Stupidario guerrigliero

il caso. Dal Messico all'Argentina, scandalo per un best-seller il caso. Dal Messico all'Argentina, scandalo per un best-seller Stupidario guerrigliero Un pamphlet contro i miti sudamericani LOS ANGELES EL corso dell'ultimo week-end, la sinistra centro e sud-americana I si è riunita a San Salvador per discutere le proprie prospettive politiche. Tra bandiere rosse su cui era stata sovrapposta la scritta «La Iucha continua» e T-shirts con il faccione del '(Che», sono arrivati in rappresentanza di venti Paesi e di 112 partiti diversi i comunisti e i radicali, quelli del Farabundo Marti e i Tupamaros, i Montoneros e i Sandinisti. Nella sala dove si è tenuto l'incontro, c'era poi uno spettro: El marmai del perfecto idiota latinoamericano, un libro contro i dogmi, i miti e, appunto, le idiozie che limitano il dibattito politico in questa parte del mondo. Balzato in testa alle classifiche della saggistica da Buenos Aires a Lima, da Quito a Tegucigalpa, il testo sta generando polemiche, divisioni, dO:attiti non solo all'interno della sinistra che si confronta con la fine del sogno della lotta armata, ma anche nei circoli letterari e culturali del continente. L'idea del libro è nata da un'altra conferenza, una conferenza sulle prospettive politiche ed economiche della regione tenutasi duo anni fa a Bogotà. Tra i presenti c'erano tre autori con il loro bravo pedigree di ex compagni e di rivoluzionari convertitisi al nuovo ideale del libero mercato e del libero commercio. Uno di loro è Alvaro Vargas Llosa, figlio del celebre scrittore peruviano Mario. Gli altri due sono Carlos Alberto Montaner, un ex castrista che adesso vive in esilio a Madrid, e Plinio Apuleyo Mendoza, ex guerrigliero colombiano e adesso direttore di un'agenzia di stampa chiamata Prensa Latina. Finita la conferenza, i tre si sono trovati assieme a bordo di un taxi e hanno iniziato a ridere per tutti i luoghi comuni che avevano appena ascoltato per l'ennesima volta. Si era discusso di povertà, di sfruttamento, di arretratezza, di sottosviluppo. E Cerimonie da abolire nel nome di Francesco Scrivo dopo aver letto la lettera pubblicata il 21 giugno) della signora Consuelo Polo a proposito delle torture inflitte ad animali durante feste religiose in Spagna. Sono anni che, ogni tanto, qualcuno fa appelli affinché abbia termine una simile barbarie, ma stranamente, senza che l'indignazione raggiunga una significativa risonanza. Se il perpetuarsi di uno spettacolo crudele come la corrida al solo fine di essere venduto ai turisti dà grande amarezza, ancor più mi sembra triste che le sevizie agli animali avvengano in feste religiose, e mi domando perché dalla Chiesa stessa non si levi alcuna voce di condanna. Perché, se altri francescani conservano lo spirito che fu eh S. Francesco, nessuno di loro sente la necessità di disapprovare il fatto che proprio mani di suore francescane ornino le «banderillas» della tortura? Perché le piii alte Gerarchie della Chiesa ed il Papa stesso non dicono una parola che affranchi lo spirito religioso dai retaggi della superstizione che conduce a simili crudeltà? Per indifferenza? Per timore di contrasti con la Chiesa locale? Per paura che qualcuno possa sfruttare le critiche di Roma per suscitare tentazioni scismatiche? Io credoo che la Chiesa non possa comunque rinunciare ad essere educatrice e non possa non contrastare tradizioni che, se anche vengono perpetuate in nome dei Santi, sono invece intrise di spirito pagano ed indegne di un popolo civile. lo credo che i molti cattolici che amano gli animali dovrebbero sollecitare un'azione della loro Chiesa in favore di quelli che, come li ho sentiti definire da un sacerdote, sono i più poveri ed indifesi tra i poveri ed indifesi. Rosalba Oddo Serra Savona chi era il responsabile di tutti questi mali? Ma la Cia, naturalmente. E l'imperialismo yankee alleato con il Fondo Monetario e la Banca Mondiale. E' stato a quel punto, ricorda Vargas Llosa, che i tre si sono detti: «Perché non compiliamo un catalogo eh tutte le cose ridicole e assurde che continuiamo a sentire?». Il libro che divide e fa discutere il Centro e il Sud-America inizia con una prefazione di Mario Vargas Llosa. che anni fa ha tentato invano di rincorrere la presidenza del Perii e che accusa una sinistra diventata «arcaica e irrilevante» di «essere sempre alla ricerca di alibi e di capri espiatori». Un atteggiamento, aggiunge, che consente di «sentirsi sempre nella comoda posizione di vittima e, in buona fede, di perpetuare i propri errori». La «teoria della dipendenza», la chiamano i tre autori, una «patologia sociale» da cui sembrano colpiti non solo la sinistra ma anche tanti nazionalisti e una fetta consistente della Chie- Ernesto Che Guevara, un mito per la sinistra di tutto il mondo. A sinistra, lo scrittore Mario Vargas Llosa La sinistra: intollerante e semplicistico Tra gli autori il figlio di Vargas Llosa rare il partito rivoluzionario al potere da sempre e il sottocomandante Marcos con i suoi zapatistas, chi nelle Americhe e in Europa crede ancora che, se non fosse per l'embargo statunitense Cuba sarebbe il Paradiso in Terra. Se il maggior obiettivo della loro impietosa critica è la sini- parola idiota per descrivere gli individui indifferenti alla realtà, la gente incapace di riconoscere dopo 50 anni che le loro idee sono state un fallimento», spiega Montaner. Idiota è dunque chi in Argentina prova ancora nostalgie per il fascismo paternalistico di Perón, chi in Messico continua a vene¬ sa e delle gerarchie militari. «Adoriamo sentirci incompetenti e liberi da ogni responsabilità», scrivono i tre autori. «Deriviamo un piacere morboso nel credere che siamo stati derubati. Pratichiamo un masochismo immaginario, godiamo nella fantasia della sofferenza». Ma perché l'accusa di idiozia? «Usiamo la