Centro così è saltato il «gran cenone»

Dopo il pubblico scambio di reciproci insulti Prodi ha preferito rinviare con la scusa della fiducia Dopo il pubblico scambio di reciproci insulti Prodi ha preferito rinviare con la scusa della fiducia Centro, così è saltato il «gran cenone» Dini rassicura: nessuna rottura politica ROMA. Pubblico scambio di reciproci insulti e litigi telefonici privati a base di contumelie. Stando così le cose in quel luogo della politica italiana che è il centro, Romano Prodi ha pensato bene che fosse il caso di soprassedere e ha sconvocato la riunione conviviale prevista per ieri sera a cui avrebbero dovuto partecipare Lamberto Dini, Gerardo Bianco, Antonio Maccanico, Franco Marini, Enrico Boselli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Arturo Parisi. Un giro di telefonate e l'appuntamento è stato disdetto, tanto c'era a portata di mano anche la «scusa tecnica», ossia il voto di fiducia serale. Ma la verità è che il «rendezvous» del centro era partito male perché preceduto da una serie di interviste condite con eccessive dosi di curaro. Quella di Dini contro la Bindi, quella del presidente del ppi Bianchi contro Dini, e, infine, quella di Bianco contro tutti (nell'ordine, Masi, Dini e Boselli). A mo' di ciliegina si era aggiunto all'ultimo minuto anche uno sfogo di Ciriaco De Mita contro il ministro degli Esteri. Così ieri mattina gli uomini del «centro» si sono guardati metaforicamente in faccia e hanno capito che non era proprio il caso di vedersi. Di qui un giro di telefonate più che turbolente. Marini e Dini per poco non si sono attaccati la cornet¬ ta in faccia, mentre Parisi avvertiva un Boselli del tutto consenziente che non c'erano le «condizioni» per l'incontro. Intanto nel Transatlantico di Montecitorio il capogruppo di Rinnovamento alla Camera, Diego Masi, diceva di voler querelare il segretario del ppi per l'intervista pubblicata in mattinata dal Corriere della Sera. Anche Prodi ha fatto la sua parte. Il giorno prima Giorgio La Malfa lo aveva chiamato inviperito dopo aver scoperto di non essere nella lista degli invitati. Ieri, quindi, il presidente del Consiglio ha preferito parlare direttamente con lui al telefono. «Guarda - gli ha spiegato - che l'incontro è rinviato per motivi di opportunità». Dall'altro capo del filo, il segretario repubblicano ha risposto così: «E' un bene che questo appuntamento salti. Innanzitutto perché IL LEADER DEL SI LB ROMA " ALTRO ieri r sera, in Transatlantico, aveva commentato così la prevista riunione del «centro»: «Un incontro inutile, non so proprio che cosa dovremmo dirci». E il giorno dopo, sempre a Montecitorio, Enrico Boselli, segretario del «Si», sembra aver raddoppiato il proprio pessimismo. «Stamattina - racconta quando ho parlato al telefono con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Parisi gli ho spiegato che non era proprio il caso di vederci. «Guarda che finisce a schiaffoni», gli ho detto». Onorevole Boselli, a quanto pare, nemmeno la «Cosa3» del centro riesce a decollare, di chi è la colpa? «Del ppi. Già perché Gerardo Bianco pensa che l'Ulivo debba essere composto da pds e popolari e non vuole tutti gli altri, i laici, i riformisti...vorrebbe spazzarci via tutti. Comunque mi sembra evidente che questa federazione del centro non si farà mai». Per la verità anche Lamberto Dini sembra aver fatto la sua parte, con quell'attacco al ministro Bindi. A quel punto era ragionevole attendersi una replica del ppi... Calo di popolarità per il go tu sei il leader di tutta la coalizione e non puoi fare il leader di una parte. Eppoi perché se si costituisse un centro di questo tipo, inevitabilmente si arriverebbe allo scontro con la sinistra e questo inciderebbe sulla stabilità e sulla tenuta del governo», Già, perché questo incontro doveva essere una prima presa di contatto tra gli esponenti del centro per raggiungere una sorta d'intesa. Prodi, per non finire schiacciato sul ppi, e per non essere condizionato dal pds, aveva ritenuto opportuno procedere su questa strada. Ma visto che da quelle parti ormai si ragiona in termini di insulti e di querele, l'impresa appare improba. La cena dunque è saltata, ma lo scambio di «sgarberie» è proseguito per tutta la giornata, nonostante le rassicurazioni formali getto». E quale sarebbe il suo progetto? «Quello di allargare la maggioranza, di portare pezzi del Polo nell'Ulivo. Ma se lui indebolisce la coalizione, se il governo si sfarina, gli altri perché dovrebbero saltare la barricata?». Tornando al ppi, che cosa rimprovera a questo partito? «Di comportarsi come una piccola potenza. Ancora ancora capisco se lo fa il pds, che almeno è grande, ma il ppi...L'intervista di Bianco al Corriere della Sera era pretestuosa, fatta apposta per rompere. Lui deve smettere di di reciproca stima. Masi ha accusato il ppi di «voler annettere le altre formazioni di centro» e di «essere succube del pds». Di contro, i popolari mandavano in giro la voce che a non volere il vertice fosse stato anche Dini, indisponibile a sottomettersi alla leadership di Prodi. E il deputato del ppi Roberto Pinza osservava ridendo: «Ma Lamberto dove va? Lo deve sapere che i "giravoltisti" ormai vengono puniti». Di fronte a questo idilliaco quadretto Ottaviano Del Turco, esponente del «Si», commentava sarcastico: «Una riunione notturna tra persone che non si amano sarebbe stata un controsenso». E Bianco faceva sapere di essere più ben disposto verso i centristi del Polo che non nei confronti di quelli dell'Ulivo, tanto che lui e Casini si lanciavano segnali d'in¬ tesa. In serata, toccava a Lamberto Dini - proprio colui che aveva per primo acceso la miccia attaccando la Bindi - stemperare la tensione. Con i gesti: pacche sulle spalle, sorrisoni e vigorosa stretta di mano con Prodi, sotto gli occhi di tutti, alla Camera. E poi, con le parole: «Non c'è nessuna rottura politica - dichiarava il ministro degli Esteri -, il disegno resta sempre lo stesso: riaggregare le forze moderate del centro sinistra». Ma dopo aver sparso tanto ottimismo, lo stesso Dini aggiungeva: «La riunione è stata rinviata e non credo che si terrà nell'immediato...». E quando, allora? «A settembre», fa sapere il ministro Maccanico. Campa cavallo... 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Luoghi citati: Bianco, Roma