Le mani tagliate di Che Guevara

Un thriller su «Liberazione» Un thriller su «Liberazione» Le mani tagliate di Che Guevara A volte ritornano. Qualche giorno fa Jorge Amado rivelava la sua intenzione di votare «a destra». E ancora ieri si discuteva sul libro in cui il figlio di Mario Vargas Llosa, Alvaro, e due suoi colleghi giornalisti mettono alla berlina, attraverso un Manuale, ilperfetto idiota latinoamericano, rimbecillito tra miti e dogmi della sinistra, da Castro a Che Guevara. E il contestato Guevara torna subito tra nuovi misteri internazionali. Ritorna a puntate, giorno per giorno, da domani sul quotidiano di Rifondazione comunista, Liberazione, in un thriller - Le mani del Che - che ruota attorno al furto, alla scomparsa e al ritrovamento, poi tradito, appunto, delle sue mani. Si muove dal Sud America agli Stati Uniti, passando per l'ex Jugoslavia, i residui del terrorismo italiano, il mondo dei mercenari, i profeti riciclati della violenza. Tutto attraverso le ricerche, la fantasia e la mano di Ivo Scanner, uscito vincitore, nell'estate scorsa, dalla prova di un altro thriller-rosso (legato cioè al mondo comunista): La borsa di Togliatti, dedicato all'attentato del '48 e al giallo dei documenti spariti e offerto a gocce da Liberazione ai suoi lettori. Di Scanner sono anche Un colpo di gladio (Il Minotauro), e altri racconti raccolti in antologie di Datanews, Multimedia, Stampa Alternativa. In settembre le Edizioni Lucifero pubblicheranno Orrorismo, «apologo sanguinario sullo squadrismo di fine millennio, dai naziskin alle camicie verdi». Dove si disperde la leggenda incomincia l'intreccio. E la leggenda dice che a Che Guevara furono tagliate le mani, giacché i servizi segreti americani volevano ad ogni costo analizzarle, esaminare i polpastrelli, controllare le impronte digitali. Perché? Perché la Cia dubitava, e dubitava molto, che quell'uomo catturato e ucciso dai militari boliviani fosse proprio lui. Da qui la scena «impazzita», per abilità dell'autore, con personaggi insieme travolti e insieme artefici di un intreccio fra il disegno internazionale e la solitudine minimalista mercenari scatenati e una piccola ragazza che piange - fra i misteri delle grandi politiche e gli involontari protagonisti di guerre che li sovrastano. A guidare il viaggio nel thriller-rosso è Andrea Vesalio, ex leader del terrorismo rosso negli anni di piombo italiani, tornato in liberà, impigliato in nuove trame oscure, riparato come mercenario nell'ex Jugoslavia. Ed è lì che si imbatte in un imprevisto. L'imprevisto si chiama Miaden Vidak, responsabile di un campo di mercenari a Mostar: quando capisce che la morte sta per portarselo via, Vidak racconta a Vesalio il segreto che ha custodito, coltivato, amato. Un contenitore con due stranissimi oggetti: le mani del Che. Da quel momento il mistero realtà e leggenda sempre mescolati, Cia e Bosnia, Sud America ed Europa, intrecci internazionali e vite private - attraversa vite ed esistenze diverse, più o meno coinvolte. Da Mircea, ex agente della Securitate di Ceausescu, detto «vampiro» (per il suo aspetto o per qualcosa di più?) a Julian Foster, giornalista di troppe sigarette e troppi bicchieri, ma comunque teste importante per un particolare della vicenda. Fino ad Aline, la ragazza francese che cerca qualcosa che forse non riuscirà a trovare più. La sfida di Ivo Scanner sembra doppia. Sa bene di non poter risolvere una vicenda. Ma la manipola, o, meglio, la arricchisce per reinserirla nel presente offrendo a una storia vera, condita di suspense, un'opportunità: non essere sepolta, ricordare anzi la propria vitalità e il proprio finale tutto sommato ancora aperto. Marco Neirottì Ì|||§

Luoghi citati: Europa, Jugoslavia, Stati Uniti, Sud America