New York in bilico tra arte e kitsch

New York in bilico tra arte e kitsch New York in bilico tra arte e kitsch L New York Times l'ha definita «sfacciata, di cattivo gusto e un po' pericolosa». E' la mostra «New York, New York: Città dell'Ambizione. 1900-1980», allestita quest'estate dal Whitney Museum per presentare al pubblico l'ampio raggio di interpretazioni artistiche della metropoli, e riconfermare New York centro della cultura moderna. Ma il giudizio sembra immeritato, e anche un po' ridondante. Cos'è New York, da decenni autoproclamatasi e identificata come capitale del mondo, se non «sfacciata»? La ricca esibizione di quadri, fotografie, e film dimostra proprio quanto sia difficile separare lo sciovinismo dalla produzione artistica e culturale nata nella vibrante atmosfera locale. Vero, se ci fosse una colonna sonora ad accompagnare la mostra, sarebbe l'inno alla città cantato da Liza Mhmelli o peggio Frank Sinatra. Perché no? «Città dell'Ambizione» è il titolo di una famosa foto di Alfred Stieglitz scattata nel 1910 dall'altra sponda del fiume. L'obiettivo è puntato sui grattacieli appena nati e sulle ciminiere fumanti. Per fotografi e artisti, i grattacieli divennero immediatamente una attrazione irresistibile. Così il porto e le vie lluviali, con la loro energia commerciale senza pari nel mondo. Nell'immaginazione popolare, New York era, ed è rimasta, una città verticale. Lo confermano i primi panorami dell'ambiente cittadino, che si soffermano sul Flatiron, eretto nel 1902. La costruzione più alta del mondo per almeno un decennio, fu disegnata come un palazzetto fiorentino ma con un originale prolilo triangolare sul modello della prua di una nave. E il Woolworth trionfa sullo sfondo del quartiere degli affari dopo il 1913, meritando il soprannome di «cattedrale del commercio». Arricchiscono la mo stra i modelli originali dell'Empire State Building e del Rockefe'Jer Center, grandi simboli dell'arditez za e della potenza architettonica moderni. Difficile distinguere tra il «catti vo gusto» e la straordinaria bellez NEW YORK I costi dell'energia Come risaputo i consumi di energia elettrica sono in costante aumento. Peccato che la produzione della stessa comporta costi elevati soprattutto di natura ambientale: inquinamento atmosferico, delle acque, scorie nucleari ecc. Anche i consumi dell'acqua sono in aumento, nonostante scarseggi sempre di più. Tra qualche decennio sorgeranno seri problemi. Gli inviti al rispannio, i suggerimenti per ridurre i consumi non mancano, però non credo che siano in molti ad adeguarsi. 1 boiler, le lampadine, le lavatrici continuano a venire usati senza porsi il problema, cosi per l'acqua che viene usata come se fosse inesauribile. Ora leggo che il prezzo dell'energia elettrica è stato ridotto, e che verrà ridotto pure quello dell'acqua. Io temo che queste riduzioni di prezzo, anche se avranno un effetto benefico sull'inflazione, non facciano che aumentare ancora di più i consumi esasperando ulteriormente i problemi sopra citati. Una saggia politica ambientale dovrebbe, con lo strumento fiscale, triplicare almeno i prezzi delle risorse esauribili, inducendo così l'utenza ad un maggior rispannio. L'inflazione la si può benissimo contrastare detassando adeguatamente beni di largo consumo, la cui produzione non abbia effetti nefasti e irreversibili sull'ambiente. Giorgio Bianchi, Torino Ora raccogliamo i frutti della vergogna Nella patria degli eterni Girella e Maramaldo, le prefiche del nostro Parlamento, con farisaica ipocrisia, si sono stracciate le vesti per l'annunciata e prevista «condanna» alla libertà del boia Priebke. Loro che negli ultimi 50 anni hanno accolto, senza lamento, le sentenze suicide, invenzione del genio italico, per precostituire l'annullamento in cassazione delle za, oltre che potenza simbolica, dei grattacieli newyorkesi. Nelle foto di Stieglitz, Paul Strand, Alvin Langdon Coburn, Walker Evans, e Berenice Abbott, domina la purezza delle linee verticali di cemento, la loro ascesa verso il cielo. E si accentua, nelle inquadrature più aeree che terrene, la minimizzazione della figura umana all'interno dello spazio urbano. Il mito del modernismo permane nelle rappresentazioni astratte della pittura degli Anni 10 e 20. Influenzati dal Cubismo e dal Futurismo, Max Weber, Abraham Walkowitz, Georgia O'Keefe e Man Ray cercano di catturare nell'urbanismo l'essenza della metropoli, il suo ordine caotico, e ne stilizzano la potenza. In Europa Fritz Lang disegnava la sua città futuristica nel film Metropolis solo alla fine del ventennio. Non solo «il presente a New York è talmente potente, da far dimenticare il passato», come si legge in un'iscrizione nella terza. Nel vecchio mondo, è il presente di New York a diventare futuro. In uno spazio fisicamente e intellettualmente diverso da quello deserto e alienato che Edward Hopper continua a dipingere negli Anni 20 e 30, c'è poi la New York degli immigrati, della buona società, o semplicemente dei «flaneur». Alice Austen e Lewis W. Hine ritraggono la popolazione povera, le strade intasate dal traffico dei venditori ambulanti, e la fatica umana che si nasconde dietro la manifestazione della potenza urbana. Sono indimenticabili le immagini degli operai sospesi su travi di acciaio durante la costruzione dei grattacieli del centro. La mostra presenta anche un divertentissimo e audace filmetto muto che è la storia di una lite tra un operaio, il sorvegliante e il costruttore, culminante in una scazzottata - senza rete - proprio su una impalcatura all'altezza vertiginosa dei piani più alti. New York è la città moderna per eccellenza, dove poveri e ricchi si incontrano per le strade, e spesso vivono a contatto di gomito. Le scene corali dei cabaret e delle file per il pane - di entrambi è teatro la Bowery, continuazione della Terza Avenue - compaiono nelle tele di LETTERE AL GIORN r a i RntMnri ALE