Rembrandt genio al trucco

Nuove scoperte accrescono il mistero dell'artista olandese Nuove scoperte accrescono il mistero dell'artista olandese Rembrandt, genio al trucco Così l'allievo correggeva le sue incisioni . La Stampa e i Quotidiani Locali In Spiaggia Con Voi. Tuffatevi In Un Mare Di Informazione. jTl AMSTERDAM / da anni che prosegue il processo di revisione dell'autografia di molte opere, con troppa euforia ritenute un tempo «toccate» soltanto dal genio miracolato dell'irripetibile Rembrandt, mentre, più tranquillamente, bisogna «abbassarle» a livello di alcuni dei suoi allievi. Ne viene scompaginata la concezione, in verità ancora ottocentesca, romantica, di genio isolato, ineguagliabile, che in Rembrandt aveva trovato il suo paladino indiscusso, programmatico, quasi proverbiale. Com'è possibile ancora pensare a un artista scuro, inawicinabile, quasi alchemico, quando addirittura lascia realizzare i suoi Autoritratti, scandalo dello scandalo, dai stessi allievi? Accoliti diligenti che lo ritraggono innocuamente nel suo studio, come un burbero commerciante, per di più in posa da Genio Isolato, da Grande Ipocondriaco, che langue solo? Certo l'interrogativo è inquietante, e se n'è occupata alcuni anni fa Svetlana Alpers in un interessante volume Einaudi, L'Officina di Rembrandt, proprio indagando questo rapporto dialettico e inedito con la sua bottega. Perché è difficile insistere ancora su un'idea romantica di autoritratto, come scavo segreto della propria personalità, quando si hanno certezze scientifiche e radiografiche che il «bulino» dell'introspezione, cioè il pennello, veniva, commercialmente e disinvoltamente, delegato al primo allievo di talento, che si prestava a questo «gioco» di squadra. Ora ci sorprendono altre novità: Margot, prima campionessa E' vero. Narrano le cronache che una contemporanea di Giovanna d'Arco, tal Margot de Hennuyère, sfidò ventottenne i migliori campioni, battendoli. E sulle sue orme si cimentano oggi le pallacordiste di Francia, Gran Bretagna, Usa e Australia. E gli altri Paesi? Malgrado qualche timido tentativo di revival (in Olanda, per esempio) la pallacorda - estintasi - vive solo nei souvenir storici. Curioso destino, il suo. La si può ancora giocare a Fontainebleau, dove si esibiva Enrico IV. E presto la federazione - che spilla quattrini al tennis, fornendogli in cambio un blasone doc - dovrebbe far riattare il salone di Chantilly che ospitava no stop nell'ancien regime match dal sangue blu. Le Wembley e le San Siro della pallacorda sono insomma ultra-aristocratiche. Come in fondo lo stesso complesso liberty della rue Lauriston, finanziato negli Anni 30 da angloamericani nostalgici che temevano la nobile arte sparisse per sempre. 15GS DMB&B Ciò che è impressionante è scoprire non tanto questo traffico di lastre ancora vive tra Leyda e Amsterdam, dove Rembrandt si era installato, e l'abbastanza consueta prassi dell'allievo che incide le «invenzioni» del Maestro, ma semmai il contrario. Qui, anche nel caso della celebre acquaforte Deposizione dalla Croce o di Cristo dinnanzi Pilato si hanno le prove che l'irruento Rembrandt aveva dietro di sé il fido cagnolino di Leyda che rilavorava le lastre e le ultimava, come il politore di lenti Spinoza. Prova ulteriore, forse, che il Maestro temeva il proprio gusto rivoluzionario e sovversivo e si ribellava al fatto che il suo non-finito potesse poco incontrare le attese più filistee e conservatrici della sua committenza. Se si confrontano, del resto, l'Autoritratto giovanile del Rijksmuseum, quasi accecato da una nuvola interrogativa di scurori melanconici, con l'incisione filistea che ne trae Van Vliet (quei ricciolini leccati, quegli occhi bolsi che vengono a galla) si intuisce subito chi era il vero genio. Ma perché allora il Genio si lascia ritoccare dal modesto pupillo, come un politico dal truccatore della tv? E ancora peggio: perché a sua volta si umilia nel «rilavorare» alcune lastre di Van Vliet, già perdute dal segno taccagno di questo pedissequo epigono? Davvero un mistero. Così un altro mito, quello dell'alchimista-incisore solitario si sfalda: ma la figura di Rembrandt, anzi, risulta ancor più inquietante e indecifrabile. Da domenica a venerdì La Stampa e il Corriere lucale a lire 1.700. Un autoritratto di Rembrandt nel saggio della Alpers, per esempio, Johannes Van Vliet non era che sfiorato in due minime citazioni, come uno degli artisti dell'epoca, che aveva tratto incisioni da Rembrandt come da Lievens, invadendo il mondo di figurine di mendicanti e di allegorie. Ora, dopo anni di studi (almeno dal 1984) Martin Royalton-Kisch e altri ricercatori ci permettono di scoprire che non soltanto in pittura Rembrandt dominava una sua fervida bottega di allievi, ma anche nel campo dell'incisione, caso ben più raro, aveva un suo collaboratore: appunto il Van Vliet. Ne fa fede un utile volume uscito in occasione di una dotta mostra nella «Casa di Rembrandt» ad Amsterdam, che studia questo segretissimo e inedito sodalizio: Una collaborazione su rame. Microscopiche investigazioni e poi la disamina decisiva delle filigrane della carta usata sia da Rembrandt per i suoi capolavori grafici sia dal modesto copista Van Vliet. Corriere Colere Corriere di Cesena di Forlì di Ravenna Co Crrie di Cesena di Forlì di Ravenna Corriere (li Rimiri! (li Rimiri! Accade N Marco Va II ora