Ad Atlanta il primo giorno dell'Olimpiade senza sorrisi

Città militarizzata Nell'ex parco giochi si respira aria di desolazione Città militarizzata Nell'ex parco giochi si respira aria di desolazione Un adeta d'Israele «Sembra di essere a Tel Aviv durante le stragi» Ad Atlanta il priora giorno dell'Olimpiade senza sorrisi ATLANTA DAL NOSTRO INVIATO L'immagine più spettacolare di Atlanta '96 è l'urlo di Donovan Bailey dopo la vittoria record nei 100 metri. Ma l'immagine più vera della città, oggi, è quella corsia vuota alle sue spalle, dove avrebbe dovuto correre il campione olimpico uscente, Lindford Christie, invece non c'era nessuno. Riguardandola, chiunque capisce che lì avrebbe dovuto esserci qualcosa e poi non c'è stato e che le cose avrebbero dovuto andare diversamente, fin dalla partenza. E si prova tristezza e si fatica a credere alle autorità e ai giornali americani che ti dicono, praticamente: non c'è alcun problema, la finale dei 100 metri si corre in sette. Invece no, c'è una corsia vuota, Atlanta oggi è un posto triste nella Terra e queste Olimpiadi, sì sì, danno all'Italia due medaglie d'oro al giorno, ma una festa dello sport e della civiltà è un'altra cosa. Atlanta, oggi, è una città in cui arriva un uomo di nome Hawthorne. Viene a prendere la salma di sua moglie Alice, uccisa dalla bomba nel parco, e a visitare sua figlia Fallon, 14 anni compiuti mercoledì, ricoverata in ospedale, operata per ferite alle gambe e alle braccia. Viene a dirle che sua madre è morta e a riportarle a casa: Albany, Georgia. Poi, lo spettacolo continua, come è inevitabile e come potete vedere alla televisione, ma prosegue dentro gli stadi e sui media. Nelle strade di Atlanta il grande show all'americana è una rivista da avanspettacolo, di quelle in cui il capocomico va alla cassa, fa i conti e annuncia alla compagnia: «Bambole, non c'è più una lira». L'Olimpie Centennial Park, luogo dell'attentato, è ancora chiuso e transennato. Questa era la vera meta dei turisti olimpici: centomila al giorno a farsi la doccia sotto la Fontana della Gioia, a rinfrescarsi sotto i getti d'aria della Coca Cola, a comprare souvenir e a guardare con occhi lucidi le insegne della Cnn e della Reebok, lì, a un passo. Adesso non ci può entrare nessuno. Chilometri cubi di silenzio. All'ingresso: i guardiani, che sono poliziotti e profeti di sciagure. Di questi, già ce n'erano molti, ma dopo l'esplosione sono arrivati a frotte. Urlano che la bomba è stata «un avvertimento di Dio» e che loro sono lì a fare lo stesso lavoro della polizia: tenere la gente lontana dai pericoli. Quali siano, lo spiegano con grandi cartelli gialli: ((Avviso a tutti i fornicatori, masturbatoli, omosessuali, femministe, ladri, idolatri, libidinosi, evoluzionisti, alcolizzati e specialmente agli ipocriti: IL GIORNO DEL GIUDIZIO STA ARRIVANDO». La compagnia di giro con cui ce l'hanno è vasta e composita, difficile non riconoscersi in qualche categoria. Non saranno dei terroristi, ma un po' del loro spirito dev'essere finito nella miscela della ((pipe bomb» di venerdì notte. E' quando odi chiunque, che spari nel mucchio. In attesa del giorno del giudizio, il giudizio sul giorno che se ne va è che abbiamo attraversato altre 24 ore di nevrosi, tormentati dagli ipocriti (ATTENTI A VOI!) e dai loro ritornelli sullo sport che riprende il sopravvento. Il centro di Atlanta è un'area blindata, divenuta ormai irraggiungibile se non a piedi. I con¬ trolli sono sempre più numerosi, rigorosi e ottusi. Hanno fermato e perquisito perfino Jackie Joiner Kersee, leggendaria campionessa dell'epthatlon. Sarà perché è infortunata e non può gareggiare: se non ti vedono in tv non sei nessuno. Gli allarmi rimbalzano da un luogo all'altro, se ne sorride, ma per sdrammatizzare. L'evacuazione dei luoghi è diventata una disciplina olimpica: ci potrebbero organizzare un concorso a squadre: i più veloci a uscire da un ristorante al trentaseiesimo piano di un grattacielo vincono la medaglia d'oro. Nelle ultime ore: allarme al Villaggio Olimpico, via tutti gli atleti, che per fortuna corrono in fretta. Mezz'ora per controllare la sacca fotografica abbandonata da qualcuno e tutti di nuovo dentro. E ancora: allarme, a Underground, bersaglio perfetto, tre piani sotterranei di negozi e ristoranti, una piazza all'aperto con un maxi-schermo, musica e tanta gente di colore. Evacuato per una telefonata, riaperto senza aver trovato nulla. Le persone camminano lungo percorsi segnati da cordoni uguali a quelli che delimitano le scene dei delitti. Dicono: «Dovrebbero mandare più agenti». Ma ce ne sono già trentamila, un record. Per loro il terrorismo è una cosa lontana, che abita a Tel Aviv o a Belfast. Piazze macchiate dal sangue le hanno sempre viste solo alla tv. Poi c'è stata New York, poi Oklahoma City, adesso, addirittura: casa. Se per il judoka israeliano Yael Arad: «Sono cose che capitano quando ci sono grandi folle in grandi città e quando cresci in Israele, sotto le bombe, impari a vederle diversamente», lo stesso non vale per le famiglie di Atlanta. Dicono, come il loro presidente: «Voghamo vedere morto l'assassino dell'Olimpie Park». Lo immaginano un marziano, non uno che viene dalla Georgia e ha la faccia bianca, come probabilmente è. Nell'attesa della giustizia, vanno a vedersi la partita di badmin- UN SISTEMA IN TILT ATLANTA DAL NOSTRO INVIATO Dalle indagini è emersa un notizia che gli organizzatori di Atlanta avevano nascosto con cura: nei mesi scorsi sono state rubate quattro delle macchine che stampavano i «badge», i lasciapassare con la fotografia e la banda magnetica che tutti dobbiamo esibire per avere l'accesso agli edifici esclusivi dell'Olimpiade. E' improbabile che gli attentatori del Centennial Park ne siano entrati in possesso perché altrimenti invece di piazzare la bomba in un posto dove poteva andare chiunque, l'avrebbero sistemata in un punto operativo del'Olimpiade. Tuttavia è un altro segnale dell'inefficienza dell'apparato di sicurezza che ha falle incredibili. «Il loro modo di reagire agli attentati - spiega il personale europeo che affianca gli americani nel controllo - è di aumen-

Persone citate: Donovan Bailey, Fallon, Hawthorne, Jackie Joiner Kersee, Yael Arad