il caso. Germania, nasce il romanzo rosa per «emancipate»: ed è boom

il caso. Germania, nasce il romanzo rosa per «emancipate»: ed è boom il caso. Germania, nasce il romanzo rosa per «emancipate»: ed è boom "pTI BONN L MORELLE, cosa vi succe% de?». Il grido di allarme è i] dell'autorevole Ber *J I Spiegel, che ha pubblicato quattro pagine di ironia bruciante contro le nuove scrittrici tedesche. Le neo-autrici, fino a ieri sconosciute, sono improvvisamente in vetta alle classifiche dei best-seller: chi con 500 mila copie come Gaby Hauptmann, chi addirittura con oltre un milione di copie come Hera Lind, diventata regina di un talk show. Le nuove rivelazioni letterarie sono tante, belle e tutte donne. Il problema è che scrivono tutte la stessa storia: «Donna in carriera cerca principe azzurro». «Irritante - si legge sul settimanale tedesco in queste storie-nulle è la totale mancanza di fantasia narrativa: l'uomo sempre al centro dell'intera vita femminile. La donna forte, critica, intelligente, fredda, gestisce lavoro, casa e amore, non risparmiando rimproveri agli uomini mediocri che la circondano. Al più tardi a pagina 5, però, si scopre che la "business lady" non ha altro per la testa se non essere coinvolta in un amore romantico». Prendiamo Carmen, protagonista di Cerco un uomo impotente per la vita (di Gaby Hauptmann): ha 35 anni, è bella, slanciata, sexy, con una chioma di morbidi capelli rossi, indipendente, brava nel lavoro. Cosa le manca? Niente, in apparenza, invece ecco che il senso della sua vita è la ricerca del principe azzurro. Questa è la vera ricetta del successo di Tina Grube (Gli uomini sono come cioccolata), Gaby Hauptmann (Cerco uomo impotente per la vita), Hera Lind (Un uomo per ogni tono), Karin Luginger (Gli uomini non cadono dal cielo). Un titolo che attiri l'attenzione, un linguaggio divertente e leggero, e naturalmente Lui, l'Uomo ideale che, dopo varie disavventure, immancabilmente si materializza nella vita di Lei: il lieto fi- Melanie Griffith, Sigourney Weaver e Harrison Ford interpreti del film «Donne in carriera». A destra, Barbara Cartland Cani abbandonati danni anche agli uomini Nella sua lettera del 13 luglio il signor Rosso chiede perché il nostro spot contro l'abbandono non riporta il marchio di altre associazioni «visto che il tutto è finanziato dallo Stato e dalle agenzie pubblicitarie». Dunque: lo Stato non ha mai finanziato alcuna nostra campagna; collaboriamo da sempre con altre associazioni su iniziative comuni (ad esempio l'appello al Papa con la Lavi, ma ciascuno appone il suo marchio sulle campagne organizzate in proprio; non è certo possibile inserire gli 80 nomi delle associazioni italiane che si occupano di animali né farlo con una piuttosto che un'altra; al contrario della maggior parte delle associazioni, la Lega spesso permette che vengano aggiunti marchi altrui sui propri manifesti. Quanto alla strategia da noi seguita, dal 1988 ad oggi le abbiamo provate tutte: a «toccare il cuore», a far capire che anche gli altri animali provano gioia e dolore in modo del tutto analogo a noi, a puntare sulla sensibilità (per chi non ne possiede nei confronti degli animali) almeno verso i propri simili che potrebbero patire incidenti a causa dell'atto dell'abbandono, a ricordare che chi abbandona può subire condanne penali ed essere condannato per omicidio colposo in caso di persona morta per conseguente incidente. Proprio quest'ultima strategia, attuata però solo a mezzo stampa, radio e manifesti, pare aver dato (nel 1993) i risultati migliori e perciò abbiamo pensato di riprovarla, stavolta ricorrendo anche alla tv, grazie alla disponibilità completamente gratuita di uno stuolo di enti ed aziende. Domande come quelle del signor Rosso (rare, per fortuna) lasciano l'amaro in bocca. Anche perché non si capisce bene il fine per cui ci siano state poste attraverso i giornali (con indubbia soddisfazione da parte di chi detesta gli animali e coloro che li proteggono), anziché direttamente. In definitiva, se questa campagna riuscirà a salvare, insieme alla minile tedesca, che tratta gli uomini come primo ed unico tema della vita di una donna, è il libro della sociologa di Francoforte Eva Heller, Con il prossimo uomo sarà tutto diverso. Otto anni fa ebbe un grande successo: era soprattutto una parodia delle donne cosiddette emancipate che finiva nell'ironia. L'uomo con cui tutto sarà diverso risulta essere quello stesso Albert dal quale l'eroina Constanze si era lasciata nelle prime pagine del libro. A differenza della Heller, però, le nuove autrici non scherzano: interpretano sul serio il dramma della donna emancipata tedesca. Come dice la protagonista di Gli uomini non cadono dal cielo (di Karin Luginger): «Uomini! Questi esseri costruiti in modo strano sono veramente indispensabili nella vita di una donna? Sì, maledizione, lo sono!». Così stanno le cose. Emancipazione sì, ma solo fino ad un certo punto. Non stupisce allora che, sempre parlando di best-seller, sia ininterrottamente al primo posto da mesi l'opera di una psicologa di Wiesbaden, Ute Ehrhardt, intitolata: Le brave ragazze vanno in paradiso, quelle cattive vanno dappertutto. Il libro tratta proprio le difficoltà delle donne a liberarsi dai cliché di comportamento femminile e gode di un successo superiore ad ogni aspettativa. Evidentemente tocca un tasto che preme a molte donne, così come i neo-romanzi rosa-emancipati toccano il cuore di molte donne. «Le donne sono convinte di non essere in grado di aiutarsi da sole. Si comportano in modo passivo - scrive Ute Ehrhardt -, le donne pensano che una vita solitaria sia la cosa peggiore che possa succedere. Ma l'idea che essere indipendenti voglia dire essere sole è sbagliata! Anzi è proprio l'indipendenza che permette rapporti sociali creativi, rilassati e aperti».

Luoghi citati: Bonn, Francoforte, Germania, Wiesbaden