Una tomba di ghiaccio sul K2

Pakistan: sepolto in un crepaccio l'alpinista italiano morto a oltre 7000 metri di quota Pakistan: sepolto in un crepaccio l'alpinista italiano morto a oltre 7000 metri di quota Una tomba di ghiaccio sul K2 La tumulazione fatta da un gruppo di scalatori giapponesi Il corpo del giovane di Lecco avvolto in un sacco a pelo Stato e della società democratica che, ricordava ieri Giancarlo Caselli, è ancora di là da venire. Dunque la direzione in cui tutti stiamo lavorando, ognuno col proprio ruolo, è quella della sconfitta storica e definitiva non solo di Cosa Nostra ma di tutte le organizzazioni mafiose. Su quali siano i mezzi più adeguati e efficaci per raggiungere tale obiettivo vi sono naturalmente opinioni differenti, che occorre confrontare con serenità e rispetto; nei commenti di questi giorni non è stato sempre così, e vi è stato chi ha giudicato la nostra proposta ambigua o, al meglio, strumentalizzabile: come a dire o complice o idiota. Viceversa, Libera ha inteso dare visibilità a quanto quotidianamente percepisce nel territorio, poiché all'associazione partecipano oltre cinquecento gruppi e realtà locali e nazionali impegnate socialmente, alle molte richieste di aiuto per recuperare una prospettiva di legalità e di rientro nelle regole e valori della società. Richieste che non provengono dai «Un gesto di grande pietà, solidarietà e rispetto umano». Dicono cosi gli amici di Lorenzo Mazzoleni, 30 anni, di Lecco, morto sul K2. Il «gesto» è dei componenti della spedizione giapponese che hanno sepolto ieri Lorenzo, accademico del Cai, in una tomba di ghiaccio. Il corpo è in fondo a un piccolo crepaccio scelto da due compagni di scalata dello sfortunato alpinista, Gian Pietro Verza e Aldo Verzaroli. In un pendio a 7100 metri di quota che in cima ha un enorme seracco staccato dal ghiacciaio pensile che sovrasta la parete. I due erano scesi da quel salto perché avevano visto una giacca gialla e rossa sulla neve. Era quella di Lorenzo, caduto dal «collo di bottiglia», passaggio chiave della cresta Duca degli Abruzzi, oltre 600 metri più in alto. Precipitato lungo la via Cesen, che la spedizione giapponese tenta di ripercorrere. E proprio a 200 metri dal punto dove è stato trovato Lorenzo i giapponesi hanno il campo II che ospita parecchi alpinisti. Quegli uomini ieri mattina hanno immerso nel ghiaccio del K2 il corpo dell'italiano. E nel pomeriggio, alle 16, Lorenzo Mazzoleni è stato ricordato da tutti gli alpinisti del campo base del K2 alla «via degli italiani», quella conquistata per la prima volta dalla spedizione di Ardito Desio nel 1954. Gli alpinisti sono sfilati uno per uno davanti alla tenda di Lorenzo. «Le brevi testimonianze - dicono Agostino Da Polenza e Marco Negri, i due capi spedizione - saranno affidate al vento del ghiacciaio del Baltoro perché con l'affetto e l'amore di noi tutti raggiungano lui, i suoi genitori e tutti coloro che lo gna), come i pakistani chiamano il K2. Se il tempo lo permetterà. Il treppiede per le misurazioni geodetiche è saldamente anco- amano». Il lavoro della spedizione riprenderà oggi con le misurazioni del Quogir (la grande monta¬ I compagni: «Troppo rischioso portare il cadavere al campo» rato alla cima della montagna e l'equipe scientifica «Ev-K2Cnr» diretta dal professor Giorgio Poretti del dipartimento di scienze matematiche dell'Università di Trieste è pronta. Anche se ha dovuto forzare i tempi, perché il gruppo di geologi e geodeti era stato bloccato più del previsto per un improvviso veto del ministero della Difesa pakistano. Ha dovuto intervenire Pietro Rinaldi, l'ambasciatore italiano a Islamabad per avere le autorizzazioni. Il Baltoro è considerato «importante zona militare». Dopo gli intoppi della sicurezza, quelli della montagna. Una bufera di neve ha avvolto il K2. E il tentativo di salita cominciato il 19 luglio ha dovuto essere interrotto. Raffiche a cento chilometri orari che hanno fatto a pezzi alcune tende dei campi. Quella stessa bufera, il 20 luglio, ha ucciso sotto la vetta del Broad Peak tre alpinisti coreani. Il K2 e l'alpinista morto durante la scalata: si chiamava Lorenzo Mazzoleni e aveva 30 anni Enrico Martìnet

Luoghi citati: Islamabad, Lecco, Pakistan