Droga, fuga dal «branco» di Giaime Pintor

Droga, fuga dal «branco» Droga, fuga dal «branco» Personalità», il segreto per rinascere « P« Battaglia collettiva ogni settimana: il «pensiero positivo» arriva dove fallisce il metadone Nuove speranze nella battaglia contro la droga: a Trieste si sta sperimentando il «Gruppo di accoglienza settimanale» camente e psicologicamente per uscirne, deve essere un gruppo altrettanto ma diversamente coeso, con modi di relazionarsi, raccontarsi, conoscersi, di passare una giornata assieme, del tutto diversi, totalmente modificati: dev'esser, dobbiamo compiere quel processo che l'apostolo Paolo definisce «methanoia», che vuol dire superare psicologicamente quel che si è stati per riacquistare un nuovo «io», un altro modo di essere e di pensare con sé e con gli altri. E le attività sono molteplici e articolate: fisiche (esiste, per esempio, una convenzione con un bodycenter, in cui i ragazzi possono usufruire di massaggi, idromassaggi, lettini solari); ludiche (per esempio un laboratorio musicale in cui anche gli inesperti possono esprimere le loro capacità o potenzialità musicali, ritmiche con l'aiuto di «maestri» che guidano, mdirizzano); educative (ogni settimana un esperto informa i ragazzi sulle patologie strettamente legate all'uso di sostanze stupefacenti e sulla prevenzione). E per un lungo periodo (periodo che continua ancora, anche se in tempi ridotti) fra le attività principali c'è stato il progetto «Ritorno al presente» (siglato «R.A.P.» per comodità e anche per evocare nei ragazzi qualcosa a loro «consona»). Mi corre l'obbligo di una precisazione: entrato personalmente al G.A.S. come consulente esterno, mi aspettavo di trovare ragazze e ragazzi con le caratteristiche fisiche e psichiche che tutti, chi un po' più, chi un po' meno, si aspettano caratterizzino il «tossicodipendente», il «drogato»: giovani abbrutiti sia nel corpo che nella mente. Io ero distante da questo tipo di immagine. Però ero certo di una cosa (che ha poi parzialmente trovato conferma nei fatti): che le capacità intellettuali di una persona che fa uso di sostanze stupefacenti, segnatamente eroina, sono di molto ridotte. Non mi riferisco a lesioni cerebrali irreversibili, bensì alle capacità comunicative ed espressive, a mia scarsa (quando non del tutto azzerata) abitudme all'attenzione, all'elaborazione, alla capa¬ LETTERE AL GIORNALE: Iglllllllllll : IL LUNEDI' DI O. cità di connettere coerentemente singoli argomenti, soprattutto quelli posti ai confini «esterni» delle problematiche specifiche (o, addirittura, «specialistiche») legate alla tossicodipendenza e al suo «mondo», ristretto e univoco. Tecnicamente il progetto «R.A.P.» prevede che i ragazzi stessi, autonomamente, scelgano ogni settimana un argomento di cui discutere, in uno scambio di pensieri, domande, riflessioni collettive, e che pòrti, a fine settimana, ogni componente del gruppo a presentare e sottoporre anche questo a discussione collettiva, un elaborato che (a seconda delle capacità, ma soprattutto della disponibilità emotiva di ogni componente) può avere la forma della riflessione, della narrazione, del disegno, dell'intervista, o qualsiasi altro mezzo espressivo che ognuno, originalmente, voglia scegliere. In questo modo il R.A.P. credo sia stato e sia tuttora utile affinché (e cito ancora dalla presentazione della dottoressa Degano) il G.A.S. «non rinchiuda, ma raccolga; non cLB. separi dal mondo, ma permetta alle persone di trasformare il vissuto individuale in narrazione, partendo dal dolore, come esperienza e come nostalgia, e superandolo al tempo stesso». In un primo tempo si era pensato (per dare concretezza al «prodotto finito» del lavoro di ogni settimana) di stampare via via i materiali prodotti in piccoli quaderni monografici settimanali (anche per gratificare i ragazzi che avevano, non solo grazie al RAP., naturalmente, sostenuto e portato a buon fine questa dura prova della disintossicazione), poi siamo giunti alla scelta di ordinare e «redazionare» tutto il materiale in tempi più lunghi: ed è quello che stiamo facendo. Già nelle prime settimane di applicazione del progetto RAP. abbiamo, hanno (i ragazzi) raggiunto obiettivi che difficilmente (vittime anche noi, evidentemente, di una visione «farisaica» del tossicodipendente) ci aspettavamo, non solo negli elaborati, ma anche - e soprattutto - nella discussione e riflessione collettiva che li ha preceduti. Hanno, i ragazzi, manifestato una capacità di dialogo, di ascolto, di dibattito anche teso, per anni sopite, addormentate, dimenticate, considerate irrilevanti rispetto alle questioni per loro prevalenti: «dove trovo i soldi, dove trovo la "roba" migliore, dove vado a farmi, come faccio perché gli altri non se ne accorgano...». Hanno invece riscoperto una loro soggettività e identità, prima confuse. Hanno sottolineato (e senza tracotanza) nella pratica dei discorsi di gruppo, negli scritti, nei disegni, nelle poesie, quel «pensiero positivo» che in ognuno di loro è sopravvissuto, a volte «prepotentemente». Giaime Pintor

Persone citate: Degano

Luoghi citati: Trieste