La gente non ci crede ma l'inflazione cala

F F •=1 La gente non ci crede ma l'inflazione cala OLTRE LA LIRA OME dimostrazione del radicamento che la mentalità inflazionista ha in Italia può essere citata una trasmissione di Radiouno, Zapping si chiama, che tutte le sere dà voce e risponde, attraverso esperti che talvolta sono soltanto sedicenti tali, ad ascoltatori della più varia estrazione. Questi intervengono spesso, com'è logico, sui temi dell'economia, in particolare dell'economia delle famiglie, delle piccole imprese, delle aziende commerciali. In questi ultimi giorni, dunque, è ricorso più volte il tema dell'inflazione, essendo effettivamente inconsueto che questa non solo rallenti, ma divenga addirittura negativa ed indichi, cioè, che i prezzi non solo aumentano meno, ma diminuiscono. Se la Rai deve svolgere un servizio pubblico o, comunque, una funzione che accompagni l'informazione con la formazione, ci sarebbe solo da rallegrarsene. Sennonché, il «servizio» ha finito per essere, il più delle volte, quello di dare evidenza pubblicistica a sensazioni diffuse quanto errate senza opporre alcuna convincente, seppur garbata, contestazione con spiegazioni puntuali. La sensazione che questo campione di popolazione ha portato ai microfoni della radio (in quelle ore molto ascoltata) è fondamentalmente che questi dati sull'inflazione sono fasulli, che all'inizio dell'anno l'indice è stato cambiato proprio per mascherare la salita dei prezzi, e che comunque che l'inflazione sia in discesa non risulta dall'esperienza quotidiana di chi deve mandare avanti una famiglia. Insomma, la secolare italica convinzione che «il principe» ci fa tutti fessi. Per quanto strano possa apparire, conduttore e suoi ospiti - giornalisti o, comunque, persone acculturate - non hanno mai replicato per spiegare intanto che i dati ufficiali non sono falsi, ed inoltre che delle sensazioni soggettive, anche se avvertite in buona fede, non c'è da fidarsi. E' stato oggettivamente dimostrato, ad esempio, che, a parità di variazione, la sensibilità per un prezzo che aumenta è maggiore di quella per un prezzo che diminuisce, sicché, ipotizzando una inflazione nulla che derivi da rincari e da diminuzioni che si compensino tra loro, l'impressione diffusa sarà quella di un aumento dei prezzi. La psicologia, per altro, non ha difficoltà a spiegare questo fenomeno nel quadro generale della maggiore percettività e della più durevole memoria suscitate da eventi negativi, problematici o sfavorevoli rispetto a quelli di segno opposto ai quali, assai spesso, neppure si fa caso. La base di ogni considerazione rimane comunque l'attendibilità dei dati ufficiali. Per fugare il sospetto che «il principe» possa manipolarli secondo la propria convenienza do- vrebbe essere sufficiente aver presente che l'indice dei prezzi, come tutti gli indicatori più significativi di un Paese, è calcolato con criteri convenuti in sede internazionale - Ocse e Unione Europea - se non altro per consentire le necessarie comparazioni tra diversi Paesi. Certamente non avrebbe senso che un limite all'inflazione sia stato previsto, ad esempio, tra le condizioni per partecipare alla moneta unica europea se poi fosse lasciata a ciascun Paese la possibilità di calcolarselo come più gli conviene. Questi criteri adottati su scala internazionale riguardano anche la composizione del campione di beni e servizi da considerare, nonché i canali di distribuzione dei quali i consumatori si servono per acquisirli. Beni, servizi e strutture distributive che, in una collettività articolata e dinamica come quella italiana, per di più sotto stress a motivo della contrazione dei redditi reali e delle persistenti incertezze sul prossimo futuro, sono in continua evoluzione. Di conseguenza, la frequenza degli aggiornamenti che sono necessari perché l'indice sia effettivamente rappresentativo dei consumi medi degli italiani e dei prezzi effettivamente pagati è molto maggiore di un tempo, e comunque riflette il compromesso tra le caratteristiche di attualità che 1:indice deve avere, Le quali imporrebbero la revisione del campione quasi ogni mese, e l'esigenza di disporre di serie di dati omogenei abbastanza lunghe, e quindi senza aggiornamenti, per poter più facilmente confrontare l'inflazione di periodi diversi. Tutto questo non può e non potrà mai risolvere i limiti di ogni statistica, che va interpretata sempre tenendo conto dei criteri con i quali è costruita e, quindi, considerata per quanto effettivamente può esprimere. Ma accreditare, o soltanto omettere di contestare, l'impressione un po' qualunquista che esse siano manovrate significa farsi complici con la convinzione ancora diffusa che l'Italia non sia capace di vincere l'inflazione; significa indebolire la resistenza, anche psicologica, che occorre opporre ad ogni rincaro; significa creare confusione sulle reali finalità e sul modo di operare della politica dei redditi; significa svilire un importante risultato che l'Italia sta acquisendo non senza pena per tanta parte della popolazione. gpe» la Alfredo Recanatesi Giovanni Bazoli ad Atlanta, il presidente della Swatch Nicolas Hayek e quello di Cnn Ted Turner discutono mi progetto per lanciare un nuovo network europeo. A Ivrea Carlo De Benedetti si consola dei risultati inferiori al previsto del settore personal con la nuova presidenza del gruppo di lavoro per la costituzione di una Authority europea sulla comunicazioni (filiazione di un comitato coordinato da Martin Bangemann), a Parigi il ministro dell'Industria Frank Borotra promette che vigilerà attentamente su Valeo che «deve restare francese», A Vicenza il presidente di Ambroveneto Giovanni Bazoli mette a punto i dettagli per l'operazione Banco di Napoli, a Milano gli amministratori delegati di Comit, Luigi Fausti Fausto Bertinotti sarà varata. A Montecchio, dove è andato per la festa di «Cuore», Fausto Bertinotti riconferma il suo «no» a queste privatizzazioni, saldandosi idealmente con le aspirazioni del partito guidato da Gianfranco Fini, ma mettendosi in contrasto con il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni. Mentre tutti litigano, in Germania Leo Kirch e il presidente della Bertelsmann Mark Woessner firmano un accordo sul decoder e decidono di allearsi nella pay-tv Première, insieme a Rupert Murdoch e ai francesi di Canal Plus. E, e Enrico Beneduce si apprestano a concludere l'acquisto della Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli. Valeria Luigi Sacchi Fausti