Colletti e le Fosse Ardeatine; «Quel volpone di Rothschild» e Cavour di Primo Levi

Colletti e le Fosse Ardeatine; «Quel volpone di Rothschild» e Cavour Colletti e le Fosse Ardeatine; «Quel volpone di Rothschild» e Cavour della cultura di Colletti non abbia letto 1 sommersi e i salvati di Primo Levi e non si può nemmeno pensare che egli non sappia distinguere tra le teorie laiche sull'unicità delle Shoah e gli obblighi religiosi degli ebrei in quanto primi destinatari della «Legge». Resta ancora più astrusa in questo contesto la correlazione tra la Shoah e le Fosse Ardeatine. Ci troviamo qui in presenza del solito, ripetitivo, volutamente confusionario, volgare, antisemitismo. C'è sempre qualcuno disposto ad alimentarlo. Non dimentichiamo. Lia Montel Tagliacozzo pres. coni, ebraica, Torino Palermo, il pds e la de d'antan Il pds di oggi è mi po' come la vecchia democrazia cristiana! A supporto di questa tesi si possono portare le modalità con le quali a Palermo il pds ha fatto le liste per le recenti elezioni regionali: pur di vincere ha imbarcato tutto ed il contrario di tutto, razziando nelle aree di soggetti politici ed istituzionali alleati. Malgrado ciò il pds a Palermo, come in Sicilia, è riuscito a perdere consensi persino rispetto alle elezioni nazionali che si erano svolte qualche settimana prima! Il pds, sia a livello nazionale che a livello locale, invece di porsi come propulsore di una grande alleanza di governo, opera grettamente per incrementare di qualche punto percentuale i suoi consensi a discapito dei suoi alleati naturali. In questo panorama se il neo ca • pogruppo del pds alla Provincia di Palermo afferma che non è scontata la ricandidatura di Orlando a suidaco, io avverto l'obbligo di sostenere che non è detto che il movimento della Rete e l'area moderata della nostra città debbano continuare ad essere alleati di un siffatto pds. Se, sia a livello nazionale che a livello locale, il pds dimentica questo, vuol dire che non sa o che non vuole governare! Andrea Volpe Consigliere al Comune di Palermo < LA LETTERA DI O.d.B. lcio acolo esco tive. Negli ultimi anni, però, tutto è andato decadendo e imbarbarendo. L'ultima rissa delle votazioni della Fgci cocciutamente contrastanti, le insinuazioni imperdonabili, le accuse infamanti, i due inutili ballottaggi, han fatto si che il luogo in cui si svolgeva il confronto tra l'avvocato Nizzola e il dottor Abete semi: rasse sempre più simile, addirittura identico, a Montecitorio che è il luogo in cui spesso è messo in scena lo scontro parlamentare ma anche muscolare dei politici italiani. Ormai è finita, e non c'è neppure più da spargere troppe lacrime. Il Coni, sebbene guidato da un nemico dichiarato del calcio come Pescante, certo rappezzerà momentaneamente la situazione perché troppi interessi economici sono legati al pallone, ma non potrà raddrizzare l'interesse per quello che, solo ironicamente, potremmo continuare a chiamare «il gioco più bello del mondo...». Gentile Signor Venti, d'accordo, ha detto la sua. E io la trasmetto ai lettori, molti dei quali, non dubito, approveranno. Purtroppo noi italiani non sappiamo trattare con mano leggera neppure un gioco e, in compenso, non sappiamo trattare seriamente neppure una tragedia. Trattiamo tutto allo stesso modo, grottesco e indecoroso. Gentile Signor Del Buono, sono di nuovo a scocciarla sempre a proposito del calcio. Si ricorda di me? lo le scrivo ogni tanto e solo su un argomento. Non che non ci siano faccende più importanti e più drammatiche di cui occuparci, ma, parlando di calcio, ho l'impressione di parlare del resto che avviene in Italia. La caduta del tirannello Matarrese ha sconvolto temo irreparabilmente il mondo del pallone. E, d'altra parte, mi sembra che sia in preparazione uno sfruttamento ancor più intensivo del calcio in tv che finirà per dissolvere negli sbadigli anche le immagini malgirate delle partite... Mino Venti, Monza GENTILE Signor Venti, dovrei ringraziarla per la sua fedeltà perché è riuscito a rintracciarmi a mezzo fax anche se attualmente mi trovo fuori casa. C'era tanta fretta di riprendere a parlare di calcio? Devo concludere che lei non poteva aspettare neppure un poco, che almeno ricominciasse il campionato? Eppure, non aveva nulla da chiedermi perché nella sua lettera non è ospitato alcun interrogativo, lei non aspetta da me una risposta più o meno esauriente. Ma evidentemente ha avuto bisogno di erudirmi con qualche opinione da lei elaborata e ritenuta meritevole di diffusione. Non posso quindi rifiutarne la pubblicazione. «E' già luogo comune che il gioco del calcio è una specie di metafora nel bene e nel male della nostra penisola», lei scrive, «ma finora le cose positive superavano o almeno si mantenevano alla pari con quelle nega- Il caspettgrott stesse che qui, oltre a non avere le spese per il nostro lungo inverno. Per tornare alle strade, chissà se saranno in un prossimo programma le già annosamente richieste dai Presidenti delle Province. Il parziale raddoppio della TorinoSavona (funestata in questi trent'anni di attesa da centinaia di morti) e la mancante Asti-Cuneo. Luciana Cavallero, Torino Vecchio Piemonte e grandi banche Nel servizio de La Stampa del 12 luglio, a proposito della morte di Amschel Rothschild, era detto: «Come famiglia, i Rothschild non hanno avuto altrettanto successo di quello incontrato come banca». Eppure James, banchiere a Parigi, non ebbe il vento in poppa con il governo subalpino per l'ostilità del Conte di Cavour. In seguito alla sconfitta di Novara, il Piemonte dovette subire le condizioni dell'Austria: pagamento di un'indennità di guerra per 75 milioni e ritorno all'assolutismo, ma quest'ultima pretesa fu rintuzzata prontamente dal Re Galantuomo, di cui è testimonianza il memorabile proclama di Moncalieri. A giudizio del Conte di Cavour, allora semplice deputato, l'indennità di guerra era sopportabile, al contrario del ministro delle Finanze di allora Nigra (omonimo del noto Costantino), ritenendolo assolutamente incapace, al punto di farsi «mettere nel sacco da quel volpone di Rothschild», riguardo alle trattative per la concessione di un prestito. Ma l'astuto banchiere, dice lo storico palermitano Omodeo, tentò di blandire, fino a comprarlo, il Conte di Cavour. Il quale nel 1850, l'anno in cui farà parte del gabinetto d'Azeglio, informa l'amico banchiere De La Rue: «Questa mattina il signor Landaur è venuto a offrirmi da parte di Rothschild di acquistare da lui ciò che io desiderassi al prezzo corrente. Ho rifiutato: questa offerta mi ha messo in grado di giudicare il modo con il quale si trattano gli affari nella maggior parte dei gabinetti d'Europa». Che si dovesse contrarre un prestito con una banca diversa da quella di Rothschild, egli era ormai deciso. Infatti l'accordo venne concluso con la banca Hambro di Londra. Era venuto il momento di dare l'ostracismo alla banca di Rothschild. Angelo Giumento, Palermo Informatori scientifici non gente assillante Con riferimento alle interviste al prof. Fabris e al dr. Cattani riportate su La Stampa del 31 luglio, vorremmo ricordare che quella dell'informatore scientifico del farmaco è una professione riconosciuta e regolamentata dal ministero della Sanità, tanto quanto quella del medico o di farmacista, per cui non riconosciamo diritto ad alcuno di virgolettarci o di essere definiti assillanti. Assillati siamo noi dal fatto che si continui a permettere di scrivere articoli a tema specifico a persone disinformate, prevenute, in malafede, nonché totalmente incompetenti nella materia di cui scrivono, nella fattispecie in farmacologia ed economia farmaceutica. Fra di noi ci possono essere anche alcune persone poco preparate, ma vi assicuriamo che sono una minoranza, essendo ormai quasi tutti, per legge, laureati in farmacia, medicina e biologia. Del resto anche sulla carta stampata Igor Man, Frutterò & Lucentini o Raspelli sono costretti a convivere con «giornalisti» come Marco Neirotti. Un gruppo di informatori scientifici piemontesi Ho pieno rispetto per gli «informatori scientifici», tra i quali ho anche amici che mi raccontano cose interessanti. So che sono tanti e, ogni tot pazienti, presentano prodotti ai medici. Dunque, nulla di negativo: la domanda era piuttosto se i medici riescono a raccapezzarsi. Quanto alla convivenza tra firme in un giornale, bontà dei miei colleghi. Come è bontà dei seri informatori scientifici, che apprezzo, convivere con «colleghi» che non hanno nemmeno il coraggio di firmarsi, [m. n.]