Thugwane il Fidippide che viene dalla miniera di Gian Paolo Ormezzano

Il vincitore è un sudafricano nero al quale quattro mesi fa spararono al volto per rapinarlo dell'auto Il vincitore è un sudafricano nero al quale quattro mesi fa spararono al volto per rapinarlo dell'auto Thugwqne, il Fidippide che viene dalla miniera «A Betelfaccio l'impiegato e il guardiano, i padroni sono buoni» ATLANTA. La prima medaglia d'oro nera dello sport sudafricano è stata conquistata nella maratona, dove uno che sino all'altro giorno contava poco più dei cani ha sofferto, per vincere, come un cane e forse più. Quasi che l'evento statistico dovesse essere pagato, da un figlio di Mandela, nella maniera più dura, più temprante. Ha vinto in 2hl2'36, buono in questo clima, Josia Thugwane del quale non è che prima si sapesse molto (due successi l'anno scorso, a Honolulu ed a Città del Capo) e non è che dopo si sia saputo tutto. Un nero nerissimo che denuncia 25 anni all'anagrafe di Betel, la sua città, ma che ne dimostra il doppio. Forse una meteora, forse una prossima lunga dominazione. Non un caso. Non si vince per caso o per fachirismo improvvisato una corsa di 42 chilometri e 195 metri sull'asfalto duro di Atlanta, mai l'ombra di un albero, 23 gradi al via e 28 all'arrivo, umidità da 94 a 80. E pure dislivelli, sino a 70 metri. E la gente prima poca, come disturbata (partenza alle 7), poi tanta e forse troppa, ad asfissiare gli atleti serrati in un muro di carne. Il vincitore ha fatto la gara quasi sempre in testa, finendo per creare con i suoi attacchi il terzetto del podio, lui e Bong-ju Lee sudcoreano e Eric Wainaina keniota. Quando si pensava che stesse per crepare, lo gnomo sudafricano ha allungato e ha preso il necessario spazio per vincere bene, esultando anche prima del filo. Tutti e tre i primi hanno corso facendo largo uso delle mani, sempre agitate come a scacciare mosche, mentre le gambe sembravano andare a macchina. Dei nostri si dice altrove. Thugwane si è un po' raccontato, con i due compagni di medaglia, nella più sconvolta conferenza stampa mai sentita: perché lui ha parlato in zulù, Lee in coreano e Wainaina in swahili, e ci sono state traduzioni acrobatiche: domanda del giornalista mettiamo in francese, passaggio all'inglese dell'interprete capo, per l'interprete personale di Thugwane, al quale la domanda è stata smistata in zulù. Lui ha risposto in zulù raccolto dal suo interprete e trasmesso in inglese intanto che c'era la traduzione simultanea in francese. Idem per gli altri due. Con parole sue ma integrazioni nostre ricostruiamo la sua vita di missiona- GLI ITALIANI Atlanta in forma, mi hanno persino fatto fare un ritiro ad Albuquerque, nel Nuovo Messico, dove ci sono montagne come le mie in Sudafrica, e dove faceva caldo ma non come qui: e dunque il ritiro non mi è servito molto per l'acclimatamento, e mi ha fatto perdere la visita ad Atlanta del presidente Mandela, al quale dedico l'oro». La guancia segnata da una cicatrice, cos'è? «Era la prima settimana di marzo, andavo in auto, un contadino che conosco mi ferma per chiedermi un passaggio, sto per caricarlo quando da dietro arriva un'auto, si ferma accanto al me, ne scendono tre tipacci, mi dicono di dargli le chiavi della mia auto. Resisto, uno spara e mi ferisce alla guancia, poi mi caricano sulla mia auto e via. Mi sono fatto male serio alla schiena saltando giù in corsa a scappando. Ma mi hanno curato bene e in fretta i nostri medici, schiena e guancia». Gian Paolo Ormezzano Gli Usa soffrono prima d

Persone citate: Eric Wainaina, Mandela, Wainaina