Rai domani il Cda decide i direttori dei tg

Polo diviso sul presidente, Storace contro Fumagalli Carulli. E Forza Italia non vota Polo diviso sul presidente, Storace contro Fumagalli Carulli. E Forza Italia non vota Rai, domani il Cda decide i direttori dei tg E'fumata nera per la commissione di Vigilanza commissione vigilanza Rai attribuita al Polo potrebbe far escludere la nomina alla commissione antimafia di un uomo di Forza Italia. Da qui la decisione di «boicottare» le trattative per una candidatura unica. «I leader - ha minimizzato Storace - come tutti i parlamentari stavano in vacanza, e quindi ci sarà stato un difetto di comunicazione». Di ben altro tono il commento di Ombretta Fumagalli Carulli. «La mia candidatura - ha Ccd aveva puntato sulla Fumagalli Carulli alla quale, però, Alleanza Nazionale aveva contrapposto la candidatura di Storace. La spaccatura nel Polo ha portato alla «fumata nera» e allo strascico inevitabile di polemiche. Il capogruppo Cdu al Senato, Guido Folloni, ha ipotizzato un accordo sotterraneo tra Berlusconi e D'Alema che sarebbe alla base della spaccatura nel Polo. In sostanza, il Cavaliere avrebbe il timore che una presidenza della chia. In base al regolamento la commissione è stata riconvocata nuovamente dopo un'ora dalla prima seduta, ma il presidente di turno Francesco Storace ha preso atto della mancanza di numero legale e ha rinviato la seduta ad una data da destinarsi a settembre. Alla vigilia della votazione l'Ulivo aveva dato la sua disponibilità a votare il candidato presentato dal Polo (anche se Pufondazione è nettamente contraria). Il Alla riunione di ieri erano presenti complessivamente 24 parlamentari, 17 della maggioranza, cinque del Polo e due della Lega. Per il Polo hanno presto parte alla votazione Storace e Poli Bortone (An), Fumagalli Carulli e Follini (Ccd) e Folloni (Cdu). Per Forza Italia era presente il solo senatore Emilio Novi che peraltro non ha partecipato al voto. Sono state espresse 19 schede bianche, tre sono andate al verde Mauro Paissan e due al leghista Enrico lac- tatore della convention ulivista con Lasorella (ma lui nega, facendoci ima risata). Per il Tg 3 i giochi sarebbero ancora aperti. Perchè Giulio Borrelli, che la settimana scorsa aveva visto addirittura unificarsi la redazione del Tgl per far argine ai paventati «estemi», al Tgl non potrebbe restare. Così si era pensato di metterlo al Tg3, dove tuttavia non sarebbe gradito. Tanto che ritornerebbe in auge Lucia Annunziata, che ieri mattina davano per silurata, con Borrelli vice. Oppure, ultima voce non Singrai, lasciare Moretti che va in pensione tra un anno con Barbara Palombelli condirettore. Il TgR sarebbe stato offerto a Nuccio Fava, che non ha ancora dato una risposta. «Nella nuova rete federata sarebbe una testata in liquidazione», spiega il segretario colossali interessi del business criminale, delle mafie, della droga. Spesso i due canali si intrecciano e cooperano, ciascuno ai propri fini, altrettanto spesso vi si aggiungono i servizi segreti. Cosi il terrorismo diventa - è già diventato - strumento di «grande politica» all'interno degli Stati e tra gli Stati. La lotta al terrorismo è questione che concerne tutti, non solo i potenti della terra. 11 Consiglio di Sicurezza dell'Onu è la sede appropriata per decisioni collettive e per giungere a una Convenzione Internazionale onnicomprensiva che regoli tutti i sistemi di coordinamento antiterroristico. Senza dimenticare un'avvertenza importante: attenzione a non cadere in tentazione. Cioè a illudersi di poter combattere il terrorismo adottando il principio di Neciaev: «Il fine giustifica i mezzi». La lotta contro il terrorismo deve essere al massimo livello di professionalità, detto - era stata indicata unanimemente dal Polo. Poi è venuta fuori a sorpresa la candidatura Storace. Personalmente apprezzo l'atteggiamento che l'Ulivo ha tenuto in commissione». Giovanna Melandri, deputato della sinistra democratica e responsabile della comunicazione del Pds, ha rilevato che la maggioranza «ha contribuito a garantire il numero legale, ma il Polo non ha saputo esprimere un candidato unitario». Il presidente del gruppo misto, Mauro Paissan, ha parlato di «sceneggiata messa in piedi dal Polo nei confronti di questa commissione». «Il centrodestra è allo sbando» ha detto Paissan, secondo il quale la convocazione a settembre della commissione sarà legata alla vicenda delle altre presidenze delle commissioni bicamerali. Il presidente del Ppi Giovanni Bianchi ha detto che «non si può fare la politica del carciofo: è bene che per le commissioni di garanzia ci sia un accordo complessivo». [r. i.] Enzo Siciliano presidente Rai del Singrai Paolo Cantore. In realtà i piani editoriali che il cda ieri ha discusso tutta la giornata conterrebbero solo l'indicazione di «un'apertura nei confronti del territorio». Infine, le reti. Secondo il Singrai, a Rail prevarrebbe Giovanni Tantino, cattolico-comunista della squadra di Guglielmi. Minoli andrebbe invece a Rai 3 perchè Rai2, anziché al Polo come veniva ipotizzato ancora in mattinata, sarebbe destinata a Gregorio Paolini, uomo Mediaset amico personale di Veltroni, oltre che professionista stimato da Iseppi. Ultima chicca. A sostituire il catto-diniano Maurizio Beretta, destinato al Gr, verrebbe chiamato l'editorialista deW'Herald Alan Friedman. Maria Grazia Bruzzone dura e implacabile, ma assolutamente nei ferrei limiti della legalità. Infatti ogni tentativo di «ristabilire l'ordine», in base a criteri assunti come validi non dalla comunità internazionale, ma da questo o quel Paese, si è sempre rivelato vano, quando non ha finito addirittura per innescare altre spirali terroristiche. Meno che mai opportune mi sembrano le sanzioni contro interi Paesi dopo averli sommariamente bollati con la qualifica di «terroristi». Infine non si deve perdere di vista la strada maestra: questo problema, come tutti gli altri a scala globale, è risolvibile soltanto con un movimento consensuale e collettivo verso un ordine mondiale democratico in cui venga rispettato l'equilibrio degli interessi di tutti i popoli e Paesi, piccoli e grandi. La via è lunga, ma alternative ad essa non esistono. Mikhail Gorbaciov ROMA. Grandi manovre alla periferia del Polo, teatro di una fusione tra l'Unione di centro capitanata da Costa, Biondi e Ungari e i Federalisti liberali di Negri, Cerullo e Lantella. Una strategia per riunire le forze e contarsi in vista delle prossime campagne, che si traduce in un messaggio esplicito agli alleati del centrodestra: non sottovalutateci. Di spiegare le prossime mosse si incarica Raffaele Costa, paladino dei diritti del cittadino: «E' una decisione maturata da tempo». Se è vero che l'unione fa la forza... «Non siamo così forti da essere un partito. Per ora siamo presenti in 40 province su 100, con otto parlamentari più un eurodeputato». E allora cosa siete? «Un movimento nel centrodestra ma autonomo. A novembre il congresso nazionale ratificherà la fusione». Questo cosa comporta nei rapporti con il Polo? «Nulla. Manterremo il simbolo dell'elefantino, proprio dei repubblicani americani. La doppia tessera sarà consentita solo a chi non ricopre incarichi nell'esecutivo». Andiamo, non vorrà negare che questa iniziativa può essere letta anche come un messaggio verso gli alleati. «Chiediamo più ascolto, è vero. Come è vero che siamo i minori tra i minori: purtroppo questo pesa quando i generali contano le loro truppe. Però...». Però? «Beh, che in questo momento la polifonia nel centrodestra lasci a desiderare è un dato di fatto». Un'indifferenza che penalizza le vostre iniziative. «In molti casi riceviamo dal Polo molte pacche sulle spalle, ma pochi aiuti concreti». E allora elenchiamole, queste iniziative. «Sono parecchie: l'Enciclopedia degli sprechi, il Dizionario dei privilegi, il rivoluzionario Tribunale per i diritti del cittadino... battaglie che si inseriscono nel quadro della guerra contro la burocrazia e contro la giungla retributiva. Ma in cantiere abbiamo altro: vogliamo l'abolizione delle regioni a statuto speciale, delle province, degli inutili uffici di collocamento, delle Camere di commercio. E dello spreco in generale. Ma lo sa che nelle strutture decentrate della Banca d'Italia lavorano 10 mila dipendenti?». Poi ci sono le famigerate auto blu. «Ho fatto una proposta di legge con l'obbligo di garantire un tot numero di macchine a disposizione di ogni ufficio. I dirigenti le useranno a turno. Basta con l'appalto dei veicoli. E al lavoro ci andranno con la loro auto, come usa nel resto d'Europa».

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