«Un'infamia insopportabile»

Delitto Rostagno, scarcerata la vedova: «L'accusa di aver ucciso il proprio uomo pesa più del carcere» Delitto Rostagno, scarcerata la vedova: «L'accusa di aver ucciso il proprio uomo pesa più del carcere» «Un'infamia insopportabile» Lo sfogo di Chicca all'uscita dal carcere :. .. .. ■ ,■ ■ , ■ ■ : ■■ : ■ . ■: . ■■ .■ : : :: \ ■ :■ ■ ■ MILANO. «Sono stati momenti terribili non per il carcere, ma per quello che è stato detto di me. A nessuno auguro di essere accusato della morte del proprio uomo». Sono le prime parole in libertà di Chicca Roveri dopo 12 giorni di San Vittore, dopo l'abbraccio forte e i baci con la figlia Maddalena che si tocca il cuore, si mette le mani nei capelli e piange piano piano, incurante dei flash e delle telecamere che tolgono l'aria. «Sto bene, sto bene, sono contenta di essere fuori», ripete Chicca Roveri alle 20 e 37, quando il portone di ferro del carcere di San Vittore si apre ed escono due agenti di custodia a fare strada a questa donna minuta, con gli occhialini tondi, la maglietta con il sole stampato sopra e due borse piene di cose, un pezzo di vita costruito lì dentro. «Se le chiedete qualcosa prima che l'abbracci vi spezzo le ossa», intima Maddalena, 23 anni appena, il vestitino senape a disegni geometrici e gli anfibi. E tutti obbediscono, perchè non si può dire di no a questa ragazzina che per 12 giorni ha sfidato le telecamere e il mondo per ripetere: «Voglio la mia mamma, bella e sana». Ma adesso - dopo che il gip trapanese Marina Ingoglia ha stabilito la revoca dell'ordine di custodia cautelare - è il momento della rivalsa, della vita IL «PACCHETTO GIUSTIZIA» ■ROMA magistrati devono comportarsi meglio: niente più show, maggiore riservatezza, condotta privata irreprensibile, e per nessun motivo debbono accettare arbitrati privati o altri incarichi che possano pregiudicare la loro imparzialità. E anche gli avvocati debbono darsi delle regole: se vogliono scendere in sciopero lo dicano almeno dieci giorni prima. Inoltre il giudice di primo grado sarà sempre uno: pretura e procura saranno la stessa cosa. Il ministro della Giustizia Flick richiama all'ordine. A suon di disegni di legge. Il Consiglio dei ministri ieri ne ha approvati 7 a completamento del «pacchetto giustizia» già varato nella riunione del 5 luglio e ha spiegato il ministro Flick - «proseguendo nella riforma del settore lungo le direttrici già impostate. In particolare - ha detto - si interviene sulle strutture (decentramento e giudice unico), sugli uomini (esempio, incompatibilità e illeciti disciplinari) e sulle norme». Ma ecco nel dettaglio le nuove misure che ora passeranno al vaglio del Parlamento. INCOMPATIBILITÀ'. Per quanto riguarda gli incarichi extragiudiziari, le norme sulle incompatibilità contengono una «ampia serie di divieti», primo tra tutti quello di assumere gli incarichi arbitrali, per esempio tutti quelli che si ricollegano alla materia della contrattualistica pubblica ed alle attività di soggetti privati: un affare che il settimanale «Il Mondo» ha valutato in mille miliardi l'anno, calcolati solo su un campione di 24 magistrati. In pratica crolla il business della giustizia per vie brevi. Inoltre - precisa il ddl - la funzione giudiziaria è incompatibile con l'esercizio di libere professioni, attività imprenditoriali e con l'assunzione di uffici pubblici e privati, tranne quelli istituzionali (cioè quelli elettivi di parlamentare, consigliere regionale o simili in previsione dei quali, però, il giudice deve obbligatoriamente mettersi in aspettativa fin al momento in cui si candida). E la norma vale per tutti: sia magistrati ordinari che amministrativi. Altro divieto, ulteriormente ribadito: «La violazione del segreto d'ufficio o la rivelazione del contenuto di atti coperti da segreto istruttorio». Nel mirino di Flick ci sono anche tutti quegli atteggiamenti dei magistrati che si configurino come «episodi di malcostume» o di attività oggettivamente incompatibili con la funzione giudiziaria. Per esempio un giudice non può (non deve) partecipare a società segrete o riservate, mentre deve sempre esprimere le virtù specifiche del suo stato, così ricordate: «Impar- che ritorna. E che Maddalena sintetizza così: «Sono felicissima, stasera voglio fare il giro di otto trattorie con lei, voglio mangiare e che ci ubriachiamo come matti con gli amici». Quegli amici sono lì dal pomeriggio. Con la Renault 5 rossa che aspetta, con Giancarlo Zuccotti che sin dal primo giorno dice: «Non posso credere a queste accuse, non posso credere che Chicca, che Francesco, che tutti gli altri siano sospettati della morte di Mauro». Dopo 8 interrogatori da libera, Chicca Roveri ci mette sei ore a spiegare che lei non c'entra niente di niente con chi sparò la sera del 26 settembre '88 in contrada Lenzi, alle porte di Trapani, a un soffio da Saman. Quello di giovedì - la conferma è in questa scarcerazione - è un interrogatorio importante, che i pm Garofalo e Rovida hanno deciso di segretare. Nemmeno Grazia Volo, il difensore di Chicca Roveri vuole addentrarsi nel merito delle indagini, che sono ancora in corso, che saranno ancora lungo, che vedono l'ex compagna di Mauro Rostagno ancora indagata, anche se a piede libero. Dice, il legale: «La mia assistita ha fornito solo tutti quegli elementi che servivano a chiarire la sua posizione. Se ha cambiato versione? Non è vero». Fine delle dichiarazioni e almeno per ora - delle polemi¬ che su questa storia giudiziaria intricata, che vuole raccontare in un altro modo il sogno di Mauro Rostagno e della comunità Saman. Fine di tutto, perchè alle 18 parte da Trapani il fax verso San Vittore. «Revoca dell'ordine di custodia cautelare», c'è scritto. Che tradotto vuol dire che Elisabetta Roveri che tutti conoscono come Chicca è libera. Salta di gioia e piange Maddalena Rostagno, quando sente al telefono cellulare la conferma che quel messaggio registrato sulla segreteria telefonica di casa - «Se volete aiutare mia mamma, mandatele un telegramma» - può essere finalmente cancellato. Ma passeranno ancora tre ore, prima della liberazione. Con Giancarlo che va su e giù e dice: «Bastano tre minuti per entrare lì, ci vogliono ore per uscirne». E quel lì è San Vittore, dove è attesa l'uscita di Chicca Roveri, dove rimarranno Massimo Oldrini, Beppe Rallo e Monica Serra - per lei ieri il gip ha detto no alla scarcerazione - gli imputati meno noti, ma con i reati più gravi. «Finché non sarà scritto nero su bianco che lei non c'entra niente con l'omicidio, non avremo altro da fare nella vita», ripete Maddalena, con la forza di chi a 23 anni ha avuto il padre ammazzato e la madre in carce- Mauro Rostagno. Al centro: Chicca Roveri, abbracciata dalla figlia all'uscita dal carcere.in alto Monica Serra, la testimone dell'omicidio dell'ex leader di Saman

Luoghi citati: Milano, Roma, Trapani