La strage per diventare eroe
7 7 Avrebbe dovuto stringere la mano a Hillary Clinton (ieri in visita al parco olimpico) Un suo ex principale avvisò la polizia «E' un pazzo con la sindrome del protagonista» La strage per diventare eroe Atlanta, al setaccio la casa della guardia Un'immagine di lutto dopo la bomba di Atlanta e il sospettato Richard Jewell Qui accanto Ted Turner e Hillary Clinton [FOTO REUTER] ha dato fuoco al palazzo e poi lanciato l'allarme e un infermiere della Georgia che rendeva apoplettici i pazienti e poi correva a salvarli. Con il solo indizio della corrispondenza di Jewell a un profilo criminale di possibile attentatore, l'Fbi (mica i giudici di Merano) lo dichiara «sospetto», che non si capisce quanto pesi, ma basta per attirare una ressa olimpica di cronisti intorno alla casa dell'uomo. Il suo ritorno è omerico. Jewell, congestionato, con il colesterolo da record, sbarca da un furgoncino Toyota blu e corona il suo sogno: decine di microfoni, telecamere e taccuini sono tutti per lui. La sua cagnetta Brandy abbaia stizzita. I vicini di casa sono tutti fuori. Uno, Carlos Zapata, si insinua tra i giornalisti armato di macchina fotografica e scatta a ripetizione: «Metterò la foto di Jewell tra i souvenir delle Olimpiadi», spiega. Dalla folla emerge la domanda: «Ha messo lei la bomba?». E Jewell risponde: «No, non l'ho fatto, signore». Dice sempre così, quando parla ai giornalisti, li chiama «signore», che in inglese, «sir», fa ancora più effetto. Ha un rispetto sacro, Richard Jewell, per questo buffo tribunale, incerto se fare di lui un santo o un assassino. Vorrebbe trattenersi ancora, ma la porta di casa si apre, la mamma Barbara urla: «Vieni dentro, Richie» e lui, a malincuore, obbedisce. Arrivano due auto dell'Fbi e entrano a perquisire la casa del sospetto, a cercare prove della fabbricazione della bomba. Le telecamere e i Giovedì 1 Agosto 1996
Persone citate: Carlos Zapata, Hillary Clinton, Jewell, Richard Jewell, Ted Turner
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