Peres, a un soffio dalla pace

Peres, a un soffio dalla pace Peres, a un soffio dalla pace GERUSALEMME. Fondazione di uno Stato palestinese con la capitale in un sobborgo di Gerusalemme, scambio di territori, e pagamento di indennizzi ai profughi palestinesi: sono i lineamenti di un'intesa segreta che era stata raggiunta lo scorso autunno fra i palestinesi ed il governo israeliano, nell'intento di chiudere il conflitto che da un secolo contrappone sanguinosamente arabi ed ebrei in Terrasanta. Per la prima volta, l'esistenza di questa intesa è stata confermata dalle due parti, anche se ormai essa sembra superata dalla nuova situazione politica israeliana. Un portavoce del governo ha liquidato quell'intesa come «un'esercitazione intellettuale». Non la pensa così Yossi Beilin, uno dei rappresentanti del precedente governo: «Quel piano potrà essere realizzato da un nuovo premier laborista». [Agi] ria, Libano, Algeria. Parlano la nostra stessa lingua ma si comportano come padroni. Anzi, come nemici». L'uomo che sta raccontando conosce «il palazzo» perché ci è stato, sia pure per un breve periodo, e porta ancora addosso i segni del soggiorno. Interrogatori condotti a schiaffoni e poi a colpi di scariche elettriche, isolamenti prolungati, neppure un'ombra di garanzie legali. Dovrebbero essere circa 14 mila, i «poliziotti» palestinesi dei territori: in realtà si tratta soprattutto di militari addestrati sotto altri regimi, che tendono ad applicare metodi piuttosto spicci. Il resto lo fa la mancanza di leggi. 137 che si lasciano morire sono in carcere dalle manifestazioni di mar¬ al nemico, fanno il resto. Ed ecco esplodere, sotto questa muraglia sbrecciata, il caso dei digiunatoli. Un ordigno a tempo che a Gerusalemme può rallegrare solo chi ancora non capisce quanto il controllo di Arafat sui palestinesi significhi controllo delle coue. C'era un comandante palestinese, a Nablus, il cui nome era Ah Hosni, e qualche tempo fa è stato richiamato da Arafat e trasferito a Gaza. In pochi mesi era diventato più impopolare del più duro fra gli ufficiali israeliani che pure, in quest'area, di fama ne hanno collezionata. «Quei poliziotti sono palestinesi come può esserlo il mio procugino. La sua famiglia è emigrata in America trent'anni fa, le loro si trovavano in Si¬ mo la netta impressione che le popolazioni palestinesi siano ormai sfuggite al controllo delle proprie autorità». L'affermazione potrebbe apparire scontata se non provenisse da una fonte particolare. Sono i servizi di sicurezza israeliani a lanciare l'allarme, come aspettandosi una nuova incontrollabile ondata di violenza. Gerusalemme non allenta la morsa sulla West Bank e la striscia di Gaza, chiude e riapre i territori con cadenze ormai parossistiche, ma si rende anche conto che alle loro dinamiche interne non potrà opporsi se non con altre violenze. Le incertezze del governo Netanhyau, in equilibrio sempre più instabile fra promesse ai coloni e strette di mano JOHANNESBURG

Persone citate: Arafat, Peres, Yossi Beilin

Luoghi citati: Algeria, America, Gaza, Gerusalemme, Libano