Goffi nono, con i piedi che sanguinano

Goffi nono, con i piedi che sanguinano Goffi nono, con i piedi che sanguinano ATLANTA. Danilo Goffi, di Legnano, è arrivato nono nella maratona olimpica. Ha finito con le scarpe rosse di sangue: vesciche scoppiate, carne viva. Ha 23 anni e mezzo, si è rivelato nello scorso ottobre alla maratona di Venezia, vincendola e impressionando. Ieri è stato con i migliori del mondo sino al km 30: «Poi ho patito una salitella che non finiva mai e ho perso i contatti con il gruppo nobile. Contavo di recuperare, ero al km 32 e sapevo che la corsa si stava decidendo, Ma c'era una discesa, e lì è capitato l'affaraccio». In discesa la scarpa si ferma, perché la suola fa bene presa, il piede dentro la scarpa continua a «correre», spostandosi in avanti, e c'è sfregamento. Da qui le vesciche. «Io patisco di questo inconveniente, ogni rio del Sudafrica. «Sono nato a Betel, che è la città dove risiedo con la moglie e quattro figli. Lavoro in una miniera che è a 42 chilometri, proprio la distanza della maratona, da casa mia, ho l'auto, quando posso tornare a dormire sotto il BASKET Tutto secondo copione: i cestisti Usa, irresistibili, hanno vinto di nuovo l'Olimpiade e sul podio Barkley & C. festeggiano, in modo molto contenuto perché mai il loro successo è stato in dubbio, l'oro più scontato dei Giochi ATLANTA. Bugiardo di un tabellone. La finale olimpica di basket è finita da un pezzo, ma lassù c'è ancora scritto USA 95JUG 69. Ventisei punti di vantaggio che il Dream Team si è guadagnato negli ultimi dieci, dodici minuti di partita, dopo aver sofferto, sudato, lottato, inseguito più che mai. Gioia o sollievo? - chiedevano i giornalisti americani a tutti i dream-teamers, per sentirsi rispondere in coro che in fondo nessuno di loro ha tremato veramente, che la partita l'hanno sempre avuta sotto controllo, che quel che conta poi è aver vinto l'oro e che questi stranieri, brasiliani, australiani o slavi che siano, si stanno avvicinando al pianeta Usa a una velocità inaspettata. Eppure qualche americano, sabato sera al Georgia Dome, se proprio non se l'è fatta sotto, almeno qualche brivido di paura lo deve aver provato. Ammutoli- tanto sanguino ogni tanto no. Il dolore mi ha impedito di fare bene anche nel finale. Vesciche a parte ero a posto, il caldo non mi ha segato». Ma nono, e in 2hl5'08", è bello. «Sì, mi convince ad andare avanti. Penso ai Mondiale dell'anno prossimo ad Atene». Sembra un fantino, parla bene, svelto, sciolto. Bettiol è arrivato ventesimo, in 2h23'27": «Pensavo di finire meglio, non ho speciali spiegazioni. Ho tenuto con i primi sino a metà gara. Posso dire che la corsa non mi ha sorpreso, avevo scommesso dieci dollari con Goffi e dieci con Milesi (di cui si sono perse le tracce, ndr) che Fiz, lo spagnolo campione del mondo, non sarebbe salito sul podio, ed è infatti arrivato quarto». [g. p. o.] mio tetto. Sono di famiglia povera, si capisce, ma mi sto facendo una posizione, lavoro in una miniera però da impiegato e anche da guardiano, i padroni mi aiutano molto con i permessi per allenarmi». Vocetta, vocettina anzi: a me¬ no che la lingua zulù comporti questa tonalità. «Ho giocato a calcio, ero bravo ma in Sudafrica è difficile sfondare in uno sport che troppi praticano. E allora ho scelto la corsa, sono andato subito forte. Mi hanno curato benisshno per portarmi ad ti per lunghissimi minuti i 34 mila fortunati che avevano trovato un biglietto per il Grande Evento (tra loro Stevie Wonder, Spike Lee, Michael Johnson), risvegliati solo dall'apparizione di Muhammad Ah, a cui Samaranch ha consegnato una nuova medaglia d'oro che sostituisce quella di Roma 60 gettata in un fiume nell'ambito delle sue lotte per i diritti civili. All'intervallo gli americani erano arrivati con 5 miseri punti di vantaggio, ottenuti dopo un lungo inseguimento: Jugo a +7

Persone citate: Barkley, Bettiol, Danilo Goffi, Dream, Goffi, Michael Johnson, Milesi, Muhammad Ah, Spike Lee, Stevie Wonder