Consulto a Tunisi per Craxi

Arriva dall'Italia la diabetologa di fiducia. Corbelli: lasciatelo tornare a casa Arriva dall'Italia la diabetologa di fiducia. Corbelli: lasciatelo tornare a casa Consulto q Tunisi per Craxi E 'peggiorata l'infezione alpiede DA ARAFAT : : ; illll Non demonizzare ilfinanziamento rosee previsioni formulate dal governo, che nel Documento di programmazione aveva stimato una crescita del Pil al 2% l'anno prossimo. E con buona pace, soprattutto, porgli interventi correttivi di finanza pubblica predisposti dal governo Prodi, che rischiano di dover essere più pesanti del previsto, a causa di un ormai ben noto «circolo vizioso»: l'economia cresce meno, il gettito delle imposte rallenta, e quindi i saldi della prossima Finanziaria da 32.400 miliardi (due terzi di tagli alla spesa e un terzo di entrate) rischiano già ora di saltare. E se così fosse, se cioè la congiuntura palesasse effettivamente questa tendenza negativa, in autunno l'esecutivo si troverebbe di fronte a un'equazione a tre incognite, difficilissima da risolvere: rivedere la composizione della manovra (magari forzando più del previsto sulla leva fiscale), varare una politica di tagli che sia credibile per l'adesione ai criteri di Maastricht ma che ottenga il consenso sociale e non urti la suscettibilità di Rifondazione, p infine trovare le risorse necessarie a rilanciare gli investimenti e l'occupazione. Un «compito durissimo», come lo definisce lo stesso Ciampi. 11 punto e come farvi fronte. Il ministro del Tesoro ha chiara la difficoltà dell'equazione, ma ha altrettanto chiare le strategie per risolverla. Che attengono in primo luogo, com'è ovvio, alla politica, alla sua capacita di elaborare e condividere un progetto, di portarlo avanti e di difenderlo. Il governo dovrà mostrarsi coeso ed unito, perché è solo così - ricorda Carlo Azeglio - che «sarà possibile dare all'opinione pubblica una prospettiva di stabilità, e quindi di certezza e di rassicurazione nelle scelte economiche». Solo così, in altre parole, sarà possibile convincere i consumatori a riaprire il portafogli, e le imprese ad investire. In secondo luogo, le strategie attengono anche alle parti sociali, che mai come in questo momento dovranno cercare di dimostrarsi responsabili, evitando di cavalcare facili demagogie o tardivi e inattuali spiriti di rivalsa. E' inutile negare che, nel nostro Paese coir» nel resto d'Europa, ROMA. Li piede sinistro di Bettino Craxi si va aggravando. E così deve correre in Tunisia la dottoressa Ornella Melogli, diabetologa di fiducia della famiglia Craxi, aiuto del professor Guido Pozza, esperta dell'ospedale milanese San Raffaele. Non è la prima volta che i due diabotologi italiani sono costretti ad accorrere al capezzale dell'ex leader socialista. Anche quella volta, infatti, quando si temette per una rapida cancrena, e fu addirittura prospettata l'amputazione della gamba malata, la famiglia chiamò la dottoressa Melogli e il professor Pozza. I due diabetologi, cioè, che salvarono Craxi dal terribile coma diabetico di diversi anni fa. La notizia dell'aggravarsi del diabete è stata divulgata dall'avvocato Giannino Guiso, che difende Craxi in diversi processi a Milano. «Ora il quadro generale è sotto controllo, ma resta precario - ha detto Guiso, attento a non calcare i toni, ma pur sempre con accenti preoccupati -. C'è stata una ricaduta. Un'infezione sempre alla stessa gamba. La situazione comunque non desta preoccupazione». La moglie Anna, i figli Stefania e Bobo sono li con lui. Ma evidentemente la nuova infezione - aggravata chiaramente dalla calda estate tunisina - li preoccupa. Ed allora ecco che chiamano a consulto gli specialisti italiani. 0 meglio, la specialista. La dottoressa Melogli, infatti, ha seguito personalmente il diabete di Craxi fin dai tempi di Palazzo Chigi. Una donna dal carattere dolce, ma inflessibile nelle prescrizioni. Quello che ci vuole per SCOMMESSA D'AUTUNNO ROMA. Fiocco azzurro in edicola. O più esattamente rosa, visto che ieri è nato il Foglio dei fogli, il nuovo settimanale in carta rosa salmone, confratello del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, in edicola ogni lunedì. Quattro pagine di pezzi tratti da giornali e riviste, notizie alla deriva, curiosità: questo e altro viene riproposto dal neonato giornale ideato da Giorgio Dell'Arti. Che al suo esordio si guadagna la prima querela: quella di Pialuisa Bianco, tirata in ballo da Massimo Fini in un articolo pubblicato nel giugno scorso sul Giorno e ieri ripreso dal «Foglio-bis». Una querela «di riflesso», visto che la particolarità della nuova testata consiste appunto in un «collage» di notizie e di articoli già pubblicati. Come quello di Fini, che nel ripercorrere le disavventure dell'Indipendente aveva bollato senza mezzi termini la direzione della Bianco: «La Bianco sbagliò pro- mentazione del sistema partitico. Né questo è il solo difetto: concedendo benefici fiscali nel caso di erogazioni liberali, la proposta disgiunge la ripartizione delle risorse pubbliche destinate ai vari partiti dall'unico criterio accettabile: quello della loro consistenza elettorale, ancorandola alla ricchezza dei militanti anziché ai voti riportati. In altre parole, potremmo avere partiti molto votati e poco finanziati, e viceversa partiti di nessuna consistenza elettorale ma dotati in futuro di copiose risorse finanziarie. Il fondamentale principio dell'eguaglianza dei cittadini nel processo elettorale potrebbe risultarne gravemente compromesso. Ciò è tanto più vero quando si consideri che la proposta concede la facoltà di erogazioni liberali non solo alle persone fisiche, ma anche alle persone giuridiche: non solo dunque ai cittadini, ma anche alle imprese, titolari non di diritti politici ma di interessi la cui rappresentanza sarebbe opportuno non si mescolasse mai al finanziamento della politica. Sul piano del metodo, infine, i fautori della legge hanno commesso l'errore di tentarne l'approvazione in Commissione in sede deliberante, senza sottoporla ad un dibattito in aula: era fin troppo facile prevedere che ciò anziché facilitare l'approvazione della proposta avrebbe permesso agli oppositori di farle assumere il connotato di un tentativo di golpe, e di snaturamento del referendum, che essa assolutamente non ha. La legge dovrà essere migliorata, ma non lede la volontà popolare manifestatasi nel referendum, ed è indispensabile ad assicurare la sopravvivenza di un sano sistema partitico. Non è chiudendo gli occhi dinanzi al problema del costo della politica che assicureremo un corretto futuro alla democrazia dell'alternanza. CARO direttore, i recenti scontri alla Camera sulla proposta di finanziamento dei partiti ripropongono l'irrisolto problema dei costi della politica. Negli Anni Sessanta fui tra i primi a sostenere la necessità di un finanziamento pubblico a fini di trasparenza e moralizzazione. L'argomento principale, valido ancor oggi, era che in una democrazia rappresentativa i partiti sono un indispensabile tramite di formazione della volontà popolare, altrimenti esposta a suggestioni carismatiche e alla manipolazione dei media, e che vi era quindi un rilevante interesse pubblico a che in materia di costi della politica lo Stato assicurasse trasparenza e sostegno. Corollario di questo principio era che il finanziamento pubblico avrebbe moralizzato una situazione che cominciava a divenire preoccupante. Sappiamo tutti come la vicenda sia finita: e il finanziamento pubblico è stato meramente aggiuntivo e non sostitutivo di finanziamenti illeciti, ed è stato infine abrogato. A meno di voler negare che i partiti sono strumenti connaturati alla democrazia rappresentativa e che questa è la forma di governo più desiderabile, la necessità di assicurare la loro sopravvivenza rimane tuttavia inalterata. La nuova proposta firmata da Polo, Ulivo e Lega risponde dunque a un bisogno reale, non deve essere demonizzata, e basandosi su di uno scelta volontaria differisce notevolmente dalla precedente forma di finanziamento pubblico. La proposta presenta gravi difetti. Sul piano del merito, una sua prima vistosa carenza sta nel limitare i destinatari del 4 per mille ai soli partiti presenti nella quota proporzionale, con la conseguenza non solo di consolidare quella proporzionale che molti vorrebbero invece abolire, ma anche di scoraggiare le aggregazioni elettorali e di contribuire così ad un'ulteriore fram- le agi tribù

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