L'ultimo schiaffo atomico di Pechino

Dopo il test Vannuncio: firmiamo la moratoria Dopo il test Vannuncio: firmiamo la moratoria 1. STE' stapare d2. RHa snel 1testat5. Cca 30 PECHINO. Proprio mentre le varie delegazioni tornavano a Ginevra per la fase finale della Conferenza sulla messa al bando dei test nucleari, la Cina ha effettuato l'ennesimo esperimento e ha annunciato che da oggi avrebbe osservato una moratoria. L'agenzia ufficiale «Xinhua» si è limitata a far sapere che il test, probabilmente condotto come gli altri nel deserto di Lop Nor nell'estremo Nord-Ovest del Paese, è «riuscito». Quanto alla moratoria, in un comunicato del governo si afferma che rappresenta «non solo una risposta all'appello dei tanti Sati che non posseggono armi nucleari, ma anche un atto concreto teso a promuovere il disarmo nucleare». Già l'8 giugno scorso, quando aveva effettuato il test precedente, Pechino aveva annunciato che ne avrebbe condotto un altro prima di settembre e poi avrebbe imposto una moratoria. Con quello di ieri il numero degli esperimenti nucleari cinesi dal 1964 è salito ad almeno 45. Secondo gli esperti occidentali, i test di Pechino sono mirati a sviluppare armi più leggere e più potenti. La Cina sarebbe comunque la potenza nucleare con l'arsenale più piccolo, circa 250-300 testate. Il Centro di studi geologici australiano ha reso noto che l'esplosione, avvenuta alle 9,49 ora di Pechino (le 3,49 italiane) nel poligono di Lop Nur, ha provocato un sommovimento tellurico di intensità pari a 4,3 gradi Richter. Il test ha suscitato ancora una volta un coro di proteste. I primi a reagire sono stati i governi di Australia, Nuova Zelanda e Giappone. «La Cina - ha dichiarato il primo ministro neozelandese Jim Bolger - dovrebbe rispettare la volontà della comunità internazionale e cessare definitivamente gli esperimenti. Auspichiamo che questo sia l'ultimo test». In Giappone un gruppo di sopravvissuti all'atomica di Hiroshima ha annunciato l'intenzione di organizzare un sit-in di protesta davanti al monumento alla pace. Anche Greenpeace ha condannato l'esperimento nucleare cinese e ha esortato la comunità internazionale ad approfittare di quella che ha definito «l'ultima opportunità di firmare un trattato per la totale proibizione dei test». Heinz Hoegelsberger, rappresentante dell'organizzazione ecologista a Vienna, ha dichiarato che «il governo cinese ha ancora una volta ignorato l'opinione pubblica mondiale con una provocazione diretta a tutti coloro che stanno trattando a Ginevra». Controcorrente invece Parigi. Con un fardello di sei test nucleari compiuti nel Pacifico da settembre allo scorso gennaio, prima di aderire alla moratoria internazionale, la Francia si è guardata bene dal condannare Pechino, preferendo invece congratularsi con i cinesi per l'annuncio della «sospensione definitiva di tutte le prove nucleari a cominciare dal 30 giugno del 1996». Il portavoce del ministero degli Esteri francese, Jacques Rummelhardt, molto diplomaticamente si è limitato a sottolineare che la decisione di Pechino arriva proprio «nel momento in cui la Conferenza sul disarmo si appresta a pronunciarsi a Ginevra sul progetto di Trattato per la Proibizione Totale delle Prove Nucleari» (Ctbt) che sarà sottoposto all'assemblea delle Nazioni Unite il prossimo settembre a Ginevra. [Agi-Ap] ISRAELE La radio israeliana

Persone citate: Heinz Hoegelsberger, Jacques Rummelhardt, Jim Bolger, Richter, Xinhua