Fiona l'argento luccica di lacrime

Nel lungo la May migliora il record italiano ma piange di rabbia per la vittoria sfumata Nel lungo la May migliora il record italiano ma piange di rabbia per la vittoria sfumata Fiona, l'argento luccica di lacrime «Volevo l'oro, non so fingermi felice» 1 ATLANTA DAL NOSTRO INVIATO La medaglia d'argento italiana del salto in lungo Fiona May è ancora molto poco italiana, per fortuna. Non perché sia nera, ma perché non è furba. Ignora quella furbizia da Paese cattolico che redime ogni peccato (sconfitta) con un singhiozzo in mondovisione, una dedica a qualche amico preferibilmente morto o, nella fattispecie, una telefonata Firenze-Atlanta in diretta tv con il marito Gianni Iapichino. Così Raiuno si compiacerebbe per la famiglia serenamente unita, Raitre per il colore della pelle e tutti - televisioni, giornalisti, telespettatori - potrebbero piangere a fontanella addosso al nulla, in un superficiale lavacro collettivo delle nostre stupide cattiverie quotidiane. Le chiedono uno sfogo, una lacrimona, un sorriso, un segnale qualsiasi di banalità. «Ma a me queste cose non vengono bene. Sono fatta così. Sono dura. Mi dispiace». A noi no, ottima Fiona. Nei Giochi della retorica, in questo juke-box planetario della lacrima alimentato senza sosta da atleti col rimmel, televisioni capaci di trasformare uno sternuto nell'Iliade e poeti della mutua che sanno solo far finta di commuoversi, c'è finalmente una ragazza normale che se ne frega delle recite codificate e sale in solitudine sul podio della sincerità a gridare la sua rabbia contro se stessa e l'usurpatrice che l'ha battuta. La notte in cui Fiona May perse la medaglia d'oro era cominciata su un asciugamano bianco, steso in fondo alla pedana del salto in lungo, ^iona ci stava sdraiata sopra a pancia in su e non si può nemmeno dire che guardasse le stelle, perché il cielo di Atlanta, umido e vago, non è stato disegnato per i romantici. Teneva gli occhi chiusi, Fiona, e pensava che questa sarebbe stata la volta buona. «Sono in forma, la pedana è fantastica, non ho rivali: l'unica rimasta, Jackie Joyner, ha una coscia fasciata». Si erano salutate poco prima. Fiona l'aveva abbracciata: «Ciao Jackie, peccato che tu non stia bene. Per me resti un mito». Quando avevano chiamato il suo nome, Fiona si era alzata dall'asciugamano, cominciando il rito infinito dello spogliarello a strati: prima i pantaloni e la giacca azzurra della tuta, poi gli hot-pants neri e la maglietta nera, infine era rimasta con quella canottiera azzurra a bretelle incrociate che, vista da dietro, la faceva assomigliare a una gladiatrice nera, di quelle che si vedono nei film di Ercole o Maciste. Dopo il primo salto, non un granché, si era risdraiata sull'asciugamano, coi soliti occhi chiusi rivolti all'insù: così non aveva visto la nigeriana Chioma Ajunwa spiccare il volo e atterrare a sette metri e dodici. Solo il boato della folla l'aveva fatta alzare. «Chi è questa?». Questa, senza il nome. «Questa? Certo che la conosco. Cioè la conoscevo. Quattro anni fa, quando era stata squalificata per doping». Fiona si asciugava le labbra e gonfiava le narici, come fa quando deve darsi coraggio, e partiva all'inseguimento. Nuovo spogliarello, poi dicias¬ L'ULTIMA FATICA CHIOMA AJUNWA (Nigeria)' record Africa primo salto A sinistra Fiona May in azione. Sotto l'azzurra (da destra) con la vincitrice Chioma Ajunwa e l'americana 1 Jackie Joyner. Nello schema a destra i salti che hanno assegnato le medaglie primo sa k * sette passi di corsa che verso la fine diventavano cortissimi, «perché stavo arrivando troppo lunga», infine il volo nella sabbia che le restava incollata sulle cosce nere, sette metri e due, re¬ cord personale e italiano, l'abbattimento di un muro anche mentale accolto con una smorfia sulle labbra. «Ho sbagliato la rincorsa». La sosta sull'asciugamano ali¬ mentava l'ultima illusione: «Se ho fatto il record saltando male, al primo salto buono faccio sette metri e venti e sorpasso quella». «Quella» è sempre la «questa» di prima. La nigeriana. L'intrusa. ' IN 12 «NTIMCTIMIPOPIO DtL LUNGO J&8M J FIONA MAY (Italia) 1 record Italiano secondo salto RSEE , JACKIE JOYNER-KERSEE (Usa; sesto e ultimo salto ; 7,021 17/00 L'azzurra ha battuto di 2 cm il suo mito Jackie Joyner, masi è dovuta arrendere alla Ajunwa. Neanche k * il marito iapichino riesce a consolarla «Ho sbagliato troppo» Ma «il primo salto buono» non arriverà mai. Tutti corti, tutti storti, perché «io cado sempre di fianco quando salto male». Finirà seconda, si toglierà le scarpe e scuoterà la testa, persino quando il siepista Lambruschini, eccitato dal proprio bronzo quanto lei è depressa dal suo argento, la solleva da terra e se la mette fra le braccia, con la bandiera italiana e tutto il resto. Adesso Fiona è qui, negli spogliatoi dello stadio, con la medaglia appesa al collo t; la rabbia che non scende, non riesce a sciogliersi in un sorriso. «Mi brucia. Quattro anni di lavoro duro, duro. Poi arriva questa che magari adesso sarà anche pulita... La medaglia d'argento finirà nel cassetto con le altre e i soldi del Coni in banca, ina che me ne importa, ora. Era la vittoria quella che volevo. E invece arriva "questa" e me la porta via. Sono arrabbiata. Con lei, ma soprattutto con me». Guarda «questa», la Chioma nigeriana brillante di gioia che si commuove ai microfoni giurando di non conoscere gli steroidi che le trovarono in corpo quattro anni fa. «Avevo solo preso una medicina perché ero molto malata». La guarda, Fiona, e fa una smorfia, come dire «ma va là». E' la rabbia di un momento, poi finisce per assolverla. «In fondo "questa" che c'entra? La colpa non è sua, la colpa è mia. Ho sbagliato serata. Mio marito è contento, l'allenatore è contento, mamma è contenta, papà è contento. Sono tutti contenti, tranne io. Ma la vita è così, a Barcellona andò anche peggio, forse c'è qualcuno che deve prendersi qualche vendetta su di me. Comunque è Dio che decide e stavolta ha detto: Fiona, arriverai seconda. E così sia. Domani è un altro giorno». La frase più bolsa della storia: ma in bocca a lei, come a Rossella O'Hara, non suona banale.

Persone citate: Fiona May, Gianni Iapichino, Jackie Joyner, Lambruschini, Rossella O'hara

Luoghi citati: Africa, Atlanta, Barcellona, Italia, Nigeria, Usa