Jumbo Twa, la prova della bomba
Jumbo Twa, la prova della bomba Jumbo Twa, la prova della bomba Dai bagagli la conferma dell'ipotesi dell'attentato NEW YORK. Un cumulo di bagagli avvistati in fondo al mare sembra confermare che una bomba nella stiva ha provocato l'esplosione del jumbo della Twa, secondo quanto scriveva ieri il New York Times. Le navi da ricognizione che stanno perlustrando il fondo dell'oceano hanno trovato i resti di decine di valigie in un punto molto più vicino alla costa di quello dove sabato scorso era stata recuperata la cabina dell'aereo. Le telecamere calate in fondo al mare hanno messo a fuoco gli oggetti con tale precisione che si potevano leggere i nomi dei passeggeri sulle etichette dei bagagli di prima classe. Alcune valigie sono intatte, altre hanno sparso il loro contenuto nel raggio di qualche decina di metri. La posizione delle valigie ancora sul fondo dell'oceano - secondo alcuni specialisti della polizia scientifica - è tale da far pensare che l'esplosione sia avvenuta nella stiva. In questo caso i bagagli sarebbero stati catapultati in mare, mentre l'aereo avrebbe continuato la sua rotta per- qualche secondo prima di spezzarsi in due tronconi e precipitare. Questo spiegherebbe perché la cabina, con i corpi di un pilota e di un ingegnere di volo ancora legati ai loro sedili, è stata ritrovata molto più lontana dal punto di partenza rispetto alle valigie. L'esplosio- direttore dell'Fbi Louis Freeh ha dichiarato al Senato che non vi è una prova certa. Le valigie avvistate, comunque, rendono sempre meno credibile l'idea di un incidente. Il lavoro dei sommozzatori e dei periti che esaminano i reperti tuttavia sarà ancora lungo. A tre settimane dalla tragedia del jumbo è stata recuperata soltanto una piccola parte dei rottami. Sui frammenti analizzati non è stata ritrovata alcuna traccia di esplosivo. Intanto gli specialisti hanno terminato il loro lavoro con le «scatole nere», i registratori di voli, ma né i dati sulla rotta né le frasi scambiate tra i piloti sono serviti a capire cosa sia accaduto. «Ho paura che per il momento siamo giunti a un punto morto», ha dichiarato Robert Francis, vicepresidente del National Trasportation Safety Board, che sovrintende alle perizie. Dall'oceano è stato ripescato anche un altro cadavere: il numero dei corpi recuperati sale così a 195 e quello dei dispersi scende a 35. Le squadre di investigatori dell'Fbi, della compagnia aerea e dell'azienda costruttrice (la Boeing) stanno invece studiando come smantellare i rottami fin qui recuperati, ridotti a un ammasso quasi inestricabile nel quale sono imprigionati gli strumenti di volo. [Ansa-Agi] II recupero della cabina di pilotaggio del Boeing esploso il 17 luglio scorso
Persone citate: Louis Freeh, Robert Francis
Luoghi citati: New York
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