Dagli eredi di Roditi ai nipoti di Calder di M. R.

Dagli eredi di Roditi ai nipoti di Calder Dagli eredi di Roditi ai nipoti di Calder MOSTRE "in AOSTA I A Valle della Scultura», che 1 occupa fino al 20 ottobre I I gli spazi del Museo ArI cheologico, partendo dalla magìa sotterranea degli scavi romani e medioevali, è un'ambiziosa e certo affascinante cavalcata lungo le strade della scultura dell'intero secolo, con catalogo Giorgio Mondadori. Con l'aggiunta di qualche dipinto, compreso un bel quadro di Matta forse giustificato dall'essere appeso in una saletta surrealista in compagnia di un assemblaggio di Ernst e di una bellissima fusione Personaggio e uccello di Mirò, e di una doverosa sezione italiana, si tratta del trasferimento in Italia dell'esposizione parigina «Les Champs de la Sculpture». L'aspetto originario riemerge nel cortile d'ingresso, con l'eredità rodiniana espressionista del focoso Poeta di Bourdelle, l'effetto scenico del grande rilievo a gran fuoco Donne col pappagallo ricavato da Claude Brice da una ceramica originale di Léger, l'ambiguo assemblaggio «naturalista» di Cesar, La tacchina, a suo modo erede della celebre Capra di Picasso, e il totemico triplice complesso di Perso¬ COLORNO Palazzo Ducale di Colorno. «Vetrophanie» (fino al 25 agosto). Cinque grandi artisti che hanno lavorato anche col vetro - Gilberto Zorio, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giuseppe Penone, Emilio Isgrò sono stati chiamati a cimentarsi con questo affascinante tema: opere sul filo leggero della «trasparenza», dell'«apparizione», dell'«opacità», della «luce», «figure» immateriali e vitalmente fluide. A cura di: T. Trini. In breve PRATO. Galleria Tossi. «Alessandro Bazan» (fino al 30 settembre). I quadri di Bazan con i loro colori naggi di Etienne-Martin, la cui fusione non tradisce il fascino dei legni originali. Questa introduzione a grande orchestra lungo le generazioni da Bourdelle a Cesar, evidenzia l'unico vero limite della rassegna, senza voler indulgere nel gioco troppo facile delle assenze. L'eccessiva localizzazione su Parigi, accettabile forse nei primi decenni del secolo, nella dialettica fra l'avanguardia cubista dell'autoctono Laurens e degli immigrati Zadkine e Lipchitz, presenti con opere già del secondo dopoguerra ma ben rappresentative, e il puro ordine classico di Maillol, rappresentato dall'astrazione ideale del Torso dell'Ile de France del 1921, è troppo limitativa quanto più si avanza nel tempo. A parte il sintetico «inserto» italiano, l'unica autonoma voce nazionale presente in mostra in quanto tale è quella inglese, con le figure dominanti di Moore, con uno dei suoi grandi bronzi di pura dialettica fra pieni e vuoti, e della Hepworth, la generazione successiva di Chadwick e lo sbocco nei possenti assemblaggi fabbrili industriali di Anthony Caro. Tenendo conto delle sintetiche schede di Un'opera di Alessandro Bazan in mostra a Prato: «Lotta», olio su tela 1996 violenti e la situazione narrativa insita in ogni quadro ci ricordano schemi televisivi guardati in una notte di insonnia. Catalogo Electa, testi: A. Fitz, C. Perrella, A. Riva. GENOVA. Appartamento del Doge di Palazzo Ducale. «Carlfriedrich Claus. Paesaggi della mente» (fino al 13 ottobre). La mostra, con stampe oggetti installazioni offre uno sguardo sull'intera opera dell'artista tedesco, partendo dalla poesia concreta per arrivare ai grandi allegorici fogli linguistici. FORTUNAGO (PV). Palazzo Comunale «Emilio Scanavino. Opere su carta» (fino al 27 agosto). I disegni di Scanavino rivelano con grande coerenza la sua capacità di catturare le forme e i suoi simboli in una tessitura di clima Kafkiano. FORTUNAGO (PV). Palazzo Comunale «Emilio Scanavino. Opere su carta» (fino al 27 agosto). Disegni che rivelano la sua capacità di catturare le forme e i suoi simboli in una tessitura di clima kafkiano. Marisa Vescovo presentazione degli artisti in catalogo, tratte da un numero speciale di Connaissance des Arts in occasione della tappa parigina, anche la vicenda degli spagnoli è esemplare del parigicentrismo. Solo a Chillida, esploso nel secondo dopoguerra e qui rappresentato dalla dura essenzialità dell'acciaio Lacmariaquer V e dalla nuda bellissima china su carta minimalista Gravitation, è riconosciuta la rappresentatività nazionale; la generazione precedente di Gonzalez e di Gargallo è pienamente assorbita nel centro parigino, il primo con un capolavoro «mostruoso» in senso picassiano, Donna seduta I, il secondo con un esempio tipico del suo surrealismo barocco, Urano. Ed è evidente che, nelle generazioni più recenti - ma siamo sempre al di sopra dei sessantanni - fra surrealismo e costruttivismo, devono la loro presenza in mostra all'arruolamento in una «école de Paris» della scultura il romeno Haydu e il danese Jacobsen, il tedesco Stahly e l'ungherese Schòffer, il greco Takis e l'inglese Mason, divertente cronista della vita di strada parigina con modi affini ai nostri bassorilievi neorealisti di quarant'anni fa di mondine o di operai. Una eccellente sala «optical» ospita l'israeliano Agam e l'impressionante Extension di Soto, prateria metallica da incubo. Altrettanto eccellente è la scelta di opere di Arman, con il bronzo di Ermes e Dioniso affettato che, sotto l'apparenza del recupero surrealista, mi sembra una bella ironica dissacrazione di De Chirico e di Dalì e il dittico su tela Shooting color di tubetti di colore spremuti e colature di smalti, che ripete il gioco nei confronti di Pollock. I due estremi, se non temporali almeno simbolici, la tensione finale della tradizione di immagine umana in Rodin e la poesia e il sogno della macchina impossibile di Calder sono ben rappresentati dal grande bronzo Jean de Fiennes e da un «Mobile» bianco; possiamo trovare i loro approdi lungo il secolo da un lato nella Grande Sauterelle di Germaine Richier e dall'altro in Ex di Tinguely. La sintetica presenza italiana regge bene il paragone, anche se per recepire la grande risposta drammatica alla linea RodinBourdelle il visitatore dovrà uscire dalla sede della mostra e andarsi a cercare il Leone di Giuda di Martini davanti a Saint-Bénin, mentre ad apertura di mostra lo colpirà l'ulteriore articolazione drammatica di un vertice di Marini, il Grande grido. Altrettanto valide, nel confronto, sono le esperienze di astrazione pura del giovane Meloni e di espressionismo astratto di Lorenzetti e di Consagra, [m. r.]

Luoghi citati: Aosta, Colorno, Fortunago, Gargallo, Genova, Italia, Parigi, Prato