IL NEMICO DELL'ONU

IL NEMICO DELL'ONU IL NEMICO DELL'ONU PER l'Onu è stato un ricercato, il pericolo pubblico numero uno, un killer (eventualmente) da catturare. Per migliaia di somali, di uomini e donne del suo clan, che ieri sono scesi in strada nella Mogadiscio sbocconcellata dal caos, era «il vittorioso», il padre, l'eroe, l'uomo che aveva fatto fuggire gli americani. In questa contraddizione, in questi identikit che non combaciano è tutta la tragedia somala, la vita e la morte di Mohamed Farah Aidid, «colui che non accetta insulti». Perché l'Africa è il luogo in cui la logica della distinzione si perde in un nulla demoniacamente nichilistico. Nell'interminabile atonia in cui è precipitata l'era della postindipendenza non c'è posto per nuovi eroi, ma solo per chi come Aidid cavalca perennemente sulla cresta del caos, viandante del nulla, lanzichenecco perduto. La Somalia è un laboratorio: purtroppo di un futuro in cui c'è il ritorno alla tribù e l'estinzione dello Stato. Il generale e il mercante, Aidid e il suo doppio Ali Mahdi, per sei anni, mentre attorno a loro si ammonticchiava una catasta di 350 mila morti, hanno giocato il loro tragico wargame. Ferocemente nemici ma anche tenacemente eguali: marchiati dagli anni ideologicamente folli dell'indipendenza dove le idee erano semplice moneta corrente non valori assoluti, avviluppati cromosomicamente alla tribù ma tentati disperatamente dallo Stato, velenoso regalo dell'Occidente, che promette le chance di un potere ben più assoluto. Il potere: l'ossessione e la maledizione delle classi dirigenti africane, il Graal cui sono disposti a sacrificare tutto. E l'Occidente, che si vergogna della vecchia Gunboat diplomacy, la diplomazia delle

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Mohamed Farah

Luoghi citati: Africa, Mogadiscio, Somalia