finiscono per nuocere). Anche i fiori di pietra sono mortali. Ecco, sulla rivelazione pentitistica del piano contro la torre e il significato esoterico agghiacciante di un'espressione come «Cosa Nostra» («voi non siete noi: siete merce, siete iloti, siete altro») che pone i membri di questa associazione segreta in uno spazio menrale di totale estraneità al resto della società, trattava Emilio Tadini sul «Corriere» del 7 agosto, in un articolo di prima ben più filosofico che politico, e meritevole di essere letto e meditato, per la novità e la pregnanza del ragionamento, da quanti più lettori possibile. Condannando a morte incessantemente esseri umani, bambini compresi, l'Organizzazione mantiene (da carnefice a vittima) un certo rapporto con entità viventi diverse dalla propria, le riconosce in figura di magistrati, poliziotti, nipoti e cognati su cui esercitare vendette, ma la condanna a morte di un monumento, di una biblioteca o di un museo piglia una connotazione diabolica, non c'è odio, non c'è vendetta personale, il messaggio che si vuole trasmettere è più sottile, più largamente minaccioso. C'è del diabolico nellispira- ROMA. Il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano ha fatto sapere che lo Stato reagirà con «fermezza» di fronte alle minacce di Bossi. «Il ricorso - ha spiegato il mininistro - non solo a toni sempre più violenti di contrapposizione secessionista, ma ad annunci e minacce di azioni palesemente illegali può preludere a comportamenti o provocare, al di là delle intenzioni, atti incontrollati a cui lo Stato dovrebbe reagire con fermezza. Prenderemo tutti i provvedimenti del caso per evitare che alla manifestazione del prossimo 15 settembre si verifichino incidenti. Ma parlando ad un comizio a Santo Stefano di Cadore il leader leghista ha pronunciato altre minacce. «Vedo che Roma e il Vaticano - ha detto Bossi - si muovono per la Pivetti. Patti chiari e amicizia lunga, Vaticano. Io la Pivetti gliela mando indietro morta. Non è mai stata della Lega, era mandata dal Vaticano, e io gli rimando indietro il loro uomo, morto secco». W$M$^$$&M!$$$$$ IL JVIINISTRO DELL'INTERNO $$M$MM§Mtt$$i$; AMATO E ROMANO