«Dell'Utri conosceva Riina»

Nuove rivelazioni nell'inchiesta sui presunti passaggi di denaro dalla Fininvest a Cosa Nostra Nuove rivelazioni nell'inchiesta sui presunti passaggi di denaro dalla Fininvest a Cosa Nostra «DeH'Utri conosceva Riina» //pentito Cancemi ai giudici di Palermo PALERMO. Il nomo di Marcello DeH'Utri, parlamentare di Forza Italia e tra i più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi, indagato per concorso estomo in associazione maliosa, è risuonato ieri più volte nel palazzo di giustizia di Palermo. Proprio sul suo nome si è soffermato il pentito Salvatore Cancemi, raccontando ai magistrati di prosunti contatti tra l'ex manager di Publitalia e il capo dei clan Salvatore Riina. Cancemi ha detto che il flusso di denaro dalla inivest a Cosa nostra non sarebbe stato la conseguenza semplicemente di una estorsione. Non si sarebbe trattato - ad avviso del collaboratore di giustizia - di un «pizzo» cui sottomettersi per consentire ('all'imprenditore Berlusconi di poter lavorare a Palermo», bensì «qualcosa di più, che io avevo intuito perfettamente». Por corroborare questa tesi, Cancemi riferisce della volontà di Riina di far «togliere di mezzo» Vittorio Mangano (ex stalliere della villa di Arcore, attualmente in carcere per associazione mafiosa) e questa determinazione, sempre secondo Cancemi, non avrebbe avuto senso «por una semplice storia di pizzo». E sulle responsabilità presunte di DeH'Utri ha ruotato lo scandaglio dei sostituti e dei gip, impegnati contemporaneamente su due fronti. Dal primo è scaturito l'ordine di custodia cautelare per associazione mafiosa por Gaetano Cina, 66 anni, proprietario di una lavanderia a Palermo, formato due giorni fa con l'accusa di avere smistato «a Cosa nostra» denaro di pertinenza di una società del gruppo Fininvest. 11 provvedimento è stato omesso dal giudice delle indagini preliminari del capoluogo siciliano Marcello Viola. Sull'altro versante l'interrogatorio fiume (10 orel del finanziere Filippo Alberto Rapisarda, ascoltato sempre nell'ambito dell'inchiesta sull'ex numero uno di Publitalia. Ritornando a Cina, che è stato accompagnato dal proprio legale, Giovanni Battista Giuliana, questi avrebbe respinto tutti gli addebiti. Il commerciante non ha però negato la conoscenza di Marcello DeH'Utri, spiegando la natura dei suoi rapporti con l'esponente politico. Un figlio di Cina giocava infatti nella Bacigalupo, una squadra palermitana di calcio dilettantistico della quale DeH'Utri fu presidente. Cina, che è stato nuovamente rinchiuso nel carcere dell'Ucciardone, avrebbe ammesso di avere avuto rapporti di frequentazione «per ragioni di parentela» con il boss Mimmo Toresi. Avrebbe anche confermato la conoscenza di Vittorio Mangano, a proposito del quale avrebbero sottolineato di «non vederlo da anni». Noi confronto con il magistrato, il commerciante avrebbe poi detto di essersi fatto prendere dal panico dopo «quelle coso scritto dai giornali». Da qui la decisione - avrebbe messo in evidenza - di allontanarsi da Palermo per recarsi in casa della sorella, nel Trapanese. Cina ha infine ribadito di avere già il 20 giugno scorso «fornito ampie spiegazioni» al sostituto procuratore Domenico Gozzo. Lo stesso sostituto procuratore davanti al quale si e presentato ieri Rapisarda. Al termino della lunga permanenza TRA MORO E BERLINGUER della parte di elettorato sconfitta alle elezioni. Possiamo dire che questa condizione politica, indispensabile per una normale dialettica democratica, e esistita pienamente nell'Italia della guerra fredda e della divisione in blocchi? Chi non ricorda che la gran parte dell'Italia moderata, almeno fino agli Anni Settanta, ha vissuto con estrema preoccupazione la possibilità di una vittoria comunista in Italia? E che, di converso, la maggior parte dell'elettorato del pei continuava a vedere nella de lo strumento imperialista al soldo dell'America, il partito della conservazione e della repressione, il nemico di classe da abbattere? Era questa, non altra, la difficile situazione, storica e politica, che Aldo Moro ed Enrico Berlinguer dovettero affrontare. I gravi problemi economici, sociali e di tenuta democratica del Paese, peraltro, spingevano in questa direzione: e se per Moro fu prevalente - costantemente la preoccupazione di allargare l'area della democrazia, garan- 5 Qui sopra Marcello DeH'Utri, a destra Silvio Berlusconi giustizia, sarebbe stato invece sentito proprio come indagato. In ogni caso, toni distesi dei legali. L'avvocato Paola Mola, moglie di Rapisarda, ha parlato di «grande soddisfazione per l'esito del confronto con i magistrati» e di un interrogatorio «molto corretto» nel contesto di accertamenti su «fatti di molti anni fa». Il difensore ha poi escluso che siano state poste domande su Silvio Berlusconi. Con i giornalisti è stata solo ammessa la conoscenza di DeH'Utri, «conoscenza di cui non ci si pente perché è stato un fatto casuale». Giancarlo Mirane