Mountain bike che business di Gian Paolo Ormezzano
Esordisce alle Olimpiadi una nuova spettacolare specialità Esordisce alle Olimpiadi una nuova spettacolare specialità Mountain bike, che business Oltre cento milioni di appassionati ATLANTA. Nasce oggi all'Olimpiade la specialità ciclistica detta mountain bike, e in Italia pronunciata malissimo, muntan baich anziché, più o meno, mauntein baich. Cinquanta uomini e trenta donne impegnati nella gara di cross country rappresentano, al vertice tecnico ed agonistico, un cento milioni almeno di pedalatori al mondo, più altrettanti che hanno comprato la cosa ma la lasciano nella soffitta, nella cantina, ben che vada nel baule dell'auto. Il fenomeno commerciale, nato negli Usa e approdato in Europa dieci anni fa, dopo l'effimero della bmx, la bici di E.T., è enorme, il Ciò ha dato spazio all'ennesima gallina dalle uova di platino. L'Italia è interessatissima: ormai metà della nostra produzione ciclistica, ufficiale e clandestina (c'è, eccome) è orientata sulla mountain bike, e su 30 milioni di biciclette in movimento o in sonno da noi, già almeno 4 milioni sono della razza della nuova arrivata. L'agonismo è la conseguenza, l'olimpismo è un regalo per chi pedala, un buon affare per chi gestisce. Noi italiani abbiamo in Augusto Rosati un alto dirigente internazionale, un ottimo apostolo in federazione. Il rircuito è a quasi 100 chilometri da Atlanta, in un bosco non molto fitto. Vicino corrono i cavalli. Il caldo ieri era tremendo, oggi chissà. Sono 9 chilometri di sentiero largo, con dislivelli frequenti ma mai terribili. Continue comunque le variazioni di ritmo. In linea di massima, salvo quando c'è pioggia e fango, non si mettono mai i piedi per terra. Gli uomini fanno 4 giri e mezzo, per 40 chilometri e mezzo, le donne 3 giri, per 27 chilometri. Gli uomhii dovrebbero metterci 2 ore e mezzo, anche più, le donne un'oretta di meno. Le biciclette pesano poco, sui 12 chili, per via del leggero telaio in carbonio. Sono sofisticatissime, costano milioni, quando non sono pezzi unici. Hanno sino a 24 rapporti. Partenza in linea, vietata pena la squalifica ogni forma di assistenza ai corridori: chi fora deve cambiarsi la gomma (ogni ciclista se ne porta dietro un paio, più una scatoletta con arnesi per < Pontoni, 30 anni, 4° al Mondiale '94 Si pedala sui sentieri e nei boschi, chi fora fa da sé; sono Pontoni e Bramati le nostre speranze per il podio riparazioni). Per rifocillarsi due box ufficiali. Importante partire per primi, superare un costaricano può essere un problema. Il nostro et è Edoardo Gregori, che ha scelto fra gli uomini Pontoni e Bramati, fra le donne Pezzo e Stropparo. Dopo le scelte, in maggio, gli azzurri sono spariti dalle scene agonistiche internazionali, sono andati a prepararsi in altura, a Cochabamba in Boli¬ via (con l'inseguitrice Bellutti), al rifugio Mussolini sul Gran Sasso, a Livigno. La specialità è relativamente nuova, non c'è ancora una vera borsa internazionale dei corridori. Si arriva alla mountain bike dalla strada, dalla pista, dal ciclocross, dalla... mountain bike praticata da bambini. C'è anche il cammino inverso: Fois, promessa azzurra della strada, nasce sulla mountain bike. L'occasione olimpica è proprio un modo di capirci qualcosa. Campioni mondiali in carica sono Brentjens olandese e la Sydro canadese, qui tra i favoriti. Fra gli uomini attenzione a Kristensen danese, soprattutto a Frishknecht svizzero, poi a Juarez statunitense, a Hoydal norvegese, a Martinez francese, figlio di un grimpeur del Tour e voglioso di passare al professionismo, fare la corsa di papà, vincere come papà il Gran Premio della Montagna. Fra le donne si parla bene della Furtado statunitense. Daniele Pontoni, 30 anni, è stato campione mondiale di ciclocross nel 1992, secondo l'anno scorso, ed è da sette anni campione italiano. In mountain bike è arrivato quarto al Mondiale 1994. Luca Bramati, 28 anni, ha vinto nel ciclocross la Coppa del Mondo. Paola Pezzo, 27 anni, nasce come mountain bike, terza nel 1995 in Coppa del Mondo. Idem Annabella Stropparo, 18 anni, nona l'anno scorso in Europa. Possiamo andare a medaglia, più con gli uomini. Ma i rapporti di forza in questo sport si stanno ancora delineando. Così come si stanno continuamente evolvendo i mezzi, purtroppo non ancora con intervento leader dell'industria italiana. Il nuovo sport chiede fatiche enormi, non cela particolari pericoli se non per le specialità della discesa, spettacolarissima, e dello slalom parallelo, non ancora olimpiche. In compenso la resa televisiva pare sia ottima, sul piccolo schermo i pedalatori appaiono come guerrieri. Le telecamere mobili sono montate su motociclette cingolate. Gian Paolo Ormezzano
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